Mist of misery

Quasi quindici anni di carriera alle spalle, diverse pubblicazioni tra dischi ed ep, una costante evoluzione che li ha portati alla versione attuale. Questa la storia, in estrema sintesi, degli svedesi Mist of misery. Severance, il titolo del loro ultimo lavoro in uscita il 4 novembre, rappresenta molto bene il cammino svolto dalla band.

Un disco che racchiude in sé gli elementi che da sempre caratterizzano il combo, ma che lascia spazio ad ulteriori passi avanti. Il genere non si discosta da quello della radici, black metal sinfonico con passaggi oscurissimi e pesanti. Severage è anche il primo concept degli svedesi. Ogni brano è concatenato al seguente nella costruzione di una narrazione unica.

Nello specifico, il disco mantiene l’alto livello tecnico dei nostri e la produzione pulita. I brani sono episodi scuri, mesti, lugubri, depressivi di un libro, una storia ambientata nell’Inghilterra rurale del XIX secolo. Disperazione e dolore la fanno da padrone come sensazione dominanti.

Come genere richiede nei brani, diversi che superano i 7 minuti di durata, si alternano sfuriate in pieno stile black a passaggi sinfonici, melanconici e tristissimi. L’atmosfera non lascia spazio alla luce. Quella dei Mist of misery è una eterna notte.

Le immagini che possono salire alla mente durante l’ascolto sono riconducibili a scorci fangosi di un oscuro villaggio disperso nella brughiera. Nella lande che lo circondano riecheggiano vecchie storie, leggende e dicerie malvage. Non si sa se sono vere o meno. La sola certezza è che inquietano.

Per questo il disco è consigliabile sia a chi ha già nelle viscere questo tipo di suono, tagliente, pensante, asfissiante. Sia per chi ne è completamente all’oscuro ma è curioso di sapere che cos’è il black metal sinfonico.

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