Whisperz

Da sempre band attiva nel panorama musicale romano, gli Whisperz rappresentano l’abnegazione e la fedeltà ad un preciso ideale. Suonare la propria musica senza scendere a compromessi, consapevoli della scelta. Con un secondo album all’attivo che arriva dopo 9 anni dal precedente, in questa intervista il singer Flavio Falsone racconta cosa è accaduto in questo tempo. Cosa è cambiato, come si sono evoluti, il suo punto di vista sullo stato di salute della scena oggi.
Tutta da leggere.

Per voi forse superflua, ma una presentazione per chi non vi conosce
Ciao a tutti siamo gli Whisperz, band heavy metal romana. Siamo nati all’incirca nel 2004 ma solo nel 2008 abbiamo definito la formazione con il mio ingresso alla voce.

Nove anni giusti dal precedente disco. Cosa è successo in questo tempo?
Sono successe tante cose sia prima che dopo l’uscita del nostro primo disco nel 2014. Abbiamo sempre avuto una regolare attività live nel circuito underground romano. Ci siamo fatti conoscere più possibile dando il massimo ogni volta che salivamo sul palco e nel frattempo lavoravamo sul nuovo materiale.
A fine 2015 ci siamo separati dal nostro batterista Enrico per divergenze organizzative, abbiamo continuato a tenere concerti con altri due bravi batteristi che si sono succeduti nel tempo, finché non abbiamo deciso di ricongiungerci nel 2018 per tornare alla formazione classica e concentrarci più sulla composizione delle nuove canzoni.
Le registrazioni sono iniziate nel maggio del 2019 nello studio personale di Enrico, ma sono state interrotte ad inizio del 2020 a causa della Pandemia. Durante lo stop forzato, ho rifinito e sistemato le mie parti vocali e sono andato a registrarle appena è stato possibile presso il Kinorama studio di Ray Sperlonga. Concluse le registrazioni sempre Enrico si è occupato del mixaggio ed insieme abbiamo curato maniacalmente ogni minimo dettaglio fino alla sua release il mese scorso.

Il disco presenta una maturazione notevole sotto molti punti di vista. Si nota anche meno ‘fretta’ ma una maggiore consapevolezza dei mezzi. Cosa è cambiato?
La fretta per noi è deleteria, abbiamo tutti una vita personale molto intensa; fra lavori, famiglie e problemi personali vari il tempo e le risorse che possiamo dedicare alla nostra musica sono poche. Noi però cerchiamo di sfruttare al massimo ogni minima possibilità che abbiamo, lavorando a testa bassa senza pressione. Abbiamo fatto tesoro dei feedback ricevuti e abbiamo cercato di migliorare in ogni aspetto possibile.

Domanda un po’ cattiva: perché non avete deciso di smettere o dedicarvi ad altri progetti?
Non abbiamo mai contemplato l’ipotesi di smettere per vari motivi, nonostante in passato ci siamo andati quasi vicini.
Il primo motivo di andare avanti ce lo ha dato la lavorazione del nuovo album. Il nostro primo disco è stato accolto più o meno positivamente ovunque ma eravamo tutti consapevoli di volerne fare un altro ancora migliore, ci abbiamo messo un sacco di tempo e non ci andava di buttare via tutti gli sforzi e i sacrifici profusi. Volevamo fare un lavoro che potesse rappresentarci al meglio e renderci giustizia per come siamo attualmente.
Un altro motivo è l’affetto e il calore degli amici che ci seguono e gli attestati di stima di chi ci ha ascoltati nel corso del tempo. Ci hanno dato la forza per andare avanti tutti questi anni e la voglia di dargli sempre il meglio possibile da parte nostra.
Io, senza mai venir meno all’impegno coi Whisperz, sono sempre stato molto attivo nella scena underground con varie collaborazioni, ospitate e progetti paralleli.
Canto anche negli Asphaltator (band thrash metal con un ep all’attivo nel 2017 e un full lenght in lavorazione) e in passato ho collaborato anche con gruppi storici romani come i Messerschmitt (coi quali ho registrato un cd nel 2015 e due canzoni nell’ultimo disco uscito lo scorso anno) e i Tir (per diverse date live nel 2017 e nel 2022).

Come avete visto mutare la scena in questi 10 anni?
Dal punto di vista musicale, posso dire che si tiene ancora duro. Ci sono tante band valide che nascono, altre resistono da tempo.
Purtroppo però il contesto già non roseo 10 anni fa è diventato ancora più triste e demotivante per la scarsità di locali e di situazioni per proporsi dal vivo, e varie dinamiche che non aiutano. Però cerchiamo tutti di fare uno sforzo perché c’è del buono ovunque, tanta bella gente da incontrare e tanti progetti degni di supporto.

Il metal è ancora un’adeguata colonna sonora per la nostra epoca?
Penso che il metal, con tutta la varietà di generi e di caratteristiche musicali e attitudinali che lo contraddistingue, sia una musica universale adatta ad ogni tempo e situazione.

Quali sono le differenze più eclatanti tra quando avete iniziato ed il momento attuale?
A volte provo una strana sensazione nel riguardare vecchie locandine e post di concerti fatti anni fa e rendermi conto che la nostra band spesso è l’unica della serata ancora in attività, e ancora con la stessa lineup.
In tutto questo tempo tantissime band sono nate, alcune hanno spiccato il volo, molte hanno smesso e diverse vanno avanti ancora a testa alta. Noi siamo fieri di far parte di questa ultima categoria, siamo stati determinati nel non mollare mai, nel credere in noi e in quello che facciamo e siamo ancora qui con un nuovo album fresco di pubblicazione di cui siamo estremamente orgogliosi.

Se aveste iniziato ora, avreste scelto lo stesso genere?
Assolutamente si, è nel nostro DNA.

Vol II è un disco piuttosto complesso, come avete fatto?
Piano piano, lo abbiamo sviluppato progressivamente in tutti questi nove anni con molta meticolosità. Abbiamo cambiato e migliorato spesso e volentieri molte parti, finché tutti le hanno approvate e fatte proprie.

Qual è stata la difficoltà maggiore del gestire questo tipo di materiale?
Abbiamo iniziato a registrare la batteria a maggio 2019 dopo aver notato che i pezzi per noi funzionavano alla grande. Da qui fino ad oggi è stato compito di Enrico mantenere il tutto organizzato nel suo studio per ben quattro anni.
Abbiamo sviscerato in tutto e per tutto i migliori take di ogni singolo strumento.
Purtroppo la Pandemia, e i nostri impegni famigliari e professionali ci hanno rallentato tantissimo ma nonostante tutto siamo ancora quì a raccontarlo…
Metaforicamente il secchio di sangue sulla copertina rappresenta proprio tutto il sangue che abbiamo versato per arrivare alla conclusione di questo lavoro.

La parte più difficile del momento creativo?
Forse rendere la voce più fluida e più scorrevole possibile su alcune parti ritmiche con tempi dispari serratissimi, tirando fuori le melodie più azzeccate ed orecchiabili possibili.

Il vostro concetto di underground?
Condividere una passione e una fede con chi ti sta intorno, siano essi musicisti o ascoltatori, consapevoli che i soldi e la fama sono altrove, ma fregandosene e continuando a metterci anima e cuore per suonare la musica che si ama dando sempre il massimo per chi c’è ad ascoltarla indifferentemente dalla quantità.

La sua ‘malattia’ peggiore? La cura?
Come detto prima, a livello di band non possiamo di certo lamentarci, ce ne è per tutti i gusti e tantissime sono di ottimo livello ma la realtà è triste a livello strutturale ed organizzativo ed il Covid e la crisi economica han dato il colpo di grazia e ciò che rimaneva. I locali sono sempre meno e spesso vengono organizzate più serate nella stessa sera e la gente interessata si sparpaglia sempre di più, oppure vanno altrove o restano a casa.
In più, come se non bastasse, non c’è una vera Scena unita ma un insieme di cerchie di persone che non si filano l’un l’altra. Io mi sono sempre considerato un cane sciolto e supporto indistintamente chi mi fa piacere.
Fra tante band c’è bel un rapporto di amicizia e spesso supporto reciproco che a volte supera pure le differenze musicali e personali per abbracciare uno spirito di fratellanza e un vero senso di appartenenza.
L’unica cura possibile è tenere occhi ed orecchie bene aperti per scoprire qualche nome che non conoscevate, e magari scoprire qualche realtà che sia di vostro gradimento e degna di essere valorizzata.

Una band underground che consigliereste?
Io dedico all’Underground buona parte della mia vita, sia da musicista che da semplice spettatore. Quasi tutti i fine settimana sono in giro per supportare coi fatti chi apprezzo e stimo e per questo non mi sento di nominarne una in particolare per non sminuirne tante altre altrettanto meritevoli.

Una mainstream che ancora vi stupisce?
D’istinto mi vengono in mente i Saxon, il loro ultimo disco Carpe Diem è davvero formidabile ed è incredibile come ancora dopo tutti questi anni tirino fuori dischi così compatti ed energici.

Ieri l’idea, oggi il disco, e domani…
Concerti, più concerti possibili per promuovere al meglio questo nuovo lavoro così lungamente atteso e che merita di essere valorizzato al massimo in sede live. Vogliamo recuperare il tempo perduto e dare l’anima suonando le nuove canzoni per tutti i nostri sostenitori che ci hanno aspettato tutto questo tempo e che sono ancora qua con noi!
Nel frattempo il nostro chitarrista solista e compositore Max ha già cominciato a buttar giù nuove idee musicali, quindi chissà…

Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta?
Più o meno tutte quelle a cui ho risposto finora. 😀

Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?
Vorrei farmi una chiacchierata con Warrel Dane dei Nevermore, intanto per ringraziarlo di essere il cantore dei miei momenti più oscuri, e poi gli chiederei come faceva a tirar fuori quelle melodie così sublimi e quei testi così profondi in mezzo a quei riff così serrati e complicati

Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge
Un ringraziamento a Tempi Dispari per lo spazio che ci ha dato e per la bella recensione che ha colto in pieno l’essenza del nostro nuovo disco.
Salutiamo e ringraziamo chi ci segue e invitiamo tutti ad ascoltare il nostro VOL.II, che dopo una lunghissima attesa ora è tutto per voi!
Speriamo di incontrarvi ai prossimi concerti per ringraziarvi di persona.
Ci vediamo in giro!

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