IMO

Il limite maggiore di molti divulgatori musicali o semplici appassionati di una certa età, è quello di ricercare in continuazione quello che non funziona. Non ascoltano, ricercano le pecche, le scopiazzature, i limiti, per poi poter dire che la musica di oggi fa schifo. Purtroppo è un atteggiamento davvero molto diffuso. Viene da sé che, se voglio trovare i motivi per dire che l’opera di un artista non dice nulle, ne trovo a bizzeffe. Diverso è ascoltare, contestualizzare, cercare di essere oggettivi.

Per fare ciò si dovrebbe liberare la mente, uscire dai luoghi comuni, prendersi la briga di rendersi conto dell’anno in cui si vive e, quindi, di come è cambiata la cultura. Ovvio, non stiamo parlando di artisti che sono esplicite fotocopie. Parliamo di artisti che producono qualcosa che viene subito etichettato, a prescindere quasi, come non valido, noioso, già sentita.

È questo un timbro che, onestamente, al primo disco non si può affibbiare. Ci sono band che sono poi passate al mainstream che inizialmente sono state stroncate. O, quantomeno, hanno fatto discutere sulla validità o meno della loro proposta. Facciamo qualche esempio. I Greta Van Fleet. Hanno usato la derivatività a proprio vantaggio. Sono stati capaci di sfruttare il preconcetto in maniera ottimale. Chi non ha pensato, soprattutto sul primo disco, che fossero una copia dei Led Zeppelin? E lo erano.

Eppure, disco dopo disco si sono staccati da quell’idea per seguire una strada più originale. Ma ormai il loro nome era sulla bocca di tutti. Gli stessi Zeppelin sono stati stroncati all’inizio della loro carriera. Troppo banali. Per non dimenticare gli Editors. I loro primi lavori erano una copia assoluta della darkwave anni 80. O i Black Crows. Il primo disco era inascoltabile da quanto era un accozzaglia di riff triti e ritriti. Persino l’opera prima dei Beatles non era tutta questa grande rivoluzione musicale.

Eppure, sono andati avanti. Sono diventati quello che oggi tutti conosciamo. Oggi possiamo dire che i critici che hanno stroncato queste band, non hanno avuto lungimiranza? Oppure possiamo affermare semplicemente che non hanno avuto pazienza? Non hanno dato a questi artisti l’attenuante dell’opera prima. Se vogliamo dire che un gruppo è inutile, attendiamo almeno il loro terzo lavoro. A quel punto si che potremo affermare se porta qualcosa o meno al genere proposto.

Ma aspettarsi che fin dal primo lavoro gli artisti debbano per forza proporre qualcosa che esca dagli schemi, che sia totalmente originale, che porti avanti il filone prescelto, mi sembra troppo pretenzioso. Tutto abbiamo costruito la nostra cultura musicale in anni e anni di ascolti. Perché non dobbiamo dare la medesima possibilità ai giovani? Diversamente possiamo fare anche il discorso inverso. Basta con band che hanno 25, 30, 40 anni di carriera! Che la smettano di ripetere ad libitum lo stesso schema.

Ci siamo stancati di chiunque, mainstream e non, abbia più di 45 anni. Che si decidano a smettere. Eppure è un discorso che tante volte non si fa. ‘Possono avere ancora qualcosa da dire’. Davvero? E perché loro possono avere ancora qualcosa da dire e un giovane no? Come aggravante di tale atteggiamento c’è anche il fatto che, se la band storica, dovesse cambiare qualcosa del proprio modo di suonare, la tacciamo di tradimento. Come uscire da questo empasse?

Semplicemente ascoltando la musica. Smettendola di cercare quello che non va e concentrandosi su quello che il gruppo riesce a trasmettere. Smettiamola di vedere solo il lato oscuro. Smettiamo di vedere gli schemi che conosciamo, perché, alla fine, li troveremo. Se vogliamo che questa regola sia valida, allora va applicata a tutti. Nessuno si salverebbe, tranne i cantanti blues e gospel degli albori.

Prima di loro non esisteva nulla di quello che hanno fatto. Piantiamola di voler per forza giudicare con parametri anacronistici quello che accade oggi. Che il nostro individuare cliche sia di aiuto alle nuove generazioni per spronarle a conoscere e non a mortificarle. Nessuno è nella posizione di poter prevedere il futuro. Non sappiamo l’artista tal dei tali cosa farà sul prossimo disco. Quindi, diamo il beneficio dell’opera prima, invece di affossare senza appello. Nessuno lo merita, o quasi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *