claudio orfei

La colonna sonora di un musical. Non c’è alcun altro termine o paragone che possa descrivere My Wonderland di Claudio Orfei. Un musical in tutto e per tutto. Eterogeneità musicale, culturale e linguistica. Coerenza narrativa, è un concept, utilizzo degli strumenti e della grande voce del nostro. Un disco corale che vede la partecipazione di numerose artiste a celebrazione, a detta dello stesso Orfei, della figura femminile. Maria Pia De Vito, Susanna Stivali, Elisabetta Antonini, Raffaela Siniscalchi, Raffaella Misiti, Barbara Eramo e Giulia Annecchino.

Sono loro le artiste che hanno impreziosito ulteriormente un lavoro di per sé già impressionante. I testi narrano di vita, di un viaggio fatto, in modo fantasioso ma, a ben vedere, mica troppo, nella realtà di tutti i giorni. Con tutte le sue contraddizioni. Un disco emozionante nel senso letterale e stretto del termine. Andando con ordine. Il lavoro di Claudio Orfei, pubblicato il 23 gennaio, si presenta come la storia di un viaggio sospeso tra realtà e fantasia. Per compiere questo tragitto il nostro utilizza tutti i mezzi musicali che ha a disposizione.

Tutte quelle atmosfere, suggestioni, che solo la musica sa donare. Si passa quindi attraverso i più diversi generi. Dal jazz alla canzone napoletana di tradizione, attraversando sfumature prog anni ’70 per arrivare agli stornelli romaneschi, la world music, melodie mediorentali. Il jazz è la base comune, il resto si dipana come gli argomenti di un discorso intimo tra sé e il chiaro di luna in una sera malinconica. Il tutto con un una fluidità, una naturalezza che hanno dell’incredibile. Passaggi che, appunto, solo un musical potrebbe riuscire a dare. O un concept scritto in maniera superba.

Ma le commistioni non si fermano ai generi musicali. Sono molteplici anche le lingue utilizzate per poter meglio rendere significato dei testi e musicalità dei brani. Italiano, inglese, arabo, francese, portoghese, spagnolo, romanesco e napoletano. Ogni idioma inserito nel contesto più confacente e naturale possibile. Il risultato è un insieme di colori, forme fantastiche, illusioni, sogni ad occhi aperti, prese di coscienza, che non potranno non stupire. Un disco, quello di Orfei, per niente facile. Strutturato, arrangiato, compositivamente complicato.

Non sarebbe sufficiente neppure una settimana di ascolto esclusivo per riuscire ad esplorare tutti i mondi dipinti. Bossa nova, jazz classico, fusion, ballate, omaggi alla tradizione popolare, armonie non usuali, cambi di lingua nel bel mezzo delle canzoni a sottolineare la presenza di più personaggi. Tutti aspetti che non si possono esaurire ad un ascolto superficiale.

Una nota particolare alla voce del nostro. Espressiva, modulare, eclettica, calda, ora sognante, ora arrabbiata, ora pensierosa, ora triste. Senza dimenticare la notevole escursione tonale. Molto particolare anche l’utilizzo percussivo, sempre della voce, come in una parte della tradizione napoletana più moderna, oltre che del jazz. Ottimi i duetti, sempre sopra le righe, mai scontati, spesso sorprendenti.

Un track by track risulterebbe inopportuno e fuorviante. Il disco va ascoltato per intero. Non si possono descrivere i brani separatamente. Avulsi da contesto. Eccezion fatta per l’introduttiva My Wonderland.

Tirando le somme.

Un gran bel disco. Davvero emozionante, suggestivo, interessante. Per poterlo ben approcciare si deve essere consapevoli di dovergli dedicare del tempo. Molto tempo. Sia per la musica, sia per gli argomenti trattati. Tutela delle diversità, delle minoranze, ricchezza dovuta alla multiculturalità. Sono solo alcune delle tematiche considerate. Quello che Claudio Orfei propone è un vero e proprio tour dell’animo umano effettuato attraverso la musica. E per fare il giro del mondo non possono servire meno di 80 giorni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *