underground, le soluzioni
Problematiche e difficoltà del mondo underground sono ben note. Ora è il momento di trovare delle soluzioni reali. Azioni concrete che vadano al di là delle parole. Mr. Jack in questa intervista ne propone diverse. Piccoli passi per arrivare ad un grande risultato

1. Quelli che sono limiti e ‘problemi’ del rock/metal in Italia, soprattutto per quello prodotto nel Belpaese, li conosciamo già. Difficoltà di divulgazione, limitati spazi mediatici, problemi nell’organizzare eventi e via discorrendo. Sono anni che se ne parla, se ne dibatte, se ne discute. Sono anni che, però, si parla e basta. È diventato quasi un mantra autolesionista. La domanda è, assodato quanto sopra, quali potrebbero esse le possibili soluzioni effettivamente attuabili? Non parliamo del: sarebbe bello se. Parliamo del: possiamo fare così.

Personalmente credo che una motivazione principale per cui il genere rock Metal in Italia non si sviluppa come dovrebbe è innanzitutto dovuto alla mancanza di pubblico. Sembra una assurdità e magari sono fuori dal coro, ma finché si vanno a vedere band straniere anche di livello medio non solo con super nomi, si riempiono le location, vedi i bei festival estivi che sono organizzati bene ed hanno affluenze altissime, ma quando si tratta di andare a vedere festival di band italiane… niente, non c’è la stessa risposta. Quindi già qui si potrebbe domandarci come mai. È per la bassa qualità? Non credo .. è perché al pubblico interessa poco la band italiana, magari non li colpiscono al cuore, non lo fanno sognare e tornare bambino, non vedono i loro idoli.

Insomma i motivi possono essere molti.

Cosa si può fare? Difficile dirlo perché chi lavora bene in Italia c’è. Non è giusto dare la colpa solo agli addetti ai lavori. C’è anche un cambio generazionale. C’è che nuove leve Metal, quindi i giovani che ascoltano e vanno a vedere concerti e comprano album sono nettamente meno di quelli della nostra generazione. Io parlo degli anni 90. Anni in cui ero un ventenne, già suonavo nei locali ed erano sempre pieni indipendentemente da chi suonasse. C’era vita nei club non solo ai grandi eventi. Un altro problema è che oggi sul palco possono salire tutti (non fraintendermi è una bella cosa), ma ci vogliono dei distinguo. Non fare di tutta un’erba un fascio mettendo band storiche accanto a ragazzi senza alcuna esperienza solo con lo scopo di portare gli amici a riempire il club. Questa è un’idea errata. Si creano serate con 5/6 band in un club senza le capacità tecniche per sostenerle.

Inoltre la mia opinione è che 50 anni fa c’erano i musicisti ed il pubblico che andava ai concerti. Oggi ci sono musicisti e musicisti che vanno a vedere i concerti. Sono tutti musicisti e questo crea due problemi. Il primo è che ai concerti non va nessuno perché sono tutti a suonare, dal bar sotto casa al ristorante dello zio. Secondo, che il pubblico peggiore è quello formato da musicisti. Vanno ai concerti con l’occhio critico che aspetta l’errore piuttosto che godersi senza pippe mentali una bella performance. La dico in modo crudo ma è un’analisi seria su come è cambiato il mondo della musica.

2. La sensazione è che si rimanga in attesa che le cose cambino. Che arrivi qualcuno o accada qualcosa per cui la situazione possa mutare. Nel frattempo si vivacchia. Salvo poi, per moltissimi, lamentarsi. Non sarebbe forse meglio cercare di muoversi autonomamente e creare vie di uscita invece di aspettare che qualcun altro lo faccia per noi?

Collegandomi a prima, aspettare che cambino le cose potrebbe invece essere una soluzione, nel senso, se la ruota gira ed il rock Metal tornasse ad essere uno dei generi di “moda” come fu per il grunge e la musica alternative, new Metal negli anni 90/2000 sicuramente aiuterebbe, perché i metallari della nostra generazione ci sono (over 40) ma non possono da soli muovere tutta la macchina. Sono le nuove generazioni che devono amare il genere è devono supportarlo. Noi come Strana Officina non ci lamentiamo ad esempio prendiamo atto della situazione ci adeguiamo e cerchiamo di rimanere noi stessi senza adeguarci ad un mercato al ribasso (lo abbiamo fatto per la ripresa post-covid) ma superata quella ci accontenteremo di suonare poco ma facendo cose di livello adeguato.

Una cosa ad esempio che non mi piace è vedere festival con grandi nomi stranieri con band italiane nelle retro vie. Nomi storici che suonano nel primo pomeriggio come prima o seconda band quando potrebbero, perché in Italia e per merito, stare davanti ai nomi stranieri. Questo denota proprio un modus operandi. Non mi piace per niente. Si avvilisce e sminuisce il Made in italy a favore di band straniere. In questa maniera si dà l’idea agli occhi del pubblico italiano che il giusto posto delle band italiane sia sempre un passo indietro a quelle estere.

3. Un difficoltà emersa ascoltando diversi youtuber tra i 20 e i 30 anni che parlano di rock/metal, è il riuscire, per la loro generazione, ad inserirsi nel giro. Molti evidenziano come, a causa della giovane età, vengono spesso dileggiati, non presi sul serio. Quasi che per essere ‘considerati’ debbano superare un esame di ammissione. Il che non favorisce certo un dialogo. È un problema che avete riscontrato?

Io personalmente non posso dirlo perché non vivo in persona diretta l’inserimento di un giovane nel sistema. Però li vedo ed in parte mi fanno anche un po’ tenerezza. Perché essere una band emergente oggi è una cosa al limite dell’ impossibile. Fa fatica una band storica come la Strana Officina che potrebbe/dovrebbe vivere di rendita. Invece vede il pubblico ai live assottigliarsi sempre di più fino a scegliere di fare meno concerti per raccogliere più pubblico in un unico tour. La situazione dei giovani però è anche causa del nuovo che avanza. Sono tutti targhettizzati. Poche idee tutte uguali. In pochi si distinguono dagli altri. Spesso immersi nella tecnologia, album preconfezionati fatti in casa. Tutta la nuova tecnologia premia poco il talento e l’estero e quindi c’è un’enorme offerta che fa fatica ad immettersi nel mercato. Guarda le band storiche. Sebbene facciano Metal sono tutte l’una diversa dalle altre. Si percepisce l’idea, il linguaggio, la singolarità. I Testament non sono gli Slayer, i Saxon non sono gli Iron Maiden. I Meshugga non sono gli Slipknot. Questo fa la differenza e quindi in parte ritorno al discorso fatto sopra. Non ha senso buttare sul palco 4/5 band che una volta finito lo show non ti lasciano niente. Band alle quali invece farebbe bene studiare il passato e capire come essere unici.

4. Avete contatti con i vostri fans più giovani?

Il bello della Strana Officina è vedere sotto il palco 4 generazioni ma come detto i giovani sono una netta minoranza. Ad esempio in zona Modena c’è una bella realtà di giovani metallari e sarebbe bello fosse così ovunque.

5. Le mentalità dei ‘vecchi’ della scena e delle nuove leve, sono davvero inconciliabili o è volontà degli storici non voler ammettere che il tempo passa e che bisogna andare avanti, ‘crescere’ ascoltando anche altro?

Io mi sono trovato proprio in questa situazione quando è morto il mio babbo batterista originale della Strana Officina. Sono entrato nella band a 16 anni assieme a Bud ed Enzo già 40enni. La differenza di generazione si sente ed è normale. Siamo figli di tempi diversi e come è giusto i giovani seguono quello che il momento gli dà. Ricordo che lasciai per un periodo la Strana Officina perché inconciliabile scrivere nuova musica rispettando la storia della band quando io ero assetato di nuovi linguaggi. Sepultura, Pantera, Pearl Jam, Red hot, Rage against machine. Non rinnegai il passato ma volevo esprimermi per quello che ero. E così è oggi. Però quello che a me ha dato una spinta in più era essere nato con il Metal nel sangue. Era legato a Black Sabbath, Led Zeppelin, Ac/Dc e tutta la storia, compreso il blues, il funk e tutta la musica in genere.

Ci vuole cultura musicale. Credo che essere un musicista passi dal conoscere la musica ed apprezzarla a 360 gradi.

6. Altro limite evidenziato dai giovani è che quando si recano ai concerti vengono criticati o sminuiti perché non conoscono tutte le canzoni delle band che si stanno esibendo. Dal loro punto di vista questo non è un limite dato che si stanno ‘formando’. È un limite che notate?

Questo credo sia una cosa ridicola. Sinceramente non l’ho mai notato.

L’importante è che partecipino ai concerti imparino, osservino e poi che la curiosità li porti a imparare nuove cose,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *