underground, le soluzioni
Problematiche e difficoltà del mondo underground sono ben note. Ora è il momento di trovare delle soluzioni reali. Azioni concrete che vadano al di là delle parole. Funk Norris in questa intervista ne propone diverse. Piccoli passi per arrivare ad un grande risultato

1. Quelli che sono limiti e ‘problemi’ del rock/metal in Italia, soprattutto per quello prodotto nel Belpaese, li conosciamo già. Difficoltà di divulgazione, limitati spazi mediatici, problemi nell’organizzare eventi e via discorrendo. Sono anni che se ne parla, se ne dibatte, se ne discute. Sono anni che, però, si parla e basta. È diventato quasi un mantra autolesionista. La domanda è, assodato quanto sopra, quali potrebbero esse le possibili soluzioni effettivamente attuabili? Non parliamo del: sarebbe bello se. Parliamo del: possiamo fare così.

La domanda da un milione di dollari. I fattori sono molteplici e si, è vero che se ne è parlato, ma mai abbastanza seriamente. Personalmente sono anni che sento le solite cose che non portano a nulla, da affibbiare la colpa alle major, alle persone che non sarebbero interessate, alla poca esposizione mediatica e via discorrendo.

Sul “sarebbe bello se” sono totalmente d’accordo, parole che porta via il vento. Sul “possiamo fare così”, chi mi conosce sa quanto sono diretto sull’argomento.

E’ di vitale importanza che intervenga qualcuno a scremare i prodotti. Troppi rispetto alla domanda, chiunque è autorizzato dalle nuove tecnologie ad uscire ufficialmente sul mercato senza ufficio stampa, senza etichetta, senza un curatore di immagine (molto spesso serve ve lo assicuro), senza un produttore, tutto in versione fai-da-te.

Il mercato è troppo piccolo per avere troppe band e quelle valide, quando esistono, vengono risucchiate nello stesso vortice dove solo un colpo di fortuna li fa uscire fuori per un periodo di tempo limitato prima di venire di nuovo inglobate nel buco nero delle molteplici proposte.

2. La sensazione è che si rimanga in attesa che le cose cambino. Che arrivi qualcuno o accada qualcosa per cui la situazione possa mutare. Nel frattempo si vivacchia. Salvo poi, per moltissimi, lamentarsi. Non sarebbe forse meglio cercare di muoversi autonomamente e creare vie di uscita invece di aspettare che qualcun altro lo faccia per noi?

E’ purtroppo quello che ho appena detto. Non possono essere le band a decidere chi vale o no, ognuno di noi (musicisti) è convinto di essere la prossima rockstar. Non esiste nella storia una band che sia uscita dal nulla come se niente fosse, c’è sempre stato un grandissimo lavoro dietro, in linea con i tempi chiaramente e ci sono sempre state le demo, considerate o scartate da chi quel mestiere lo sapeva fare.

Forse l’unico modo per dare una seria sterzata alla situazione, e qui so già di finire nella lista nera di molte band, è ‘svecchiare’ il panorama, invogliare i giovani a formare una band. Che sia hard rock, heavy, nu-metal, metalcore, punk, questo ha poca importanza. I giovani parlano la lingua dei giovani, i giovani sanno cosa cercano i loro coetanei, sanno interagire, conoscono le esigenze che condividono, creano cerchie quasi in maniera automatica.

Tutte le band che nella storia, italiana o mondiale non fa differenza, sono diventate famose avevano più o meno la stessa età di chi li ascoltava in massa.

3. Un difficoltà emersa ascoltando diversi youtuber tra i 20 e i 30 anni che parlano di rock/metal, è il riuscire, per la loro generazione, ad inserirsi nel giro. Molti evidenziano come, a causa della giovane età, vengono spesso dileggiati, non presi sul serio. Quasi che per essere ‘considerati’ debbano superare un esame di ammissione. Il che non favorisce certo un dialogo. È un problema che avete riscontrato?

Lupus in fabula. Noi della vecchia guardia abbiamo spesso un atteggiamento di superiorità che è inconciliabile con il rock e l’heavy in generale. Ogni ondata ha sempre avuto successo grazie al dialogo. Il thrash è nato perché quella era l’esigenza degli anni ‘80, il nu-metal è esploso perché gli ultimi X e i primi Xennials avevano bisogno di qualcuno che parlasse la loro lingua, di loro e dei loro problemi, che condividesse il modo di vestire addirittura.

Il metalcore o addirittura trap metal degli ultimissimi mesi sta facendo la stessa cosa, ha sterzato brutalmente verso il pop perché è questo quello che la nuova generazione cerca. Il successo di Kim Dracula è un esempio perfetto.

Tutto questo discorso per sottolineare che non serve nessuno in cattedra e che ascoltare metal da 15, 20 o 30 anni in più rispetto ad un ragazzo di oggi non da nessuno scettro del potere.

Quando un ragazzo di 15 anni vi dice che, a “causa” del suo patrimonio anagrafico, il suo album preferito dei Metallica è “Death Magnetic” ad esempio, perché magari lo ha ascoltato insieme al padre quando era ancora un bambino, non può partire immediatamente la cantilena del “Lars non sa suonare”, “Sono venduti”, “Ma ascoltati Ride The Lightning, che ne vuoi sapere”. Ho reso l’idea?

4. Le mentalità dei ‘vecchi’ della scena e delle nuove leve, sono davvero inconciliabili o è volontà degli storici non voler ammettere che il tempo passa e che bisogna andare avanti, ‘crescere’ ascoltando anche altro?

Come ho appena detto, la musica va di pari passo con la generazione corrente. Chiaro che poi un vero appassionato andrà a scavare nel passato ma il punto di partenza è ora, non i Black Sabbath. A loro ci arriveranno dopo e li tratteranno col dovuto rispetto e ammirazione.

Io sono cresciuto con i Limp Bizkit, per citare una band storica e fondamentale del panorama mondiale per tutto quello che hanno rappresentato. Ma se li faccio ascoltare a un ragazzo di oggi che ascolta metal probabilmente mi dirà “Si, carini, ma niente in confronto ai Falling In Reverse”.

Sto ovviamente esasperando la cosa ma serve a far capire che Ronnie Radke parla una lingua moderna, adatta ai tempi, non esordisce con una nuova band tentando di assomigliare anacronisticamente agli Slayer di “Show No Mercy” pretendendo di finire nella top #10 di Billboard.

Qualcuno obbietterà che anche Radke ha 40 anni ormai. Ma ha iniziato a 20 a fare questo lavoro all’interno dell’industria e sistematicamente sta al passo con i tempi, ascoltatevi “Watch the world burn” e capirete cosa intendo.

5. Altro limite evidenziato dai giovani è che quando si recano ai concerti vengono criticati o sminuiti perché non conoscono tutte le canzoni delle band che si stanno esibendo. Dal loro punto di vista questo non è un limite dato che si stanno ‘formando’. È un limite che notate?

Torniamo all’esempio di “Death Magnetic” di cui sopra. Io a 16 anni di certo non potevo conoscere tutto quello che esisteva ne tutto quello che era esistito. Piano piano sono arrivato un po’ ovunque tornando molto spesso indietro nel tempo. Io ho conosciuto i Metallica con il Black Album, non perché non mi interessasse prima la band, semplicemente perché giocavo ancora con i pupazzetti di He-Man quando uscivano gli album precedenti.

Allora date tempo a questi ragazzi. Sono pochissimi rispetto alla popolazione nazionale, se gli mettiamo paura da subito è finita prima di iniziare.

Il futuro sono i giovani, lo sono sempre stati e sempre lo saranno. Utilizziamo il nostro sapere per indirizzarli e consigliarli al limite ma non tarpiamogli le ali o nessuno avrà mai voglia di formare una band, figuriamoci percorrere un sentiero moderno e in linea con le richieste dei tempi.

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