Consapevoli delle difficoltà in cui versa l’arte in Italia, i  “Sailing to Nowhere” percorrono il loro cammino musicale a bordo della loro nave power metal

Intervista di Francesca Di Ventura

Una realtà che si è fatta strada in brevissimo tempo, fino a divenire un nome ben noto nell’underground romano, pronto a varcare le porte della Capitale verso mete Nazionali e non.

Tra palchi condivisi con band locali note fino ad aperture a gruppi di fama mondiale, come Eldritch e Trick or Treat, e gli annunciati Dgm ed Astra, i Sailing to Nowhere sono riusciti in un anno a tagliare traguardi che di norma richiedono molto più tempo, come firmare con una etichetta prestigiosa. Nati nel settembre 2013, a dicembre dell’anno dopo  i Sailing to Nowhere annunciano la firma con la Bakerteam (affiliata underground della Scarlet) per la distribuzione del loro album debutto, “To the unknown”, previsto a  Maggio 2015, per la realizzazione del quale la band si è avvalsa del supporto dei fans che via MusicRaiser hanno siglato il raggiungimento del traguardo fissato. Con immensa soddisfazione della band intera ma specificamente dei suoi due fondatori, il chitarrista Andrea Lanzillo e il batterista Giovanni Noè, e della new entry come voce maschile Marco Palazzi (Kaledon).

Navigate verso l’ignoto o avete una destinazione precisa.

GN: Il business musicale oggi è talmente complesso e dal futuro incerto che si naviga in acque tempestose e senza una meta certa. Ma a noi interessa il viaggio, la bussola punta al nord della nostra passione, ed anche se ci perderemo saremo uniti e forti dell’more per la musica. L’importante è navigare, esplorare i mondi possibili del suono, crescere nelle esperienze.

In poco tempo il vostro è diventato un nome ben noto nella scena romana.

GN: Abbiamo avuto buone opportunità di suonare con band già note nell’underground della Capitale, lavorando sodo abbiamo costruito una rete di contatti utili. Alimentando le giuste relazioni, integrandoci nello scenario, supportando le band valide, orientando i nostri sforzi in modo coerente.

Come ha modificato la strategia della band l’aver firmato con la Bakerteam.

AL: La consapevolezza di poter contare su una distribuzione così massiccia, conduce alla necessità di dare vita ad un prodotto che sia il migliore possibile. E’ uno stimolo per la band a dare il massimo, a cercare il suono e gli arrangiamenti più validi possibili.

Andrea e Giovanni, recentemente avete fondato anche una booking agency, la “Brothel of sound”, impostasi da subito come realtà concreta nella organizzazione di live di un certo livello a Roma.

AL: Da band conosciamo bene le difficoltà di suonare, a condizioni accettabili, e legando il proprio nome a quello di gruppi più famosi del tuo. Volevamo risollevare le sorti della scena metal/rock romana, fornendo l’opportunità alle band di aprire a nomi risonanti, e ai locali stessi di dotarsi di bill sempre più di qualità. La nostra booking si prefigge di bypassare il sistema precostituito: non attuiamo il “pay to play”, le nostre band suonano sempre gratuitamente e il nostro margine è una piccola percentuale di quello ricavato dalla band col proprio show.

Il talento è un dono naturale, ma quanto conta poi educarlo con lo studio.

MP: Io ho studiato una vita, oggi insegno anche ma non smetto mai di cercare il perfezionamento della mia tecnica. Ho iniziato come tastierista nella band di mio padre a 15 anni, e da allora ho sperimentato molte tecniche, compreso il canto lirico. Studiare non solo accresce le tue performance, ma ti aiuta a conoscere te stesso, a fare i conti con i tuoi limiti, e farti scoprire le tue potenzialità, alimenta la fiducia in te stesso. Il talento è una condizione necessaria nella musica ma non credo sufficiente, di fatto il detto “la potenza è nulla senza controllo” si confà pienamente alla musica.

Siete soddisfatti dell’esito del MusicRaiser.

AL: Molto! Abbiamo superato l’obiettivo, un traguardo che non speravamo e che sino all’ultimo abbiamo temuto di non raggiungere. Ma i nostri fans ci hanno stupito con generosità e disponibilità, e il minimo che possiamo fare per ripagarli è dar loro un disco al meglio delle nostre capacità. Avevamo timore che non avendo ancora rilasciato un album la gente potesse non avere materiale per decidere di puntare su di noi, ma crediamo che il video live di “You’ll not dare” sia stato uno strumento efficace per  fornire un assaggio del nostro potenziale. E fortunatamente il pubblico ha apprezzato e dato fiducia. Molte band non si avvalgono del Musicriser perché lo vedono come un elemosinare, invece secondo noi è una risorsa, una opportunità da cogliere.

La band è cresciuta anche in numero, ed oggi siete in 7.

GN: Sentivamo l’esigenza di un sound più corposo, soprattutto a livello live. Le tastiere assolvono il compito symphonic/epic, le due voci sono entrambe poderose, molto energiche, ma duali. La seconda chitarra è un arricchimento per potenza ed arrangiamenti.

Da poco avete annunciato l’ingresso di Marco Palazzi come vocalist.

AL: Ho voluto un pezzo da 90, il cavallo vincente. E’ uno sprone alla band intera a crescere e migliorare. Il feeling è stato immediato, è una persona solare, molto positiva.

Avete aperto ai “Trick or Treat”, band power metal Italiana purtroppo più famosa all’estero che nel suo Paese d’origine. Esiste una speranza per questo genere musicale in Italia.

GN: Il power metal è un genere che può essere frainteso facilmente, letto in chiave semplicistica e non valorizzato. Oggi l’Italia musicale è mossa dai gusti degli adolescenti, che spesso non hanno alcuna cultura musicale. Il giovane si identifica nel rapper di turno, nella bella cantante pop fresca di talent, e su questo si setta il mercato musicale. Il power metal non è mai stato popolare in Italia e forse mai lo sarà, ma alimenta un movimento underground degno e fatto di veri talenti.

Avete annunciato guests importanti, come Terence Holler, carismatico leader degli Eldritch, e David Folchitto, vero professionista delle pelli.

AL: Ancora prima del live condiviso a Dicembre 2014, con Terence Holler si era stabilito un ottimo rapporto di reciproca stima, così quando gli ho chiesto una featuring nel disco ha accettato subito con goia. David Folchitto è tra i batteristi più capaci del Paese, e la sua partecipazione al disco è nata per caso: era venuto a trovarci in studio (il Kick Recording Studio di Roma, n.d.r.) e quasi scherzando ho manifestato un pensiero, di quanto sarebbe stato fantastico averlo nel disco. E David ha risposto seriamente che non ci sarebbero stati problemi. Nel disco avremo anche un pezzo eseguito dal nostro vocalist storico, Gianfranco Bernabei. La sua uscita dalla band per motivi personali non ha minimamente intaccato il rispetto reciproco e l’amicizia. Sarà sempre uno di noi, anche se non sul palco.

Cosa fa amare la musica e cosa, semmai, la fa odiare.

L’energia che sprigiona, soprattutto mentre sei sul palco, è una droga buona di una potenza unica. Alla musica fanno male i limiti umani nelle sue manifestazioni come le gelosie, le competizioni. Ciò che noi combattiamo anche attraverso la “Brothel of sound”; tramite cui mostriamo alle band  la forza della condivisione, del supporto reciproco, del lavorare per un obiettivo comune.

Per info: Sailing to Nowhere

 

 

 

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