mainpain

Band di lungo corso, i Mainpain si formano nel 1996.
Il primo EP risale al 2001, seguito dal primo LP, Food for toughts, pubblicato nel 2006. Alle spalle hanno collaborazioni di rilievo tra le quali spicca quella con Blaze Bayley che li ha ingaggiati come opening act per il suo tour europeo. Hanno condiviso il palco con alcuni dei più grandi nomi della scena metal italiana, come Strana Officina, Domine, Sabotage e Crying Steel.
Nel 2014 esce The empirical shape of pain. E’ il 2017 quando la band pubblica il suo ultimo EP, intitolato Rise again. Con lo scoccare del 2021 il gruppo ha festeggiato il 25° anniversario e da allora sono al lavoro su nuove canzoni. In questa intervista raccontano cosa significa per loro suonare dal vivo, spiegano il proprio conetto di underground e molto altro. Tutta da leggere.

Una presentazione per chi non vi conosce
Band storica italiana, nata nella seconda metà degli anni ’90 che unisce sonorità Heavy, US Power e Thrash Metal.

Entriamo subito nel merito dell’intervista: per qualcuno la musica live sta morendo. Cosa ne pensate?
Da una parte è vero, se si intende la musica live underground, gli spettatori sono molto concentrati su grandi artisti, soprattutto con festival con grandi nomi e operazioni nostalgiche.

Che cosa vuol dire per voi suonare dal vivo?
Suonare dal vivo resta il vero confronto con il pubblico, il vero test delle doti artistiche della band per quanto riguarda lo spettacolo e la comunicazione, resta ancora molto importante.

Perché avete deciso di prendere parte ad un festival?
In un festival si può incontrare un pubblico nuovo e rincontrare i vecchi fan È inoltre una bella occasione per suonare insieme ad altre band appassionate, rafforza la community.

Secondo la vostra esperienza, come è cambiato il pubblico?
La sensazione è quella che ci sia poco cambio generazionale, il pubblico sta “invecchiando” e allo stesso tempo vuole di più da uno show e vuole di più in generale dal prodotto.

Vedete un cambio generazionale?
Come dicevo prima il cambio sembra molto più lento ora e pochi giovanissimi sembrano interessarsi agli eventi locali o forse proprio al genere stesso.

La difficoltà maggiore del suonare dal vivo?
I locali vogliono andare sul sicuro e puntare tutto su cover e tribute band, noto uno scarso coinvolgimento rispetto alla musica, come se sopravvivesse la parte finanziaria a discapito della semplice passione per quello che si sta proponendo.

Cosa manca ai concerti, pubblicità, supporto del pubblico o cosa?
Probabilmente manca solo un po’ di pubblico in più. In generale i concerti sono attrezzati di meno visto l’afflusso inferiore, penso sia poi tutta una reazione a catena.

Una band per cui vi piacerebbe aprire?
Ci sono tante band che ci hanno ispirato e ce ne sono alcune che ancora lo fanno.
Se dovessi proprio dire un nome, ci sarebbe davvero piaciuto dividere il palco con Dio.

Una che vorreste aprisse per voi?
Se dovessimo avere la visibilità e la possibilità, sicuramente ci piacerebbe portare con noi le band che ci hanno aiutato e sostenuto, magari appunto una band underground.

Il vostro concetto di underground?
Underground significa accessibilità, chiunque dovrebbe poter fare musica underground se ne è capace e chiunque dovrebbe facilmente poter ascoltare questa musica nei locali di quella scena. Purtroppo si porta dietro anche un’accezione negativa, come se al tempo stesso non fosse meritevole di maggior attenzione, come se fosse un fenomeno minore.

La sua ‘malattia’ peggiore? La cura?
Forse la scena Metal underground sta andando incontro ad una crisi lenta e dolorosa, non lo sappiamo per certo, sono sicuro però che le forti emozioni che trasmette siano sempre necessarie alle persone e questa necessità si manifesta ancora, magari sfogata tramite qualche altro genere, ma sicuramente resta. Non escludo che i piccoli focolai rimasti possano riaccendere la fiamma, se soffiasse il giusto vento.

Una band underground che consigliereste?
Ve ne diamo addirittura 4:
RAM
Dead Kosmonaut
Nemesis Inferi
If These Trees Could Talk

Una mainstream che ancora vi stupisce?
Ci stupisce quanta energia mettano ancora oggi gli Iron Maiden in ogni concerto, così come Judas Priest e Saxon, inossidabili.

Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta?
Che forma ha la vostra musica?

Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?
Mi piacerebbe tornare al ’79 quando la scena britannica era in fermento per intervistare le band di culto.

Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge
Scoprite le band underground, seguite quelle che vi entusiasmano e non perdete la Fede nel Metallo! Noi ci crediamo ancora e vi aspettiamo sotto i palchi per combattere ancora una volta insieme!
La musica è vita.

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