Intervista a cura di Benedetta Lattanzi
Muove i suoi primi passi di danza a otto anni e presto parte per gli Stati Uniti ed ha l’occasione di lavorare al fianco dei grandi maestri di Browadway. In Italia lo abbiamo visto a teatro in spettacoli come Grease, La febbre del sabato sera e Jesus Christ Superstar, ed in televisione in Alta Società, Vivere e Domenica In. Ultimamente a teatro ha vestito i panni di Tick in Priscilla – La regina del deserto. Di chi stiamo parlando? Di Cristian Ruiz, uno dei performer italiani più completi e talentuosi, che ha concesso a Tempi Dispari un po’ del suo tempo per una chiacchierata.

Inizi giovanissimo a studiare danza per poi avvicinarti alla recitazione. Come è nata la passione per l’una e per l’altra arte?

In verità la mia primissima passione è stata proprio per la recitazione, mi ricordo che da piccolino i miei mi portarono a vedere La bisbetica domata con Eleonora Brigliadori (lo so… sembra impossibile ma è così…) nel piccolo teatro della mia città, e rimasi folgorato da quelle luci, quei costumi, come facevano quelle persone a ricordare così tante battute a memoria? Anni dopo recitai My fair lady in quello stesso teatro ed è stato come chiudere un cerchio. Poi, vedendo in tv le evoluzioni senza tempo di Heather Parisi capiì che avrei voluto danzare…. sono sempre stato un tipo molto indeciso, e così tra le due, mi dedicai anche al canto (la mia prima lezione la presi da un baritono di Ascoli Piceno). Mescola tutto insieme, aggiungi un po’ di divertimento nel mettersi in gioco e voilà Cristian Ruiz!

Quale è stata la tua prima esibizione ufficiale, e come ti sei sentito in quel momento? Ti aspettavi che saresti arrivato dove sei ora?

Ufficiale ufficiale è stata alle elementari. Mia madre era maestra e visto che io avevo una passione per il teatro mi diede il ruolo da protagonista nella recita di natale in terza elementare. Fu un disastro. Mi vergognavo talmente tanto che decisi di non dire l’ultima battuta (me la ricordo ancora, era:Stella… stellina d’oro!) che doveva chiudere tutta la recita, dovetti uscire di nuovo in scena, in lacrime, per finire il mio lavoro, insomma, no non mi sarei mai aspettato di arrivare fin qui.

Tra i vari ruoli che hai interpretato, ce n’è uno al quale sei particolarmente affezionato?

Pino in Processo a Pinocchio è sempre un’emozione per me da interpretare, direi di essere molto legato a lui, ci assomigliamo anche un po’, tutti e due viviamo qualche volta in un mondo tutto nostro e tutti e due, qualche volta, mentiamo.

Quale è il criterio con il quale scegli i personaggi che andrai ad impersonare?

In genere se fisicamente non sono credibile per un ruolo tendo a non accettarlo, non sono uno di quegli attori che va in palestra sei mesi per interpretare un pugile o ingrassa di 20 kg per fare un camionista, però se nel personaggio scorgo qualcosa di molto distante da me mi attira incredibilmente, e allora faccio di tutto perché sia mio.

Hai preso parte alla serie web Mind, il cui episodio finale è stato presentato al Roma Fiction Fest: come è stato partecipare a questo progetto? Se ti venisse proposto di ripetere l’esperienza con una nuova serie, lo faresti?

Mi sono divertito moltissimo in Mind, mi piace l’azione, mi piace il pericolo e le scene di violenza, partecipare al Roma Fiction Fest ha dato al progetto una grande visibilità. Certo che ne farei altri, le web series hanno una grande praticità di fruizione e la realizzazione è snella, ti permette di creare all’istante, e  a me creare ovviamente piace!

Una delle ultime opere teatrali nelle quali hai recitato è Processo a Pinocchio, una commedia noir che rivisita la famosa fiaba di Collodi. Puoi raccontare qualcosa al riguardo?

Processo a Pinocchio è un progetto al quale tengo tantissimo, è come un bimbo che ha bisogno di molte coccole, e noi devo dire gliene facciamo tante. È un viaggio a tutti gli effetti, dentro l’animo umano. Detta così sembrerebbe una palla colossale invece si ride, e molto, e si riflette tra le risate. Tutti quelli che ci sono venuti a vedere mi hanno detto di essersi ritrovati in uno dei sei personaggi… sarà un caso? Andrea Palotto (regista e autore del libretto) ha creato qualcosa di divertente e inquietante allo stesso tempo, lo adoro.

Il 29 Agosto ti sei esibito a Roma insieme a Luca Giacomelli Ferrarini per lo spettacolo “Follie”. Cosa puoi dirci di più sul progetto?

Luca è un mio grande amico sin dai tempi di Happy Days il musical, ci eravamo detti più volte che ci sarebbe piaciuto collaborare in qualcosa di bello e nuovo. Vorremmo non solo cantare in Follie, ma essere davvero per una volta noi stessi in scena, raccontarci, per chi vorrà ascoltare ed essere ascoltato, il teatro è anche condivisione no? Vorremmo parlare della “follia” delle nostre vite, che poi è la follia di tutti, di quello che si fa per amore, per il lavoro, per una donna, per un amico… chissà che non vi ritroviate anche voi nei nostri racconti in musica?

Danza, canto, recitazione, Cristian Ruiz è un talento a 360 gradi in grado di eccellere in ognuna di queste arti. Ma, tra le tre, quale senti più tua?

Con la maturità sento sempre più impellente il desiderio di danzare… chissà, forse perché sento che il mio corpo non è più quello di prima e cerco di “cancellare” il tempo che passa, o forse perché penso di poter esprimermi meglio ora con il corpo più che una volta. In ogni caso la spaccata non la so fare, non l’ho mai saputa fare e non la farò mai!

Grazie per questa intervista. Hai un messaggio finale per i tuoi fan?

Direi a tutti quelli che hanno la pazienza di seguirmi quello che direi a me stesso: Sii forte, ricordati che sei unico e nessuno può toglierti la corona dalla testa… va’ avanti come un cavaliere, come un principe. Aiuta e sorridi, e soprattutto divertiti! Grazie mille a voi per questa chiacchierata.

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