interlude of clarity

Autori di quello che secondo noi è uno dei migliori dischi di metal del 2023, gli Interlude of Clarity si presentano come una delle realtà più interessanti del panorama nostrano. La loro proposta ha un sapore internazionale di ampio respiro. Le potenzialità della band sono davvero moltissime e ancora da sfruttare appieno. In questa intervista si raccontano. Narrano la genesi del loro lavoro, la loro storia, che cos’è l’underground e cosa vedono nel futuro. Una chiacchierata tutta da leggere.

Una presentazione per chi non vi conosce

Gabriella: Ciao a tutti, sono Gabriella, la frontwoman degli Interlude of Clarity

Alessandro: Ciao a tutti sono Alessandro e sono il tastierista growler degli Interlude of Clarity.

Sara: Ciao a tutti i lettori di Tempi Dispari, sono Sara chitarrista degli Interlude of Clarity

Giacomo: Ciao a tutti, un saluto a Carmine e a tutti quelli che seguono Tempi Dispari.
Io sono Giacomo, il batterista della band Nu Melodic Metal Interlude of Clarity.

Iniziamo dal vostro disco. La domanda è: come avete fatto? Come avete fatto a creare un lavoro così complicato, ma allo stesso tempo melodico e che, soprattutto, esce dagli schemi?

Sara: Abbiamo cominciato a comporre “Reflections” in pandemia. Io e Gabry vivendo insieme siamo riuscite a ritagliarci il tempo per comporre e l’isolamento ha aiutato perchè siamo riuscite a concentrare le idee e a creare ciò che era lo scheletro dei brani.

Il nostro modello erano sicuramente gli Evanescence, questo perchè entrambe siamo cresciute con le loro canzoni, ma non paro solo di “Bring me to life” o “My immortal”, infatti il mio disco preferito è sicuramente il loro omonimo “Evanescence”, del 2011, con Terry Balsamo alla chitarra.
Dal concetto melodico della canzone composta insieme a Gabry passavo alle griglie ritmiche, ma volevo qualcosa di più complesso degli “Evanescence”.

Quindi ho iniziato ad ascoltare band proposte dai ragazzi ed in particolar modo gli Architects, ma in questo campo una grossa mano ci è stata data dal nostro produttore della Sheratan Records, Francesco Morri, che anche lui chitarrista, con il quale abbiamo rivisitato i pezzi una volta conclusi e che hanno ottenuto un tiro micidiale!

Gabriella: “Reflections” è stato il primo album ed è stato voluto fortemente! E’ forse stata proprio la voglia di creare qualcosa di nostro a renderlo così melodico ma allo stesso tempo complicato! Devi sapere che noi membri della band veniamo da stili diversi, esperienze diverse e gusti musicali differenti. Partendo da un’idea vocale , un riff di chitarra o di batteria le tracce prendevano vita! Un lavoro fondamentale ed impeccabile a parer nostro lo ha fatto il nostro producer, Frank Morri!

Come avviene il vostro processo creativo?

Alessandro: Il nostro processo creativo non ha un filo logico. Essenzialmente, a qualsiasi membro del gruppo a cui vene in mente un’idea, noi poi la sviluppiamo.
Ci attacchiamo praticamente a qualsiasi idea, che può essere un giro di batteria, un riff di chitarra o a qualche parte di tastiera. Addirttura a qualche parte vocale.
Così trovata al momento, che può piacere, può interessare e da lì iniziamo a costruirci intorno tutto il brano, lo plasmiamo in modo tale da renderlo bello, ascoltabile, piacevole, innanzitutto che piaccia anche a noi.

Gabriella: In primis da una melodia vocale accompagnata dalla chitarra o dal piano, poi da lì sviluppiamo l’idea fino a farne lo scheletro che successivamente man mano che le gornate passano viene definito sempre di più.

Il vostro genere è una scelta o una casualità?

Giacomo: Secondo me è abbastanza a metà la strada tra scelta e poi casualità.
La scelta è sempre quella di partenza di un gruppo in cui si decide la base del genere che si vuole fare e quindi, come sappiamo nel Metal ci sono tantissimi sotto generi e tantissime influenze.


Quindi la scelta diventa un po’ la base su cui costruire. Per la casualità, faccio un esempio pratico nel gruppo di WhatsApp della band tante volte ci mandiamo vari gruppi, diciamo interessanti, nuovi, che ci piace ascoltare, ma con addirittura il minuto a cui andare, in cui ascoltare questa passaggio dei brani che ci interessa fare anche nel nostro genere e nelle nostre canzoni.


Io direi che è proprio una strada a metà anche se inizia dalla base, quindi dalla scelta che è appunto Nu Melodic Metal con voce femminile, poi come si sente nel disco e come ha detto Carmine, è vario, infatti non ci basiamo solo su un sotto genere preciso, ci piace molto spaziare anche nelle nuove canzoni che stiamo facendo.
Ci saranno varie influenze anche molto elettroniche, molto dubstep e cose di questo genere, piccolo spoiler.

Alessandro: Il nostro genere è sia una scelta che una casualità. E’ una scelta perchè noi principalmente arriviamo dalla scena fine anni ’90 inizio anni 2000, sempre parlando di Rock e Metal, ma anche di Pop.
Ognuno di noi arriva da esperienze diverse e forse questa è la cosa bella degli Interlude of Clarity, perchè c’è l’unione di questi generi.


La creazione dei brani avviene sia per scelta, ma anche per casualità perchè capita di inserire parti che non ci appartengono strettamente o che vengono dal nostro passato musicale, ma sono più moderne, cercando di creare qualcosa di innovativo.

Gabriella: Il nostro genere è stata una scelta! Volevamo e avevamo quasi bisogno di creare qualcosa in cui sentivamo di poter fare qualcosa di buono!

Come vi siete incontrati come musicisti?

Sara: Ho incontrato Gabry 7 anni fa, nel 2016. Cercavo uno o una cantante per il gruppo di un mio allievo, principalmente cover e lei si è proposta. Alla prima prova, ricordo, avevamo portato solo 4 canzoni, tra cui “Psycho” dei Muse, una canzone dei Fall Out Boy e le ho proposto una versione acustica di “My immortal”, è inutile dirvi che rimasi letteralmente folgorata!


Alessandro lo abbiamo conosciuto quasi per caso cercando un tasterista in sala prove e da quel momento abbiamo subito capito che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda.
Mentre Giacomo è stato l’ultimo ad essersi aggiunto, dopo una collaborazione con un altro batterista con cui avevamo cominciato il lavoro, Jack è arrivato e ha dato la sua impronta marcata nel disco.

Gabriella: Cantante e chitarrista : ci siamo conosciute tramite una community per musicisti. Entrambe cercavamo membri con i quali poter fare musica, dapprima cover poi non ci bastava più! Volevamo esprimere le nostre emozioni non più quelle di qualcun’altro.


Quasi poi per caso abbiamo conosciuto Alessandro , che suonava ed era il frontman di un’altra band . È stata intesa da subito! Si è innamorato delle tracce che avevamo creato fino a quel momento e Bam! Nuovo membro! L’ultimo ad unirsi a noi è stato Giacomo. Ecco , lui lo abbiamo cercato perché il primo batterista aveva altri tipi di progetti per se. Jack ci ha conquistati con per la dedizione con la quale ha messo del suo nelle tracce già create!

Da che tipo di esperienze arrivate, singolarmente?

Alessandro: Personalmente parlando, da progetti individuali, per esempio, colonne sonore, a livello tastieristico, ovviamente.
E comunque ho sempre bazzicato nell’ambito Metal, quindi tantissimi sottogeneri, ad esempio l’Alternative Metal, il Folk Metal, il Death Metal, o il Black Metal, fino ad arrivare alla creazione, diciamo, insieme anche agli altri miei colleghi degli Interlude of Clarity, che è un insieme di tanti sottogeneri metal, che hanno creato questo progetto e questo sound molto gratificante, devo dire, veramente molto gratificante e molto divertente.

Gabriella: Io: dal Soul e Rock fin da bambina poi nell’adolescenza mi sono avvicinata molto al Nu Metal che andava in quegli anni , come Linkin Park ed Evanescence.
Sara d’apprima dal Blues, poi all’Hard Rock e Nu Metal anche lei. Alessandro e Giacomo dal Metal

Come nascono e di cosa parlano i vostri testi?

Gabriella: I Testi nascono dopo la melodia. Diciamo che mi lascio ispirare dal mood della canzone , dal tipo di brivido che sento quando la suoniamo ed è da quell’emozione che viene fuori la storia che voglio raccontare.
In “Reflections” il tema sono i sentimenti, le difficoltà, le esperienze (vissute o meno) che ogni individuo si trova ad affrontare nel corso della sua vita . Difatti quasi in ogni testo mi rivolgo a un TE maestatis.

Quanto è importante il testo in una canzone?

Gabriella: Per me tanto a pari merito con la melodia. Trovo che il connubio suono/ parola rafforzi il messaggio che voglio trasmettere.

Che cosa volete trasmettere a chi vi ascolta?

Gabriella: Vogliamo esprimere in primis chi siamo come artisti, ma soprattutto vorrei passare il brivido e l’emozione che sento quando intono una nostra canzone anche all’ascoltatore!

Come sono i riscontri del vostro lavoro? Superano le aspettative?

Gabriella: Direi proprio di sì! Non ci aspettavamo innanzitutto un pubblico così piacevolmente coinvolto, e poi delle recensioni così positive su un genere definito anni 2000 ma moderno allo stesso tempo!

Vivete di musica? Vi piacerebbe?

Sara: Attualmente non vivo di musica, diciamo che sono riuscita anche grazie alla band a farlo diventare un secondo lavoro.
Sono fortunata per il fatto che il mio primo lavoro, macchinista di treni, mi permette di seguire la band a pieno, anche se nonostante il tempo libero non basta mai, sono sempre alla ricerca di qualcosa per fare di più, per far conoscere il nome degli Interlude of Clarity a più persone possibili.


Mi piacerebbe vivere solo di musica, infatti mi occupo personalmente delle registrazioni e dell’editing sia di “Reflections” che del prossimo disco, mi occupo della promozione dei nostri brani sulle piattaforme streaming e della loro distribuzione.

Alessandro: Purtroppo non viviamo di musica e dico purtroppo perchè ci piacerebbe molto.
Credo che quando una persona arrivi a fare della propria passione un lavoro, abbia raggiunto l’apice, come se avesse vinto alla lotteria.
Personalmente parlando mi piacerebbe veramente molto vivere di musica, sarebbe una grandissima soddisfazione.

Gabriella: Si ! Ho fatto della musica la mia professione studiando per diventare insegnante di Canto e Vocal Coach. Gli altri no purtroppo, ma ovvio che ci piacerebbe. Si può parlare di sogno nel cassetto no? Direi sogno nell’armadio!

Perché avete deciso di iniziare a suonare?

Alessandro: Personalmente ma penso di parlare anche per gli altri membri della band, ho iniziato
a suonare principalmente per una passione infinita a livello musicale, per una passione che
mi porto di entro fin da quando ero bambino.


La musica è un arte nobile che mi accompagna da quando sono nato e non è mai stata
abbandonata, neanche per un giorno tutto il mio percorso di vita fino ad oggi.

Giacomo: Ho questo ricordo di me a sette anni davanti alla televisione, davanti a MTV, stavano dando un concerto o era una replica.
Io a sette anni, ovviamente piccolino, mi rivolgo a mio padre che stava guardando con me la televisione e gli chiedo: “ ma chi è il signore che picchia quei tamburi?”


Mio padre, mi dice che è Roger Taylor, che insoma non era l’ultimo arrivato.
E quindi quello era un live dei Queen che stavano trasmettendo in TV e da li ho cominciato a suonare, ma ormai sono 23 anni che picchio di tamburi.
Ovviamente sono andanto a scuola di musica, ho suonato tantissimo e tantissimi generi.
Mi sono poi avvicinato al Rock e Metal, già da piccolissimo, ascoltando, dischi su dischi, suonando veramente tanto.


E poi se posso aggiungere una cosa, è sempre stato un po’ il mio pallino, avere appunto una band,
in cui c’era una cantante donna, quindi female fronted, con tastiere e synth, perché sono sempre stato comunque molto fan dello stile, dagli Evanescence, anche a tutto lo stile sinfonico, per esempio Nightwish e tutte le band che hanno portato il sinfonico e il melodico ad alti livelli.

La musica oggi dovrebbe essere più…?

Alessandro: Secondo me, suonata ed ascoltata. Due cose molto semplici. Dico suonata perché purtroppo, con l’avanzare degli anni, specialmente nelle nuove generazioni, è subentrata molta tecnologia che, diciamo, ha facilitato un po’ il compito al musicista.


Quindi secondo me dovrebbe essere un po’ più suonata, avere più un collegamento emotivo con lo strumento musicale, che è una cosa molto importante perché anche per all’ascoltatore trasmette tanto.
Invece dovrebbe essere anche più ascoltata perché, secondo me, tante volte ci si focalizza solo ed esclusivamente su determinati artisti o determinati generi, quando in realtà la musica è bella proprio per essere scoperta.


La musica è bella proprio per questo, è giusto ascoltarla in maniera più emotiva, nel senso cercare di capire realmente che cosa l’artista ci vuole trasmettere, questo può valere appunto per qualsiasi
artista e o genere.

Sara: Questa è una domanda che colpisce nel profondo, perchè penso che al giorno d’oggi ci siano troppi artisti o band che producono la loro musica in totale autonomia a discapito però della qualità.
Attenzione non parlo di gusto personale, mi riferisco ad ogni genere musicale, penso che prima di distribuire la propria musica ogni artista debba riflettere sulla qualità delle take che fa, del mix e del mastering che poi distribuisce.


Purtroppo questo fa si che alla concorrenza già elevata, nel solo farsi ascoltare, si moltiplichi un mare di prodotti scadenti che porta inevitabilmente un buon prodotto fatto da studio e sudore della fronte a scendere nel baratro del marasma che si è creato.
Inoltre è praticamente impossibile trovare qualcuno che veramente investe in un gruppo o un artista di valore, noi abbiamo avuto la fortuna di trovare Frank Morri della Sheratan Records che ci ha aiutato anche con la strumentazione per andare a fare i live ad esempio o che ci ha affiancato anche durante le prove per indirizzarci come meglio possibile per ottenere i risultati a cui miriamo.

Una band per cui vi piacerebbe aprire?

Sara: Domanda scontata, ahah, sicuramente agli ‘Evanescence’, ma vedrei bene la nostra band ad aprire agli ‘Spritbox’ attualmente, o ai ‘I Prevail’, questi ultimi per un motivo soprattutto di gusto personale.

Gabriella: Sicuramente gli ‘Architects’, i ‘Jinjer’, ‘Epica’ e ‘Within Temptation’, sono le band a cui mi piacerebbe molto aprire.

Una che vorreste aprisse per voi?

Sara: Qui giocherei in Italia, quindi direi i ‘Lacuna Coil’ (e per qualcuno sto bestemmiando, lo so) oppure i ‘Temperance’

Gabriella: Immaginerei molto bene un’apertura degli ‘Spiritbox’ ad un nostro show

Il vostro concetto di underground?

Giacomo: Allora per quanto riguarda la domanda sul concetto di Underground credo si possa riassumere per me in una sola parola: fame.
Avete presente la fame che si ha da ragazzi quando si studia uno strumento musicale ed in qualsiasi genere non si vede l’ora di suonare in giro anche con davanti due persone? La fame di fregartene di quanto ti sbattano le porte in faccia perchè all’inizio per tutti e anche le band più famose hanno cominciato come si comincia di solito con uno strumento in mano, quattro, cinque ragazzi, che si mettono in garage suonare e cos’è del genere.


Quindi la posso riassumere così, la fame di non fermarsi davanti a porte sbattute in faccia e la fame di comunque voler continuare nonostante tutto di voler suonare live anche davanti due persone, per me, il concerto di Underground si può riassumere così.

La sua ‘malattia’ peggiore? La cura?

Giacomo: Per me non è proprio una malattia perché parlo personalmente, avendo militato in band di tutt’altro genere partendo anche da rock e al blues, anche collezionista di band ultimamente Metal Underground, non la vedo come una malattia. Vedo che comunque c’è una risposta alla malattia, nel senso che partendo dai circoli Arci, a band che fanno allo scambio di date e a tantissime band che collaborano fra di loro nonostante i genere diversi e le idee comunque diverse si ritrovano per organizzare concerti e da indipendenti, si trovano comunque a collaborare insieme.


Insieme ai proprietari di locali indipendenti anche a i etichette discografiche indipendenti quindi
non la vedo come una malattia ma la vedo come qualcosa che si può risolvere negli anni
Tutte queste difficoltà nel dover organizzare i concerti, tutte le difficoltà che anche band grandi comunque affrontano così, quindi non pensate che band di grande spessore non debbano comunque risolvere alcune cose quindi per me la cura è continuare su questa strada anche se comunque in Italia c’è sempre più difficoltà.


Comunque come militante vedo che l’Underground c’è in Italia, c’è in Lombardia e continuerò diciamo a farne parte nonostante tutto anche se si diventerà famosi oppure no.
Uno se ci cresce in quel in quel ambiente rimane legato e vede un po’ le dinamiche che ci sono, io personalmente nonostante tutti gli anni in cui ci sono stato non smettere mai di frequentare ambienti e concerti underground nonostante tutte le difficoltà che ci sono.

Una band o un artista underground che consigliereste?

Giacomo: Per quanto riguarda i consigli delle band Underground ci sarebbero veramente
per me tantissime da consigliare, partirei anzi, visto che devo essere un po’ breve, partirò dalle band dell’ hinterland milanese con il quale ho avuto il piacere di suonare e condividere dei momenti insieme andando ai loro concerti, facendo scambio di date e cose del genere.


I primi sono i Delirant Chaotic Sound che sono amici miei da veramente tantissimo tempo e colgo l’occasione per salutarli e fanno appunto un genere molto molto vario con varie influenze ma comunque sul palco hanno dimostrato di essere veramente validi e comunque di avere delle belle idee da proporre sia nei live che nei dischi registrati.


Poi passerai a gli Human Deception che sono stati la novità della musica pesante, appunto sempre nell’hinterland milanese degli ultimi mesi, fanno un Symphonic DeathCore molto pesante ma anche molto melodico.
Veramente se siete amanti del genere vi consiglio di ascoltarli.
Poi ultimi ma diciamo non ultimi consiglierai i Toliman, con i quali abbiamo avuto il piacere di condividere il palco, visto che abbiamo fatto una data allo Slaughter Club di Paderno Dugnano.

Ho avuto il piacere di ascoltarli anche un po di volte live e sono veramente validi e fanno un po’ Aggressive Metal con varie influenze, ma sono molto bravi sul palco nonostante la giovane età e hanno dimostrato e stanno dimostrando con i singoli che hanno fatto uscire in queste settimane di avere un’idea molto chiara sulla strada da percorre quindi vi consiglio queste band assolutamente se siete dell’hinterland milanese, le trovate anche in giro a suonare, a fare un po’ di concerti e speriamo di suonare di nuovo insieme.

Una mainstream che ancora vi stupisce?

Gabriella: Direi i Falling in Reverse perchè dopo tanti riescono a tirare fuori dei brani che non ci si aspetta. Il cantante, Ronnie Radke, è sicuramente la punta di diamante perchè unire il Rap al Metal è una cosa che mi piace molto

Giacomo: Una band che secondo me ha influenzato molto sia il mio stile di batteria che
il Metal nella sua totalità sono i Gojira. Non so se ne avete mai sentito parlare ma hanno comunque un bel po’ di carriera alle spalle. Solo negli ultimi anni è riuscita a meritarsi giustamente, di riempire anche tanti festival, di riempire l’Alcatraz, locali anche italiani abbastanza grandi.

Con merito perché sono riusciti a portare uno stile Metal abbastanza ricercato soprattutto negli album più vecchi che poi sono venuti fuori e sono riusciti con il loro suono, con il loro stile innovativo a unire tanti fan della vecchia guardia del Metal quello più classico e anche ragazzini, come appunto lo ero io avendo riscoperti un po’ di tempo fa, con nuovi suoni anche con influenze. Dall’electronica o anche al jazz e quindi direi loro che nonostante tutto continuano a sorprendermi anche negli ultimi lavori molto diversi in ogni album che fanno.

Se non li avete mai visti live, loro ne valgono veramente la pena, perché nei live sono veramente bravi e sanno coinvolgere tantissimo anche con i testi che parlano di ecologia, di attualità e sono riusciti a unire più e più generazioni, per questo che il mio consiglio va a indirizzato ad un loro ascolto.

Ieri l’idea, oggi il disco, e domani…

Sara: Promozione, promozione, promozione, e….secondo disco! A parte gli scherzi stiamo valutando di investire all’estero, fare qualche Festival nel prossimo periodo.

Gabriella: Domani il secondo disco! Si stiamo creando nuovi pezzi perché non ci fermiamo mai e nel frattempo speriamo in più LIVE possibili , magari Festival perché no!

Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta?

Gabriella: Nessuno ci ha mai chiesto il motivo per cui abbamo voluto cominciare nell’underground piuttosto che mirare subito a contesti più grandi e popolari seguendo i più in voga del momento.
Ecco la risposta sarebbe per quanto mi riguarda che la via più facile non sempre è quella che ti rende più felice e appagato.

Non fraintendetemi, a chiunque piacerebbe raggiungere la fama in uno schicco di dita, ma se il prezzo da pagare è fare musica che mi fa schifo o non la sento mia, allora a sto punto grazie, ma NO grazie!

Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?

Sara: Devo dire che personalmente non ho avuto bisogno della macchina del tempo. Nel 2018 ho avuto la fortuna d intervistare la ormai ex-chitarrista proprio degli Evanescence, Jen Majura.
E più che una vera e propria intervista è stato più un confronto aperto, lei una persona squisita e dolcissima (tra l’altro ho proprio una sua chitarra, con cui ha registrato l’ultimo loro disco e che potete vedere nel video di “Wasted on you”).


Nella “chiacchierata” abbiamo parlato di molti aspetti dell’industria musicale, ma anche di aspetti tecnici chitarristici. Stessa cosa che mi è capitata tempo addietro con Andy Timmons, grandissimo chitarrista.

Alessandro: Vorrei intervistare tantissime persone, però per passione personale mi piacerebbe intervistare il Re del Pop, Micheal Jackson, artista che ammiro da quando sono nato, sono cresciuto fin da bambino con le sue canzoni.
L’ho sempre ascoltato ed ammirato, è un artista che io considero completo sia a livello musicale che per le performance live, penso che sia stata una cosa bellissima vedere i suoi show.


La domanda principale che gli farei è da dove è arrivata tutta la sua ispirazione, ci sono brani bellissimi che danno forti emozioni e sono proprio curioso di sapere da dove vengono quei brani.
Ma questa è una domanda che in realtà farei a moltissimi artisti perchè mi incuriosisce molto sapere da dove arriva, l’ispirazione di un brano.

Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge

Sara: Ciao Carmine, ciao undergroundiani e undergroundiane, fateci sapere anche voi cosa pensate di “Reflections” sui nostri social! E non smettete di scoprire perchè la musica è anche scoperta!

Giacomo: Voglio ringraziare soprattutto Carmine per la recensione molto, molto bella del disco che ci ha fatto, grazie mille.
Sicuramente tutta la redazione di Tempi Dispari che ci ha dato molto spazio e molto spazio all’Underground, grazie mille per il lavoro che fate.
E un saluto a tutti quelli che hanno ascoltato “Reflections” e che hanno seguito questa intervista, e che continuano a scavare nell’Underground Metal italiano.
Grazie mille a tutti e vi auguro una buona giornata.

Gabriella: Grazie mille Tempi Dispari per averci dato la possibilità di rilasciare quest’intervista! Continuate a seguire live su live e a scapocciare!

Alessandro: Ringrazio tutti coloro che ci ascoltano e che ci supportano, e un caloroso ringraziamento a Tempi Disperi per aver accolto il nostro progetto Interlude of Clarity nella propria casa.
Un abbraccio

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