Noage

NOAGE, band capitanata da Germana Noage, ex cantante degli AETHERNA. La band che è composta da Michele Raspanti al basso (GRAAL e ex SECRET RULE), Michele “El Diablo” Serra alla chitarra (già nei MINDCRIME e ex DAYLIGHT SILENCE), Massimo Pieretti alle tastiere e Andres Gualco alla batteria (ex TERSIVEL).

I nostri propongono un metal dalle tinte gotiche ma che presta una grande attenzione alle melodie, agli arrangiamenti mai banali ed ai testi dei brani con influenze che spaziano dai Nightwish ai Queensryche.

In questa intervista si raccontano. Narrano la loro genesi, da dove traggono ispirazione, come nascono i loro brani, speranze e prospettive dopo l’uscita del primo disco. Una chiacchierata tutta da leggere.

Una presentazione per chi non vi conosce
Siamo una band di Roma attiva dal 2021. La formazione attuale e’ composta da: Germana Noage (voce e testi), Michele Serra (chitarrista compositore), Michele Raspanti (basso) e Massimo Pieretti (tastiere). Di recente c’e’ stato un cambio di line-up alla batteria che ha visto Daniele Zangara (che ha suonato in “From Darkness to Life”) lasciare il posto all’argentino Andres Gualco.

Iniziamo dal vostro ultimo lavoro. Avete modificato un po’ il campo d’azione rispetto ai singoli passati, vedi Surrender. Scelta o necessità di allontanarsi da un contesto che vi stava troppo stretto?
“Surrender” e’ stato il brano con uscita in digitale nel 2021 che ha segnato la nascita dei Noage (la band prende il mio nome d’arte nd Germana Noage). La mia voglia di esibirmi anche live e’ stata la spinta che mi ha portato a mettere su una formazione con musicisti tutti di Roma. L’incontro con Michele Serra e’ stato cruciale in quanto oltre ad essere un eccellente chitarrista si e’ rivelato da subito un ottimo compositore e quindi insieme abbiamo iniziato a scrivere le nuove canzoni che sono presenti nel nostro album.

From darkness to life è piuttosto potente, rifugge quelli che sono i vincoli del classico power o symphonic metal grazie ad inserimenti quasi radiofonici. Anche in questo caso, scelta o casualità?
Per quanto riguarda la parte compositiva l’album e’ il risultato delle idee e del background di ciascuno di noi, quasi nulla è lasciato al caso ma più all’intuizione e all’ispirazione di tutti. Ogni pezzo per noi deve essere unico per particolarità ma riconoscibile nell’ impronta di Noage. Per quanto riguarda i testi l’album racconta, attraverso i brani, l’evoluzione di un lavoro interiore, dal buio di non sapere chi siamo, attraverso delle prove quasi iniziatiche che ci portano ad affrontare i ns dolori e le ns paure più profonde, alla luce di scoprire chi siamo tramite i nostri talenti.

Per te è stato complesso adattarti al nuovo contesto?
Il nuovo contesto che si andava a creare, brano dopo brano, mi ha permesso di sperimentare nuove linee vocali più melodiche, con un’estensione vocale più ampia, all’inizio non è stato facile ma la mia determinazione e uno studio mirato all’obiettivo che mi ero prefissata mi ha permesso di raggiungere il risultato che desideravo da molto tempo. La nuova formazione mi ha permesso di creare il genere musicale che avevo più volte immaginato e ci siamo trovati subito tutti sulla stessa lunghezza d’onda.

L’aspetto più difficile del vostro modus creativo?
Dalla fusione delle idee di tutti nascono i nostri brani, non c’è nessuno che primeggia o si mette sul piedistallo ad impartire “ordini” ma si lavora tutti insieme riconoscendo quale intuizione sia buona con naturalezza e armonia cercando, per quanto sia possibile, di mettere in opera idee originali e non ripetizioni di cose gia’ sentite.

Quanto contano le influenze non musicali nella creazione dei brani?
Il nostro vissuto ovviamente influenza la creatività di ciascuno di noi, forse è più evidente ascoltando il testo di un brano, ma sono le nostre esperienze di ognuno di noi ad essere trasformate in musica e a livello vibratorio un brano può trasmettere qualcosa anche se non chiaramente detta.

Quale ambito vi ha ispirato maggiormente?
Ciascuno di noi ha condiviso con gli altri il proprio bagaglio musicale, fatto di stili e generi differenti: io ho influenze pop, blues e metal melodico al femminile; il nostro tastierista Massimo Pieretti ha più un’impronta rock/prog; Michele Raspanti, il bassista, è della vecchia guardia heavy metal; Michele Serra, il chitarrista, predilige un progressive metal/rock dove i tempi dispari la fanno da padrone; Daniele Zangara ha influenze più rock.

Il tuo stile canoro ha diverse influenze tra le quali si possono notare tante sfumature non proprio metal. Da che cosa derivano?
La mia formazione nasce dal pop/rock anni 80/90 (Cindy Lauper, Tina Turner, Whitney Houston etc.) sono sempre stata affascinata dal modo di cantare di interpreti blues (Etta James, Nina Simone etc) e ho studiato fin da piccola cantando le loro canzoni; “da grande” ho scoperto anche le grandissime voci di Amy Lee (Evanescence) e Floor Jansen (Nightwish) ma non ho mai voluto imitare nessuno nè incastrarmi in un genere definito, cosi piano piano sono arrivata (nell’esercizio continuo di ascoltare e registrare la mia voce) al perfezionamento di una mia personale vocalità.

Quali sono i tuoi ascolti al di fuori della band?
Ascolto la musica in base al mio stato d’animo. Ho una preferenza per la musica inglese degli anni 80/90. Non ho una band/cantante preferiti, ascolto qualsiasi genere e do molta importanza ai testi delle canzoni.

Il rock ha ancora spazio nel panorama contemporaneo?
Il rock pulsa nel cuore di chi ha la vera musica nel sangue, fatta di strumenti, di sudore e di passione e finche’ esisterà la musica ci sarà il rock.

Quanto contano le parole in un disco?
Le parole sono tutto. Io ho cassetti interi di parole pronte da essere messe in musica. E’ importante il messaggio che si vuole trasmettere attraverso una qualsiasi arte, anche quella in un disco. E’ come incontrarsi tutti in ciò che racconta un brano : chi lo ha scritto e chi lo ascolta.

Perché avete deciso di scrivere musica?
Perché ci sentiamo dei creativi, perché sentiamo un’energia interiore che ci spinge a creare, osare, prendere spunti ma cercando di dare un’impronta sempre più personale. La voglia di esprimere le proprie idee, le proprie interiorità attraverso note e parole ci accomuna.

La musica che si propone, deve avere un messaggio?
La musica che si propone dovrebbe avere sempre un messaggio da dare e da qui la responsabilità di ciò che si vuole comunicare soprattutto alle nuove generazioni e a volte la musica stessa e’ il messaggio che fa capire dove stiamo andando e come ci stiamo evolvendo.

Tante band cercano di riprodurre ciò che è stato perché la musica di oggi non vale nulla. Voi come la pensate?
Come dicevamo prima, la musica di oggi riflette la società di oggi… è normale che ci sia una differenza nella musica degli anni ‘70, degli anni ‘80, degli anni ‘90 e cosi via. Sono differenti le generazioni. Forse, e dico forse, la musica di oggi riflette un po’ troppo l’era del profitto, dell’ usa e getta, del fare tutto e subito senza gavetta…colpa o merito dei social…oggi chiunque si può improvvisare “musicista” o “cantante” e farsi conoscere, essere artisti è un’altra cosa.

La musica oggi dovrebbe essere più…?
La musica dovrebbe essere più ascoltata, intendo veramente, non solo un “accendo la radio e canticchio una canzoncina che mi rilasso”. Dovrebbe essere qualcosa che ti entra dentro l’anima e ti riaccende la passione, qualunque essa sia, che ti spinge ad essere curioso su come è stata fatta, che strumenti sono stati usati, chi c’è dietro una composizione. Al giorno d’oggi è più facile invece riempirsi il cervello e la bocca di parole/tormentoni solo perché le radio nazionali continuamente girano la stessa canzone. Le radio hanno una grande responsabilità in questo ma qui mi fermo perché si aprirebbe un mondo. Per fortuna (lato buono dei social) esiste un mondo parallelo di web radio, fatto di sicuro non per profitto ma per passione, che trasmette dell’ottima musica.

Una band per cui vi piacerebbe aprire?
Ci piacerebbe aprire un concerto dei Nightwish.

Una che vorreste aprisse per voi?
I Nightwish (lol).

Il vostro concetto di underground?
La musica underground e’ una musica sperimentale, contrapposta all’usuale, al consueto, alla massa, alternativa (o cosi dovrebbe essere).

La sua ‘malattia’ peggiore? La cura?
La sua malattia peggiore è che spesso ad ascoltare una band underground ci vanno solo gli amici che porta la band. Non c’è più la curiosità di scoprire nuovi “talenti”, musica diversa, gruppi sconosciuti e la maggior parte della gente preferisce andare ad ascoltare le cover nel localino di moda. Spesso questo fa sentire di essere “ghettizzati” soprattutto quando ci si ritrova a suonare in locali che ti chiedono “ma quanta gente mi porti se ti faccio suonare?”. La cura sarebbe quella di cominciare a spegnere la televisione e la radio, almeno la sera, e ricominciare ad uscire e frequentare locali dove si suona musica originale e non solo cover.

Una band o un artista underground che consigliereste?
Di sicuro i Noveria, band prog metal italiana.

Una mainstream che vi stupisce?
Gli Evergrey, fanno bingo ad ogni disco!

Ieri l’idea, oggi il disco, e domani…
Intanto abbiamo gia’ iniziato a scrivere i nuovi brani per un secondo LP nel 2024! Poi si vedra’…siamo sognatori con i piedi per terra!

Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta?
Come vi siete sentiti quando avete vinto il Grammy Award miglior interpretazione metal? (lol)

Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?
(risponde Michele Serra) Chris Cornell dei Soundgarden, per chiedergli perche’…

Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge
Ciao a tutti voi di Tempi-Dispari, seguiteci e vi aspettiamo sotto palco! A presto.

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