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No, la passione non tradisce e di certo l’impegno alla lunga premia. Di questo i Garage 29 costituiscono un esempio per costanza e coerenza. Sono nati nel 91 come una delle tante cover band del periodo, sebbene il loro repertorio fosse più raffinato della media: i Cure più oscuri, i Sonic Youth più umbratili e rumoristi, il Nick Cave più selvaggio. Ma dopo un paio d’anni i rapporti si erano stabilizzati, le amicizie rinforzate, si poteva fare sul serio.


Così Ermanno Monterisi, chitarrista acido e possente, Claudio Fusato, bassista new-wave di ritorno, Carlo Ascoli, poliedrico tastierista, Ciccio Nicolamaria, batterista dall’intensità tribale e Brian K, cantante profondo e sanguigno, cominciarono a comporre un proprio repertorio fuori dalla banalità del quotidiano. Erano i giorni del grunge, cioè di una nuova libertà musicale, sebbene venata di una triste consapevolezza.


Realtà Parallele fu il loro primo demo, uscito nel 1993. Accolto abbastanza bene (per essere un gruppo debuttante, quindi relegato nell’indifferenza generale), permise loro di farsi conoscere nei centri sociali e nei locali underground delle province di Milano e Varese. Lo stile delle registrazioni era forse ancora acerbo, ma l’intransigenza interpretativa e l’attitudine combattiva sul palco fecero dei 5 un piccolo modello emergente da seguire con il cuore, tra le noiose serate che normalmente proponeva la scena rock lombarda.


La svolta avvenne con il demo successivo, Foetus in Capsula (di fine 94) che procura loro un interesse molto più vivo da parte di pubblico e critica. I concerti si intensificano e con essi i contatti. Si accorge di loro il boss della Linearecord e li scrittura per un mini-cd che uscirà l’anno dopo intitolato Auto da Fé. Il titolo ebbe una notevole fortuna, certo, infatti fu presto “adottato” sia da Frankie Hi-NRG che da Battiato, ad ulteriore dimostrazione della lungimiranza del gruppo.


Trascinato dalla bellissima e malinconica Castello di Carte, il cd si fa notare negli ambienti di movimento del nord Italia, da Varese a Bologna. Suonano nei locali underground più importanti (come il Golgonooza e il Container di Milano, il Teatro Occupato di Bologna) e nei centri sociali più combattivi (il Torkiera, il Garibaldi, il Vittoria, tra i più intransigenti di Milano). Conosce passaggi radiofonici di rilievo (Rock FM di Milano, Radio K Centrale e Città del Capo di Bologna) e vende praticamente tutte le copie nel giro di pochi mesi.


La loro è una musica spigolosa ma non criptica, una sorta di new wave of new wave ante litteram – quindi sempre all’avanguardia – quando tutti intorno erano impegnati a replicare i Nirvana. I loro testi, profondi e intimisti, ma non mancanti di una certa critica sociale (e voglia di reagire), li fanno selezionare a molti concorsi.


Con l’ingresso di Luca Piatti come secondo chitarrista live e batteria di supporto, i Garage 29 raggiunsero un apice in quantità di elementi, di concerti e di articoli che li riguardavano (sono stati definiti Alfieri dell’Indie), quindi di fama.

Ma a cosa è servito? In Italia senza una distribuzione ed una promozione da major si fa presto a sparire, nell’indifferenza (e nella stupidità) del consumatore radiofonico medio. Un concerto incendiario al Coopuf di Varese, così pieno di gente che è stato necessario chiamare i vigili ed interrompere il tutto, fu uno dei loro vertici di coinvolgimento.


Espliciti, scomodi, di certo non benvenuti. Le difficoltà a suonare live, se all’inizio furono quasi impercettibili, col tempo si facevano sempre più pressanti. I Garage 29 non avevano il promoter, erano fuori dal sistema. Di certo non aiutarono una serie di eventi quasi contemporanei: il matrimonio (e quindi l’abbandono del gruppo) di Ascoli prima e di Nicolamaria dopo, sostituito col più tecnico Luca Piatti, ed il fallimento della Linearecord. Sinonimo di scomoda riottosità nella narcotizzata provincia lombarda, il gruppo si sentì sempre più tagliato fuori.


Ma i quattro non erano certo tipi da farsi scoraggiare! La situazione sociale che li circondava era sempre più nauseabonda, l’esigenza di farsi sentire ancora troppo urgente. Accolti con favore all’estero, toccarono un nuovo apice il 2 gennaio 98 quando suonarono in un Teatro Obstaculo gremito di gente in Plaza de la Revoliciòn all’Avana, Cuba. Per mesi Auto da Fé fu programmato su Radio Ciudad de l’Avana e Radio Rebelde.


Tornati in patria, constatata l’indifferenza (quasi il disprezzo) dell’inebetita industria discografica nazionale, quand’anche “indipendente” (da cosa, poi? Dal vil denaro? Ma mi faccia il piacere!), i quattro incisero subito un nuovo demo, Prospettive Psichiche. I suoni si erano fatti ancora più acidi, distorti e spigolosi (la mancanza delle tastiere si faceva sentire), ma certo non meno coinvolgenti.

La voce di Brian K oscillava ancora di più tra un registro baritonale cavernoso e un gridato più lacerante e nevrotico. Erano due i nuovi “singoli” che questa volta li facevano notare nei locali più di tendenza: Il Controllore (una storia pazzesca di schizofrenia e controllo sociale) e La Jinetera Rapamonquia (una frenetica denuncia ispirata dalle loro scorribande cubane).


I riconoscimenti, sebbene con una certa fatica, ricominciarono a farsi vedere: concerti al Tunnel e al Binario Zero di Milano e la premiazione ricevuta al concorso Voci per la Libertà, organizzato da Amnesty International, per il testo del loro brano Istituzione Totale. Infine, nel dicembre del 99, la comparsa in circuiti più istituzionali, con la partecipazione a Telethon.

Ed un ulteriore riconoscimento da parte della stampa che, forse un po’ impropriamente, li ha definiti “i Marlene Kuntz dal volto umano”. Certo, entrambi i gruppi facevano indie-rock d’autore e di sicuro i riferimenti alla scena noise sono innegabili, ma l’interpretazione mediterranea dei Garage è certamente inedita!


Dopo altri rapporti “burrascosi” (per usare un eufemismo) con le etichette indipendenti italiane ormai obnubilate, riuscirono finalmente a trovare un accordo con La M.A.P. di Milano per un altro mini-cd. Il lavoro durò decisamente più del previsto e, per la presentazione alla stampa presso il Binario Zero di Milano nel gennaio del 2002, si ritrovò nuovamente con il titolo già “adottato” da qualcun altro: Amnesia (come il film di Salvatores, ma era necessario dirlo?).

Di cosa si tratta questa volta? Di un essere comunque sempre avanti? O del pescare entrambi dallo stesso inconscio collettivo?
Comunque il disco contiene il nuovo “singolo” Bisturi (l’ombra dello stupro dietro le ambizioni arrivistiche post-moderne?), la classica e premiata Istituzione Totale e un brano d’un genere di loro esclusiva invenzione: il mantrapunk Icaro. Gli effetti positivi non hanno tardato a farsi vedere ed il disco incassò subito un’ottima recensione sulla rivista specializzata Rumore.

Ufficialmente invitati ancora a Cuba, il gruppo nel mese di aprile è stato protagonista di una tournée ripresa dai media, risultando estremamente convincente anche per il difficile e raffinato gusto locale. Quattro le date: due all’Avana, una a Pinar del Rio ed una a Cienfuegos, alcune accompagnate da riprese televisive e/o conferenze stampa.


Nel 2003, invece, i quattro si sono chiaramente schierati (come sempre, del resto) con i movimenti pacifisti, ed il periodo delle “guerre di Bush” li ha visti impegnati in lunghe tournèe per la pace nei principali centri lombardi, supportati da organizzazioni come Emergency e Radio Popolare.
Seguì però un periodo difficile: le ragioni sopra esposte (indifferenza e ottusità degli editori e dei promoter nazionali) tornarono ad affliggere il gruppo.

L’interesse della Lilium di Monza nei loro confronti, purtroppo, non si tramutò in nulla di concreto. Anche tentativi con produttori da studio non portarono i risultati sperati, un po’ per la sfortuna di essere incappati in personaggi davvero singolari. I loro concerti quindi andarono viepiù rarefacendosi, come la loro presenza nelle realtà di movimento.


A cinque anni dalla pubblicazione di Amnesia (che nel frattempo aveva esaurito l’intera tiratura, questo per sottolineare l’arguzia degli operatori del settore), si può affermare che il gruppo, se non morto, era praticamente sopravvissuto a se stesso. Seguì quindi il ripensamento di Luca Piatti, che cominciò a preferire vie emotivamente più gratificanti, lasciando Brian K, Monterisi e Fusato senza l’apporto di un musicista così completo. F

ortunatamente, sul finire del 2008, in Nicolamaria rinacque la volontà di mettersi in gioco. Negli anni il vecchio batterista aveva acquisito sempre maggiori competenze alle tastiere, risultando così risorsa veramente preziosa.
Dal 2010 l’ingresso di una cantante, Patrizia B, ha ulteriormente arricchito la loro proposta. così ripresa l’attività concertistica, per ora solo su Milano, ma in locali storici o di grande prestigio, come le Scimmie o il DNArte. Loro comunque ci sono e ci saranno sempre, da ormai più di vent’anni anni espliciti, senza compromessi, ancora in prima fila nel rarefatto panorama dell’underground italiano!


Il frutto di questo lavoro, registrato l’anno prima, uscirà nel 2014 come cd di demo dal titolo Orizzonte in Clessidra (e Altre Anomalie Temporali). presente la preziosa voce di Patrizia con due sue composizioni subito famose: Nervo Scoperto e Ocean, per quanto il singolo di grido sarà la struggente (Precipizio in) Clessidra, un vibrante appello sul valore attuale del nostro vissuto.

Eccoli, emozionanti e sempre sospesi fra esistenzialismo e impegno sociale o, usando le loro parole, oscillanti paradiso e follia.
Il 2018 vede la pubblicaizone del loro nuovo lavoro in studio, Il male Banale, per OverdubRecording. Unb disco oscuro, carico di emozioni, sensazioni e sentimenti che vede una ulteriore evoluzione nel sound della band. (Fonte)

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