Vesperhymn

Iniziamo questa recensione con un’ammissione di ignoranza. Onestamente non so esattamente cosa sia il post blak, ne ignoravo l’esistenza, e non saprei nominare neppure un gruppo che lo suona. Per me i gruppi post black sono sempre stati gruppi rock che eseguono musica space, onirica e sospesa con sferzate black. L’accostamento tra questo e il black metal tout curt, non l’avrei mai fatto. Questo è il bello della vita, che si impara sempre.

Detto questo, in conseguenza, posso solo descrivere il disco per quello che ha trasmesso a me con quello che sono le mie conoscenze. I Vesperhymn si definiscono, appunto, black/postblack. Sono definizioni, confini troppo ristretti che penalizzano la loro proposta. L’alternarsi di momenti ‘cattivi’, distorti, freddi e taglienti come lame di ghiaccio, sono perfettamente alternati a frangenti sospesi, sognanti, eterei.

Tastiere, voce pulita, batteria minimal, arpeggi disegnano architetture sonore che appaiono disegnate con la luce della luna. I frangenti più violenti sottolineano l’atmosfera general del disco che risulta in ogni caso sulfurea. Certo, si deve essere abituati ad un certo tipo di suono per poterla apprezzare. Tuttavia, essendo meno esasperata del black old school, mantiene perfettamente le atmosfere create.

A fare da contrappunto a questo tipo di architettura ci pensano i testi. Questi riguardano la natura nel suo stato ancora incontaminato. Tenendo presente questo aspetto ben ci si immerge nel disco. Le sensazioni che l’ascolto provoca sono quasi fisiche, di avvolgimento dell’ascoltatore che viene trasportato in foreste, tra altissime montagne. Il tutto in ambiente notturno, crepuscolare, freddo.

L’idea che nasce è quella di star camminando effettivamente tra alberi, boschi, sentieri appena accennati o del tutto assenti. Attorno solo l’eco di spiriti notturni neutri. I Vepserhymn riescono ottimamente a strutturare i brani proprio con questo intento. All’ennesimo ascolto si va oltre l’impatto sono più violento per scoprire l’ottimo utilizzo della tecnica strumentale.

Questa emerge sia dalla composizione delle canzoni sia dalla perizia degli strumentisti. In particolar modo se ci si riferisce agli aspetti rimici e di arpeggio. Tutti molto più intricati e complessi di quanto possa risultare ad un primo ascolto. Probabilmente è anche uno conseguenza per il genere scelto che spinge a trovare soluzioni inusuali. A dominare nell’intero lavoro sono sempre e comunque le atmosfere.

Concludendo. Che si tratti di post black metal o rock, quello dei Vepserhymn è un ottimo lavoro. Curato, ben suonato e strutturato. Può risultare ostico ad un primo ascolto se non si è abituati a suoni e ritmi troppo ‘tirati’ e taglienti. Superato questo primo approccio il disco apre un universo sonoro davvero interessante e carico di suggestioni. La curiosità ora è vedere cosa riusciranno a fare i nostri per evolvere ulteriormente. Difficile andare oltre un lavoro di questa portata.

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