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Perché è importante passare dall’amatoriale al professionale? Iniziamo a capirci sui termini. Professionale, non professionistico. Sembra una sfumatura ma in realtà c’è una bella differenza. I primi, i professionali, sono persone che pur svolgendo un altro lavoro, si presentano bene come artisti. Ossia, in modo credibile, schietto. I secondi, sono artisti di professione. Anche se questo non garantisce un atteggiamento professionistico, tuttavia è un’altra storia.

Il fatto di presentarsi modo professionale aumenta la nostra credibilità, e non di poco. Essere professionali è indice del fatto, ad esempio, che teniamo a ciò che facciamo, che pretendiamo un certo rispetto che, diversamente e troppo spesso, non viene concesso. Viene da sé che è un errore non rispettare gli artisti. Ma tutti sappiamo che capita. Per evitarlo dobbiamo avere una certa credibilità. Questa si costruisce con il tempo e il lavoro. Soprattutto con l’attenzione ai dettagli.

Il merch presentato in un certo modo, i canali social curati, il sito completo. Tutti dettagli che possono fare una enorme differenza tra il suonare spesso in giro o meno. E non vale il discorso: ma io sono rock, o sono indipendente, sono punk per giustificare la poca accortezza al proprio lavoro e al proprio modo di presentarsi. È un po’ come se io andassi in giacca e cravatta in un centro sociale che so proporre solo hardcore e chiedessi una serata per la mia band che fa solo liscio.

Viene da sé che la risposta negativa è più che probabile. Perché non pensiamo la stessa cosa quando andiamo a chiedere una data in un locale? Oppure quando facciamo le foto per i post o per il booklet del disco? Qual è il motivo che ci spinge a non tenere presente questo aspetto? Essere professionali non costa in termini di soldi. Costa in termini di attenzione ai dettagli. Sappiamo che sono questi a fare la differenza. Ergo, il passaggio dall’amatoriale al professionale è fondamentale.

Anche solo per riuscire ad avere un minimo di riscontro. Ce ne accorgiamo noi per primo. Mettiamoci nei panni della persona, del gestore, dell’ascoltatore cui ci presentiamo. Se fossimo noi quella persona, quel gestore, quell’ascoltatore, come reagiremmo di fronte ad un disco, una band, un solista che non ci ispira affidabilità? Perché quando a noi scegliere siamo puntigliosi e quando, invece, gli altri dovrebbero scegliere noi siamo approssimativi? C’è qualcosa che non funziona.

Per quello che ci riguarda, alle volte, cadiamo nel tranello del ‘prendere o lasciare’. Io sono così. Il mio disco è confezionato cosà. O ti va bene o sono affari toi. E no. Non va così. Sono solo affari nostri. Perché quel modo di pensare ci porta solo ad essere respinti o non ascoltati. Se non interessa a noi per primi promuoverci bene, come possono altre persone interessarsi a noi? Si badi bene che non si sta parlando di compromessi o snaturare la propria essenza. Parliamo, ancora una volta, di consapevolezza.

Di presa di coscienza di ciò che si sta facendo e di dove si vuole arrivare. Se non abbiamo le idee chiare, bhe, è il caso di schiarirsele. Diversamente a perderci saremo solo noi. Certo, potremo lamentarci di più potendo dichiarare che siamo rimasti fedeli a noi stessi, che non siamo scesi a compromessi, che non ci vendiamo e certe logiche di mercato. Tutto questo salvo poi lamentarci di avere pochi spazi in cui poterci esibire o poche persone ai concerti o ancor meno ascoltatori.

Facciamocela una bella domanda sul perché accade. Facciamoci un esame di coscienza e troviamo il nocciolo sul quale lavorare. Quasi sempre vedremo solo dei piccolissimi aspetti che messi tutti assieme metteranno in luce grandi mancanze, da parte nostra. Ergo, tornando al nostro tema, passare dall’amatoriale al professionale è un salto d’obbligo, anche se voglio fa conoscere la mia arte solo nella mia strada. Una credibilità come artista, prima ancora che le persone mi abbiano ascoltato, la devo avere.

È un po’ come quando ci piace una persona. Innanzitutto ci attrae qualcosa nel suo aspetto, nel suo modo di fare, di muoversi. Poi conoscendola potremo avere conferme o smentite. Intanto ci ha stimolato ad avvicinarci. Per la nostra arte è lo stesso. Se non abbiamo nulla che possa stimolare le persone ad avvicinarsi, difficilmente riusciremo a farci conoscere.

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