Passione. È il termine con cui la maggior parte degli artisti, professionisti e non, spiega il proprio atto creativo. Ma che cos’è esattamente? E, soprattutto, perché spesso non porta ad evoluzione? Secondo la definizione del vocabolario Treccani, la passione è: Inclinazione vivissima, forte interesse, trasporto per qualche cosa. Di più, direi. È un trasporto verso qualcosa di cui quasi non puoi fare a meno. Fa parte di te, della tua vita. Senza di essa non saresti la stessa persona.
Assodato ciò, perché questa inarrestabile forza non porta ad evolvere? Perché invece di spronare, frena? O, meglio, si esaurisce? E, se si esaurisce, vuol dire che non era passione vera perché la passione vera non passa mai? Può cambiare, mutare, ma non essere trascinata via? Oppure è talmente forte e ci vuole portare talmente in alto che il solo pensiero di non poterci arrivare ci fa preferire il nulla rispetto a godere dei risultati ottenuti?
Tutti interrogativi cui è difficile rispondere. Tutte le persone sono diverse. Ognuno reagisce a determinati stimoli in maniera differente. Ognuno ha la propria storia che, per quanto simile, non sarà mai uguale a quella di un altro essere umano. Eppure un qualcosa che accomuna tutti quelli per i quali la passione non scema, deve esserci. O sono solo illusi sognatori che non hanno i piedi ben piantati per terra?
Gente che non si rende conto di quando è ora di dire basta? Dal mio punto di vista un filo rosso che unisce chi non accetta di perdere una parte importante di se stesso è l’idea di progredire. Il pensiero di poter sempre imparare, di riuscire ad andare sempre un passo oltre. Rimanendo in ambito musicale, è la certezza di poter continuare a studiare, approfondire la conoscenza del proprio strumento.
Da questo, però, possiamo trarre un’altra conclusione. Ossia, che nello studio si insinuerà, ad un certo punti, almeno ci si augura, l’idea di sperimentare. Di andare al di là dell’usuale. La passione, essendo libera da obblighi, dovrebbe automaticamente spingerci verso strade meno battute. Perché ciò non avviene? Quello che ci spinge che cos’è? Passione vera o voglia di emulare?
Vogliamo davvero conoscere lo strumento che utilizziamo, musicale o artistico in generale, oppure vogliamo solo arrivare a fare le stesse cose che fa tizio? E, anche nel secondo caso, raggiunto il nostro obiettivo, non giunge anche la necessità di superarlo, di trovare una strada che sia solo nostra? Se non fosse così mi chiedo perché tanti artisti passano dalle cover ai brani originali.
Eppure le cover ci permettono di studiare, anche di superare i nostri limiti. Perché le lasciamo per dare spazio al nostro libero sfogo? Per quale motivo non facciamo altrettanto quando troviamo un limite a quello stiamo cercando di dire? Credo possa essere la medesima differenza che passa tra uno sfogo momentaneo su un foglio, a mò di poesia, e una poesia ‘vera’.
Onestamente non credo tutti possano scrivere versi. O, almeno, non tutti i versi che si leggono sono poi così poetici. Ritengo la medesima regola valere anche per la musica. Tutti possiamo suonarla, ma non tutta sarà un prodotto artistico. Il talento, l’ispirazione, ci vuole, serve. Ma non basta. Sepulveda in un’intervista disse che lui si comporta come gli atleti.
Ossia, si allena tutti i giorni. Certo, sottolineò, non posso stare ad aspettare che arrivi l’illuminazione. Sarebbe bello, tuttavia non accade spesso. E quando non capita, ci si deve ingegnare. Ora, va bene, Sepulveda lo fa di mestiere. Ciò non toglie la lezione di base. Cioè, per esprimersi ci si deve allenare a farlo. E per farlo in ogni condizione, si deve essere mossi da profonda passione.
Come i runner. Loro corrono sempre, in qualsiasi condizione. Siano essi professionisti o semplici persone che vogliono tenersi in forma. E qui si torna alle domande iniziali. Perché questa profonda passione non ci porta ad andare avanti, evolvere, muoverci in un certo modo per riuscire e dire ciò che vogliamo nella maniera migliore? Ancora oltre.
Perché non ci sprona a muoverci per far conoscere questa nostra inarrestabile passione? Alla fin dei conti l’arte è innanzitutto condivisione. Non credo sia un problema di tempo, di capacità o altro. Ritengo più che altro essere un fatto di volontà. Una questione di passione. Magari non è poi così tanto forte come abbiamo creduto che fosse. Ma anche un questo caso, cosa dobbiamo fare? Smettere o proseguire con una nuova consapevolezza? Alla nostra passione l’ardua sentenza. Passione che però dobbiamo, per quanto poco, ancora sentire ardere dentro.