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L’ultimo periodo è stato caratterizzato da diverse uscite ‘attese’ nel panorama mainstream. Nonché da notizie eclatanti di reunion e relativi tour. Ciò che fa specie di queste notizie è la loro completa inutilità. Mi spiego meglio. A che cosa serve un nuovo disco dei Judas Priest se non si discosta di una virgola da quello che stanno pubblicando da 25 anni? A che cosa giova il nuovo lavoro solista di Bruce Dikinson se non va molto lontano dal suo genere di riferimento?

Avrei preferito se il lavoro fosse stato pubblicato con il moniker degli Iron. Avrebbe voluto dire che la band, nonostante gli anni, sperimenta. Invece no. Personalmente apprezzo molto di più i lavori solisti di Eddy Vedder che con quello che fa con i Pearl jam non c’entra nulla. Così ha un senso. Tuttavia l’aspetto peggiore di tutta questa faccenda è un altro. Ed è identificabile in chi segue. Sono loro a dare adito a queste pubblicazioni. Sono loro ad osannare certe uscite. Sono loro a riuscire a trovare qualcosa di salvabile anche quando è palese che non cosa nulla da salvare.

Eppure lo cercano spasmodicamente. Anche se il disco fa schifo al 95%, basta quel piccolo rimasuglio a farglielo accettare. Senza dimenticare, poi, he non accettano critiche. Guai a dire che un disco è inutile, brutto o non dice nulla. E no. Certi nomi sono intoccabili a prescindere. Se si trattasse di un artista underground, indipendente, potrebbe essere bersagliato anche da critiche ingiustificate. Ma se si parla di certi nomi, no. Ed ecco il nodo fondamentale. Fino a quando ci si aspetterà da un artista un certo risultato, non si andrà mai avanti.

Si dovrebbe ricordare, ogni tanto, che un artista è tale perché esprime se stesso attraverso la propria arte. Se cade vittima di quello che i fans vogliono o si aspettano, perde lo status artistico diventando solo un esecutore. Tuttavia è soprattutto chi ascolta che dovrebbe ricordare che cos’è la musica. Non è un prodotto. Né tanto meno un giocattolo che acquisto per sollazzarmi e che, quindi, deve soddisfare le mie esigenze. Sono io che seguo un artista, non il contrario. In realtà la sola cosa che posso ‘pretendere’ è che la musica proposta sia sempre di qualità, non che sia sempre uguale.

Ahimè, il music business, i followers, la fama, sono ossi duri. Persino una band apparentemente lontana da tutto questo come gli Slayer, sono caduti vittima del gioco. Basta pensare alla notizia del loro ‘scioglimento’, le conseguenti polemiche, e la reunion con relativo tour. Ma come, fino a ieri non si potevano vedere, ed oggi partono per una tourne tutti assieme? E l’astio, i litigi, le parole pesanti? Tutto dimenticato. Allora giubilo e delirio per i fans che non vedevano l’ora di poterli rivedere dal vivo. Il sospetto che sia stata tutta una montatura perché non vendono più come prima, non è venuto a nessuno? L’idea che si tratti di una montatura, non ci ha sfiorato? E se una band come gli Slayer cade nella trappola del music business, direi che siano alla frutta.

Tutto conta, fuorché la musica. Lo si nota anche da come i fans accolgono i dischi. Va tutto bene fino a quando rispettano i canoni. Se poi la musica è sempre la solita, banale, iterata stancamente, poco conta. L’importante è che sia musica rassicurante, che mi conforti nella mia zona di serenità. L’importante è che sia rassicurante, stagnante. Non devo vedere nulla fuori posto. Tutto deve rimanere cristallizzato. Tuttavia, così non può essere. La vita comunque va avanti, il tempo trascorre ugualmente. Quindi, non sarebbe ora di prendere atto di ciò e cercare di andare avanti. Quantomeno tentare di lasciar andare il passato che tanto non può ritornare? Non sarebbe meglio guardare in avanti e non indietro?

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