Tra tutti i generi musicali il rock e, meglio ancora, il metal, è forse quello più autoreferenziale. Ma che cosa vuol dire? Significa che rimanda sempre agli stessi esempi, agli stessi artisti, come la si gira gira. Loro sono quelli bravi e insuperabili. Quelli sono i migliori. Dopo di loro, il nulla. Ma qual è l’impatto di questo pensiero sugli artisti contemporanei? Su alcuni ha un effetto immobilizzante. Su altri no. Chi si immobilizza ha la tendenza a reiterare stili e modelli all’infinito.
Tanto meglio dei classici non si può fare. Tanto vale emularli. Si e no. Si perché è vero. Meglio dei classici è difficile fare. Certo si può cercare di proporre musica differente però, pur nei limiti delle possibilità. Che senso ha strutturare una band per suonare come il mio gruppo preferito? Molto meglio e più onesto creare una band tributo.
Sarò identico all’originale. Un altro aspetto che non si tiene presente quando ci si vuole rifare ad un preciso genere, per non dire ad una precisa e ad un disco tra tutti, è l’evoluzione stessa del gruppo preso a riferimento. Che i cambiamenti possano non essere di nostro gradimento ci sta. Tuttavia non si può fare finta di nulla. La band che abbiamo scelto ad esempio col tempo ha ridefinito gli schemi del proprio stile, se non di tutto il genere proposto.
Chi è riuscito ad ‘arrivare in alto’ sa molto bene che proporre le fotocopie dei dischi con cui è stata effettuata la scalata al successo sarebbe controproducente. E infatti, cambia. Nello stesso pop, nessuno suona come ad inizio carriera. Perché i gusti sono mutati, le persone sono cambiate, gli stessi artisti non sono più gli stessi. Per i Van Halen non avrebbe avuto senso scrivere un disco identico a 1984.
lo sapevano, hanno cambiato. E nei dischi successivi hanno mutato ancora direzione. Se lo fanno i grandi, perché non dovrei farlo io, artista indipendente? Lo stile c’è e rimane. Ma si evolve. Deve evolvere. Quindi si torna alla domanda originale: perché una band nel 2023 dovrebbe proporre musica che sembra arrivare direttamente da un’altra epoca? Per catturare l’attenzione di un pubblico nostalgico?
Ma non è quel pubblico che muove l’economia musicale. Non sono loro i referenti ultimi. E non è una questione di marketing. È proprio un fatto pragmatico. Le stesse band storiche dell’underground non suonano più la stessa musica di quando sono nate. Perché una band neonata dovrebbe suonare come una di 40nni fa?
Qualche giorno fa è arrivato un comunicato stampa che sponsorizzava una band la cui proposta è un power metal che sembra arrivare direttamente dalla fine degli anni ’90 inizio 2000. La domanda si ripete: perché? Se voglio quei suoni vado ad ascoltarmi chi a quei suoni ha dato i natali. Non seguo dei cloni. Seguo chi mi dice qualcosa di diverso. Forse è questo uno dei maggiori difetti dell’underground.
Prima ancora della carenza di pubblico o la crisi della musica. Il voler ripetere se stessi fino ad annullarsi. Qui si inserisce di nuovo la domanda: perché? Per paura di ammettere che il tempo passa a prescindere da noi? Che la società cambia? Per cercare di mantenere il controllo su una qualcosa di cui controllo non abbiamo? Pare la medesima difficoltà che c’è a capire le nuove generazioni.
La frase: ‘ai miei tempi era meglio’, non aiuta. Si dovrebbe dire semplicemente che era diverso. Dovremmo avere quell’apertura mentale e quella consapevolezza che ci spinge a capire, non a chiuderci. Invece facciamo vincere la aura. Crediamo che ripetere le stesse cose ad libitum possa fermare il tempo pur sapendo che così non è. Ovviamente non si sta parlando di gusti personali.
Tuttavia è pur vero che se amo un determinato genere ascolterò le band che me lo hanno fatto conoscere. Il resto è solo ripetizione. Sono solo copie. Il dubbio viene nel momento in cui me le faccio andare bene. Tutto cambia, tutto evolve, che lo si voglia o no. Anche noi. Pure i nostri gusti, la nostra sensibilità. Ascoltare un vecchio disco è più un discorso emotivo prima che musicale.
Il disco x mi dà sempre emozione. Una copia non avrà lo stesso effetto. E allora perché ce la facciamo andare bene? Se amo i Led Zeppelin ascolto anche ciò che da loro è scaturito. La monotematicità è sinonimo di chiusura. Il che va in contraddizione con la definizione stessa di underground. Ergo, tornando alla nostra domanda, ha ancora meno senso che qualcuno voglia reiterare stilemi già sentiti, modelli già sfruttati, brani già sentiti.