Underground

Lo spunto di oggi arriva da una domanda che mi sono spesso posto: come si arriva ad ascoltare band underground? Perché si sceglie di sentire musica sotterranea? Credo che nessuno sia cresciuto immediatamente con la musica underground. Il percorso, che credo comune, sarà stato partire dai gruppi mainstream, che hanno introdotto ad un determinato genere, e poi giungere al sottobosco. Ma come capita? Quando io ho conosciuto questo mondo era il momento in cui era davvero nascosto. Clandestino quasi. Circolavano audiocassette di cui si veniva a conoscenza solo grazie al passaparola. Giravano fanzine stampate col ciclostile che dovevi richiedere direttamente a chi se ne occupava.

Non si trovavano in edicola. I locali in cui le band dette emergenti si esibivano erano ben circoscritti. Tuttavia manca ancora la risposta. Cosa ha portato ad andare a cercare gruppi ‘alternativi’ al circuito popolare? Curiosità? Noia? La voglia di uscire da determinati canoni, da certi schemi che hanno sempre caratterizzato le musica e non solo? Eppure le produzioni mainstream sono tantissime. Tra gli anni 80 e 90 erano moltissimi i gruppi che sfornavano dischi, di tutti i generi. Quindi perché andare a cercare qualcosa che andasse oltre? Semplice nazionalismo? La voglia di affermare che anche l’Italia era capace di produrre musica altra rispetto a Sanremo? O semplice fame di suoni precisi indipendentemente da dove potessero arrivare?

L’aspetto più incredibile è che una volta varcata la soglia, difficilmente si torna indietro. Si spalanca un mondo pazzesco. Ricco, ricchissimo di stimoli, in tutte le produzioni artistiche. Eppure, ci si sarebbe potuti dire, ‘se non sono diventati famosi ci sarà un motivo. Magari non sono artisti sufficientemente bravi, o appetibili’. E invece no. Anzi. La domanda è sempre stata: come fanno a non essere conosciuti? Sono bravissimi, altro che tizio o caio. Eppure funziona così in ogni ambito artistico. Pensiamo a Dylan Dog.

Prima che scoppiasse come fenomeno era un prodotto per pochi. Troppo violento e diretto per essere esportato. Eppure è accaduto. Molte delle persone che lo seguivano non si sono accontentate. Sono andate a cercare pubblicazioni simili, più di nicchia. Sicuramente si parla di un numero esiguo di lettori. Ma ci sono stati. E quindi via a Fangoria, Splatter e via citando. Per i film non è stato diverso. I Guerrieri della notte, che tantissimi di noi estimano come cult, non è un film da grande pubblico.

Eppure, lo si conosce a memoria. Perché? Perché si è scelto di leggere e guardare? Come mai la Troma, con tutti i suoi limiti, è diventata un culto? Le medesime domande valgono in ambito musicale. Come hanno fatto DeathSS, Necrodeath, Negazione, Peggio Punx a diventare dei riferimenti? È semplice voglia di distinguersi dalla massa, creare una propria personalità? È solo un fattore adolescenziale di ribellione al sistema? Non credo. Prova ne è che moltissimi attuali estimatori della cultura underground hanno raggiunto una certa età. Eppure ancora seguono. Di più, sono sempre in cerca di nuove realtà.

Che cosa le anima? Cosa ci anima? Ho sempre ritenuto la definizione di underground più che pertinente e calzante. Come spiega la Treccani:

‘Che si oppone intenzionalmente alla cultura tradizionale e ufficiale, utilizzando forme espressive e sistemi di diffusione e di produzione alternativi rispetto a quelli usuali, con partic. riferimento al movimento artistico e sociale affermatosi negli Stati Uniti d’America (e di qui diffusosi, in varie forme, in altre nazioni e spec. nell’Europa occidentale) negli anni ’60 del Novecento, caratterizzato da un esasperato sperimentalismo e da un atteggiamento ideologico trasgressivo e anarchico che hanno largamente influenzato la cultura giovanile anche negli anni successivi…’.

(fonte)

Queste parole mi hanno sempre colpito. Sono sempre stato dell’idea che esistano davvero più società e non una sola dominante. Non c’è la migliore possibile. Sono tutte possibilità. Certo, come concetto è un po’ cyberpunk, ma l’esistenza del nostro mondo lo conferma. E lo conferma talmente bene che tante volte siamo chiusi e autoreferinziali. Le sfaccettature del nostro universo sono talmente tante da renderlo infinito. Si pensi, sempre in campo musicale, ai cantautori. Oppure agli scrittori.

Per non parlare di visual artist. Ma perché li appoggiamo, li cerchiamo, li seguiamo? Perché riteniamo che il mondo ‘fuori’ sia troppo finto? Non Meritocratico? A ben vedere neppure il nostro lo è. Vince in ogni caso una logica di mercato. Se vendo, riesco ad essere conosciuto. Ovviamente oggi dobbiamo fare i conti con il web, con la possibilità di farsi conoscere ovunque in tempo zero. Eppure non è cambiato molto dai tempi della mia adolescenza. Non ci sono più le fanzine e le cassette.

Ci sono però youtube e i siti internet. Bandcamp e spotify. Mille e mille canali di diffusione. Tuttavia noi siamo sempre alla ricerca di qualcosa di altro. Una ricerca infinita a ben vedere. Intelligenza artificiale o meno noi cercheremo sempre persone reali che suonano. Soprattutto siamo andato oltre il concetto di underground inteso come deposito prima di venire scelti per il grande salto. Ovvio che è la speranza di molti. Ma non di tutti.

Come detto altre volte, i compromessi per arrivare nel mainstream sono tanti e non tutti li vogliono sottoscrivere. Un dettaglio, non irrilevante, è che in ogni caso rimaniamo con l’orecchio teso per vedere se il panorama fuori confine ci offre spunti interessanti. Credo che tutti si aspetti il disco nuovo della band che ci ha avviato sulla strada della nostra musica. Magari non lo si acquista, ma certo lo si ascolta. Per poi tornare ai nostri gruppi ‘nascosti’.

Quindi? Come e perché si arriva all’undergound? Resta l’asserto in apertura. Le risposte sono intime. Personalmente resto fedele alla definizione. Non in quanto tale. Perché credo abbia ragione. Ritengo che lo spirito anarchico e ‘contro’ dell’underground non morirà mai. Così come il rock. Sicuramente cambierà pelle, modalità espressive, ma non i suoi principi.

Ci saranno sempre persone ‘contro’, che vorranno ribellarsi ad una visione unilaterale della società, della vita. Persone che avranno voglia di urlare, scrivere, disegnare per far vedere che il mondo non è uno, che non esiste una sola via. Essere umani che vorranno evidenziare come esiste la possibilità di poter scegliere. Soprattutto, sottolineare che ciò che conta è avere la forza e la consapevolezza di accettare le conseguenze di queste scelte. Il tutto senza discriminazioni o chiusure. Di nessun genere.

Un pensiero su “IMO: perché si sceglie la cultura underground?”
  1. Salve sono Angela, a me ed al mio signor compagno Giuseppe ci è piaciuta l’intervista agli ALBERI, ci è piaciuta la loro sensibilità verso l’ambiente, l’intervista fatta loro e.. siamo, a modo nostro, da artisti, underground a modo nostro, lontana dalla cultura “ufficiale”..
    Grande l’idea del nome ALBERI!
    Ciao.

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