The hysterical sublime

Un singolo di 12 minuti di durata vale o può essere considerato qualcosa più di un solo brano? È il dilemma che attanaglia la recensione degli The Hysterical Sublime e del loro singolo, appunto, Ship. Il brano anticipa l’uscita del loro nuovo disco schedata per venerdì 3 febbraio. I nostri lanciano questo viaggio musicale della durata triplice rispetto ad un’atttesa ‘commerciale’ e radiofonica. Il che, da un certo punto di vista, già depone e loro favore. È un’azione decisamente fuori dalle righe. Ma entriamo nel dettaglio. Che cosa è Ship? È un brano che si trasforma in un excursus all’interno di un amalgama di dark wave, new romentic, tutto rigorosamente vintage, elettronica.

A questo va aggiunta una capatina nello shoegaze e nelle ambientazioni rarefatte dello space rock. Un insieme di ‘etichette’ non dicono esattamente cosa sia il disco. Danno però delle indicazioni. A livello di derivazione diretta non esiste un nome univoco. Ossia non ne esiste nessuno. Simple Red, Depeche Mode, Spandau Ballet, ma anche Aphex Twins, ma anche Sigur Ros. Insomma, elettroambient d’autore. Particolari i testi. Come asserisce la stessa band: I testi, scritti insieme a Bobby Good Evans, affrontano spesso temi legati alla psicoanalisi e alla filosofia e sono spesso accostati a riferimenti cinematografici. La musica si regola di conseguenza. Una particolarità del brano è la netta distinzione in due momenti diversi. La canzone si apre con un cantato a cappella al quale si aggiungono tastiere e basso.

Suoni lunghi, dilatati. Cantato in inglese. L’orchestrazione cresce con l’inserimento degli archi. Sale l’intensità. La voce si fa più acuta, meno flebile. Poi il cambio di passo sottolineato da esplosioni elettroniche. L’atmosfera si fa cupa. La dark wave la fa da padrona con synth e tastiere. Cure, Depeche Mode, Joy Division. Sono questa le ombre che gravano. E la cavalcata nera, sottolineata nel video dalla dominanza di tale colore, prosegue inarrestabile fino alla fine del brano. Tra le spire di questo turbine scuro si insinuano diversi elementi non usuali. Chitarre pesantemente distorte, violini non sempre melodici. Molto ben dosati ed utilizzati i cori. Fungono da accenti nel dipanarsi della canzone.

Come sempre un brano non dà la possibilità di poter esprimere un punto di vista complessivo. Di sicuro la base è molto molto buona. Particolare, coinvolgente e retro quel tanto che basta per essere trasversale. Ora non resta che attendere il resto del disco. Se riesce sviluppare questa base di certo sarà un prodotto interessante e da ascoltare con attenzione.

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