Recensione a cura di Carmine Rubicco

Probabilmente la miglior definizione possibile per questo disco la dà la band stessa: “Non c’è coerenza, non c’è una struttura stabile e sicura, ma solo dissonanze, tempi dispari, rumore”. Ed è assolutamente così. C’è tutto e non c’è niente. Metal, jazz, funky, rock, psichedelia, industrial e chi più ne ha più ne metta. Mischiato tutto assieme contemporaneamente. Ci si può serenamente dimenticare di ascoltare una canzone in forma standard con strofa ritornello che anche nel genere più brutale resiste. Qui non c’è. Come manca anche la voce. Cosa che rende ancora più ostico l’ascolto. Una certezza sopravvive tuttavia, le capacità dei due musicisti. Solo due perché solo due sono gli strumenti, batteria e chitarra. Ora pieni, ora leggeri, ora onirici, ora psichedelici. Ma sempre e solo sue restano. Come da premessa non c’è modo di dare riferimenti stilistici. Quello che maggiormente si avvicina, ma non è esaustivo, sono i Meshugga oppure i passaggi più assurdi dei Mr Bungle e dei Primus o ancora John Zorn minimalista. Per utilizzare nomi conosciuti. Se si va sui nomi meno noti le cose diventano più semplici. Vincono su tutti, come riferimento di genere, gli Zu (come giustamente evidenzia il duo) o i Mombu o i Maledetta mescalina. Un disco certo sperimentale, umorale, libero. Tutte caratteristiche a doppio taglio. Se da una parte lasciano libero sfogo alla creatività a mò di flusso di coscienza, dall’altra non aiutano l’ascoltatore a districarsi nel linguaggio utilizzato. Un ascolto consigliato a chi ama la sperimentazione, le espressioni cervellotiche e che abbia letto almeno due volte l’Ulisse di Joyce senza nessun ausilio e ci ha capito qualcosa.

CREDITS

Michele Malaguti: chitarra, dronething, RTG
Alberto Balboni: batteria, gong
Artwork: Inserirefloppino
Registrato e mixato da Enrico Baraldi presso il Vacuum Studio
Masterizzato da Claudio Adamo presso il Fonoprint Studio di Bologna.
 
Crudo” uscirà il 12 aprile 2017 su Toten Schwan, Upupa Produzioni, Vollmer Records, Oh Dear! Records, È un brutto posto dove vivere, Koe low profile distro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *