Tra ironia e battute l’artista spiega la propria visione circa la musica della fase 2

Come sarà la musica della fase 2? Live, acustica, analogica, vintage, elettronica, domestica…come è cambiato, cambierà e come sarà il lavoro del musicista da qui in poi?

Secondo me sarà un ambient-dark con testi pop/punk e uno stile visivo a metà tra Myss Keta e Nino Frassica… Si andrà incontro ad uno spostamento sempre più netto verso la virtualizzazione della performance artistica. Questo cambiamento epocale avviene non solo nella musica: la società intera, più rapida e immediata (a discapito della possibilità di percepire i contenuti a un livello più “profondo”) sta spostando pian piano i luoghi di attuazione delle proprie forme dalla piazza reale (fisica, analogica) a quella digitale (dai social alle istituzioni, passando per l’identità elettronica… la chiamano “elettronica”). Il musicista dovrà adeguarsi, ma devono farlo per prime le multinazionali stesse delle piattaforme streaming, regolarizzando i cospicui proventi e lasciando qualcosina in più agli “operai della musica”! […]

Le cose cambieranno effettivamente o, come ha detto Zerocalcare, si tornerà semplicemente “alla tristezza della nostra vita senza neppure più la scusa del virus”?

Rispondo in generale, senza considerare ciò che di autobiografico possa esserci in una frase come quella di Zerocalcare, non sapendolo. In un certo senso è vero ciò che dice, in un altro senso è vero anche il contrario. Viviamo l’inizio di un nuovo inizio (lo viviamo già da diversi anni…) e non torneremo indietro. C’è chi ci sguazza in questo mondo, e chi no. Chi si adatta resiste. Chi soccombe si abbandona alla triste (o forse l’unica vera) constatazione “così vanno le cose, così devono andare (cit. Ferretti). Chi sceglie invece di giocare la partita si ritrova a doversi arrampicare tra sciacalli e dinosauri in una giungla. Boh… Non so come andrà a finire. Però nel dubbio, sforziamoci di essere propositivi, anche attraverso l’ozio, la nulla-facenza e il tempo libero.

Troppi live streaming per un pugno di like o il solo sistema per cercare di far circolare la propria arte?

Cambia in base al tuo profilo social. I grandi monopolisti della musica, da Vasco Rossi a Calcutta (perché anche l’indie ora è mainstream) passando per i fenomeni da talent, cavalcheranno l’onda per ottenere un bel pugno di like e mantenere il loro status quo. Le medio-piccole imprese (e infine, ultimi, i parita iva come me) dovranno inventarsi qualcosa di originale, oppure rimarranno nell’ombra.Spesso il live streaming è un modo per mostrare che si è ancora in vita (artisticamente)… e sullo sfondo s’intravede un po’ di amarezza. Chi è abituato alle cose “da vivo” deve fare i conti con un nuovo sistema di comunicazione. Ma esistere in questa nuova dimensione è come trovarsi all’improvviso catapultato in una città straniera, lontano da casa. Non conta chi sei, contano i numeri. Chi ha gli algoritmi dalla propria parte vince. E allora forse dovremmo fare come Fedez che si è dato al genere business-music-imprenditoriale?

Limiti e potenzialità del settore, ossia quali mancanze e quali punti di forza ha evidenziato la quarantena?

Chi vive di live e non ha un seguito on line è spacciato in quarantena. Da qui la necessità di procurarsi i mezzi e sviluppare le abilità per convertire la performance in una nuova forma, a distanza. Ma senza l’intervento di un ”ente superiore”, questa forma di spettacolo non procurerà guadagno a molti del settore. Solo i “grandissimi” attutiranno il colpo e andranno avanti.

Questo periodo sarà servito a far capire alle persone che l’artista, o il musicista nello specifico, è un mestiere come qualunque altro e non un hobby?

Molti filosofi e pensatori nei diversi millenni di storia hanno definito la musica arte nobile e dignitosa più di qualunque altro mestiere. A me piace dire che l’artista ha sposato la povertà, e il professionismo è roba da gente che fattura… Poi mi accorgo che forse ho bevuto qualche bicchierino di troppo e sono inciampato in un’utopia. Noi – “La gente” – siamo abituati alle cose concrete, palpabili (per ovvi motivi, legittimissimi). La musica è già materialmente aria compressa/rarefatta, figuriamoci se i più riuscissero a percepirne l’essenza metafisica o anche semplicemente la sua funzione sociale e mentale. Ok, mi sono incasinato in mezzo a tutti ‘sti concetti astrusi, manco io c’ho capito niente. Però volevo dire che no, secondo me non sarà servito.

Cose da fare per rilanciare il settore?

Tornare ad avere, come nell’antica Grecia ad esempio, una concezione alta della musica; sfruttare meglio gli investimenti economici; mediazione dello stato tra gli artisti e i nuovi colossi del web che hanno in mano la musica e lo spettacolo.

Molte scuole di musica sono anche associazioni culturali, progetti per il futuro, ossia, come sopravvivranno?

Se lo Stato insegnasse l’importanza della musica (partendo magari dalla più stupida campagna pubblicitaria web/televisiva…), se la inserisse in tutte le scuole, e se le famiglie investissero per i propri figli ciò che investono per un sacco di futilità, be’ le cose un poco cambierebbero.

Una cosa che hai imparato da questa quarantena

Che probabilmente il basilico a certe temperature elevate sprigiona alcune sostanze cancerogene. Però non è manco sicuro al 100%… Della crisi avevo già coscienza, essendo essa nascosta ma presente, in potenza, da tanto tempo.

Se dovessi trovare una canzone simbolo per quello che è accaduto (non per forza contemporanea) quale sceglieresti e perché?

Per un periodo che avrebbe dovuto rivelare all’essere umano le sue stesse fragilità psichiche, denudandolo, scelgo Montesole dei P.G.R. ft. Battiato: un brano che parla de “la forza della comprensione” e dell’emancipazione mentale. Parla di amore e libeertà… Minchia, tutto!

La prima cosa che farai nel post quarantena?

Rimettere in piedi il tour di live che avevo organizzato con la Music Force per presentare il singolo Ssialaé ft. Micromega (on line su tutti gli store, mentre il videoclip ufficiale è su YouTube) e l’album in uscita tra qualche mese (“Io so essere Macchina”).

Grazie per lo spazio e per il tempo : )

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