Dopo 2 album piuttosto sperimentali (vedi discografia) in cui si mescolavano rock, rap, grime, folk ed elettronica, ha preso la strada del cantautorato folk rock. .

Il 14 novembre 2010 esce un album con la band “San La Muerte”, dal titolo omonimo, in cui Leo Pari suona, canta e compone. Le sonorità questa volta si muovono sui confini del Rock\Blues\LoFi.

Nel gennaio 2012 esce “Rèsina” un disco prodotto artisticamente dallo stesso Leo Pari in collaborazione con Marco Fabi, dove hanno suonato: Leo Pari (voce,chitarre, piano, sintetizzatori), Roberto Angelini (chitarre slide), Pier Cortese (IPad), Andrea Pesce (pianoforte), Samuele Matteucci (piano, sinth, chitarre), Emanuele Guidoboni (basso), Pietro Sinatra (batteria), Jeff Mancini (chitarre)

Con “Rèsina” Leo Pari spegne computer e campionatori e torna alle radici del folk\rock.

Oltre all’attività di musicista Leo Pari gestisce insieme ad altri amici e collaboratori uno studio di registrazione ed un’etichetta musicale dal nome Gas Vintage Records.

È autore di diverse canzoni di successo interpretate da Simone Cristicchi.

L’8 Novembre 2013 esce “Sirèna” secondo capitolo di una Trilogia iniziata con il precedente “Rèsina”. Registrato presso i Gas Vintage Studios di Roma, vanta la collaborazione di Daniele Rossi aka Mr.Coffee (già collaboratore di Niccolò Fabi e Tiromancino). Sirèna è stato mixato da Tommaso Colliva (Afterhours, The Muse, Calibro 35, Dente).

Leo Pari inoltre dal 2010 fonda l’etichetta discografica indipendente Gas Vintage Records, con sede a Roma, per la quale produce, oltre ai suoi stessi album: Discoverland (il progetto di rivisitazioni musicali di Pier Cortese e Roberto Angelini), Thee Elephant, e due compilation di musicisti della scena indipendente italiana (rispettivamente Gas Vintage Super session Vol.1 e Vol.2)

Dal 2013 Leo Pari è membro del Collettivo Dal Pane insieme a Roy Paci, Roberto Angelini, Pino Marino, Francesco Forni ed altri.

1- Da musicista a produttore. Leo Pari non si ferma mai. Fare musica in Italia dà davvero così tanta spinta, nonostante le difficoltà da più parti evidenziate?

E’uno sporco lavoro, ma qualcuno deve pur farlo. Quello del musicista oggi è un mestiere che trascende il semplice suonare bene o scrivere una canzone ed andarla a cantare in qualche club. Bisogna curare mille aspetti, è importante avere un buon booking e una buona etichetta, per quanto piccola, che sappia veicolare al meglio la proposta musicale che si interpreta. Se viene a mancare uno di questi punti allora bisogna farsi in quattro e andare a colmare con tanto impegno le lagune organizzative, anche in prima persona. Il mercato musicale forse è in crisi, ma la musica non lo sarà mai.

2- Sono molteplici le realtà italiane, oltre quelle comprese su Gas Vintage Super Session Vol. 2, che propongono musica di sicuro interesse e molto meno scontata dei colleghi stranieri. Cosa gli manca per avere il giusto e meritato riscontro?

Assolutamente nulla. Aldilà del fatto che alcune delle band che si trovano su GVSS Vol.2 sono già ben affermate nel panorama indipendente italiano e riescono a fare serate con alcune centinaia di spettatori, che oggi, posso garantire, non è poco, credo che se una band che propone davvero buona musica non ha il meritato riscontro spesso è colpa della pigrizia intellettuale degli ascoltatori. In pochi, almeno in Italia, hanno la buona abitudine di andare a ricercare le nuove proposte o di ascoltare qualcosa che non conoscono perchè non divulgato dai network radiofonici. Basta un computer e una connessione internet per ascoltare qualsiasi cosa.

3- A proposito di riscontro, com’è la risposta del pubblico?

Non sempre ottimale appunto. Girando per i club di tutta Italia posso dire che sono pochi quelli dove si può suonare con le corrette condizioni tecniche, e questo già non aiuta l’ascoltatore a stare a proprio agio, e poi spesso i locali dove l’ingresso è gratuito si riempiono di persone che vanno tanto per andare e non sanno nulla del gruppo che si sta esibendo. Secondo me è giusto far pagare un biglietto per i concerti, anche piccolo, anche simbolico, così le sale si riempiono solo di persone che sono davvero interessate allo spettacolo.

4- Le compilation, come negli anni 70, sono il futuro della musica per un produttore?

Trovo che la compilation sia un buon modo per mettere insieme della musica che, a parere del compilatore, sia interessante far ascoltare agli altri. Un tempo si facevano i mixtape a casa, sulle cassettine, e si regalavano agli amici o alla fidanzata, ed era un po’ un modo di farsi conoscere attraverso i propri gusti musicali. Resta però importante la realizzazione di veri e propri album, e per un’etichetta discografica è fondamentale avere una propria linea artistica e di stile.

5- Che cosa spinge a diventare produttore di una band, o di diverse come nello specifico?

Nel mio caso la passione allo stato più puro. Con Gas Vintage Records riusciamo a realizzare 3/4 album l’anno, e la scelta tra le decine di proposte che ci arrivano non è mai facile.

6- Un gruppo, un disco o un singolo che le sarebbe piaciuto produrre.

Ci tengo a precisare che prima di essere un “produttore” sono un musiciste e autore di canzoni. Però mi sarebbe piaciuto tantissimo vivere in Inghilterra o negli States nei ’70, quando la musica era davvero un business miliardario, e stare dall’altra parte del vetro mentre registravano gli Stones, o che so, i Supertramp.

7- Se Leo Pari fosse nato vent’anni prima avrebbe fatto sempre il musicista?

Molto probabilmente sì.

8- La gioia più bella e quella meno della sua esperienza in campo musicale

La gioia infinita che si prova quando si finisce un disco, quando chiudi il mix dell’ultima canzone, è dificile da descrivere; ti piace quello che ascolti senti di aver fatto il tuo dovere. E’ invece frustrante quando uno studente universitario che si atteggia a “critico” e che non ha mai imbracciato una chitarra in vita sua, fa una recensione con superficilaità di un lavoro che è costato tanta fatica. Non è tanto la critica negativa, che ci puo’ stare, ma il parlare di un disco con aria di sufficienza a farmi davvero rammaricare.

9- Domanda Tempi Dispari, una domanda che non le hanno mai posto ma che le piacerebbe le fosse fatta?

Tempi Dispari è anche il titolo di una mia vecchia canzone. Non mi hanno mai fatto domande tecniche su come era stato realizzato un particolare suono o che tecniche di registrazione avevo utilizzato. Ecco, mi piacerebbe un’intervista super dettagliata sugli aspetti tecnici della realizzazione di un disco, chissà se interesserebbero le risposte….

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