In scena lo spettacolo degli allievi de “La musica indietro”, corso di canto tenuto da Gabriella Aleo presso la Melody Music School, dedicato quest’anno alla musica degli anni ’50 e ‘60

Testo a cura di Francesca DI Ventura

In questo silenzio non esiste altro che la musica, il vostro canto è il mio, siete anima e musica insieme. Fare musica vuol dire gioia eterna, dona arte al vostro spirito, insieme abbiamo affrontato le difficoltà, nota per nota, ogni vostra crescita è anche la mia, perché io imparo da voi e voi da me. Un anno meraviglioso, condiviso, perché la musica è condivisione, e ci fa battere il cuore, ci fa sentire speciali, ed è la colonna sonora di ogni attimo che viviamo

Queste le parole di augurio della maestra Gabriella Aleo ai suoi ragazzi il giorno prima del loro debutto nella prima dello spettacolo “La musica indietro”; nell’ambito del saggio di fine corsi della “Melody Music School”, ove Gabriella è docente di canto.

Diplomata in canto presso il Conservatorio di Musica Stanislao Giacomantonio e con una laurea in Dams presso l’UNICAL, Gabriella Aleo  artista d’opera e rock e vocal coach insegna presso la Melody Music School dal 2008, dove ha dato vita ad un laboratorio di canto chiamato “La musica indietro”; dedicato quest’anno alla musica anni ’50 e ’60.

Il medley de“La musica indietro” anno 2015, tenutosi mercoledì 1 Luglio presso il Conference Center Sgm di via Portuense, ha ottenuto unanime consenso, spiccando per originalità, capacità di coinvolgimento dello spettatore, livello di preparazione degli artisti, cura della scenografia e dei costumi.

A dispetto della scelta degli altri insegnati della scuola di far esibire i propri allievi in performance singole, il medley de “La musica indietro” ha ravvivato l’evento, portando dinamismo, freschezza, colore, espressività. I ragazzi della Aleo si sono magistralmente districati in un susseguirsi di brani in cui, con una coesione ed un sincronismo lodevoli, si sono passati il testimone (gli archetti inizialmente previsti sono stati sostituiti da un unico microfono wireless per problematiche tecniche) supportando con coreografie minuziosamente studiate le performance dei singoli.

Il medley si apre con il gruppo al completo che interpreta “Rock around of clock” di Bill Haley & His Comets. I ragazzi appaiono subito disinvolti, ben disposti sul palco, perfettamente calati nei personaggi, e in sala tutti gli spettatori vengono traslati indietro nel tempo, quando in Italia le ragazze masticavano chewing gum leggiadre nei loro abiti a pois dalle ampie gonne e i loro capelli cotonati sorretti da nastri, e i ragazzi imitavano James Dean ammiccando all’America delle grandi star di Broadway.

Il pezzo sfuma per lasciare il passo a “Twenty Flight Rock” di Eddy Cochran, interpretata qui da un impeccabile Andrea Albieri, che resta ancora protagonista con “Hound dog”. La somiglianza della voce di Alberi con il grande Elvis the Pelvis Presley è, con il dovuto timore reverenziale, impressionante.

Adrenalina allo stato puro con Curzio Pratillo in “Great ball of fire” di Jerry Lee Lewis. Contornato dai compagni scatenati nel ballo, Pratillo regala una grande performance canora arricchita da un controllo scenico degno di nota.

A seguire la pregevole interpretazione di Anna Maiorani della romantica “Lipstick on your collar” di Connie Francis. Anche qui, si apprezza la bellezza dell’accostamento del brano al timbro della solista.

Uno spigliato Giordano Mizzoni regala una versione molto gradevole di “Diana”, un brano reso celebre nel 1957 da Paul Anka.

A fronte di grandi interpreti maschili, le donne de “La musica indietro” sono vere regine. La loro versione corale di “Tintarella di Luna” di Mina le fa brillare sotto i riflettori, nella amalgama squisita delle voci e delle tonalità.

E’ di nuovo la volta di Curzio Pratillo, e la sua “Tu vo fa l’Americano” di Renato Carosone lo conferma un interprete spigliato, consapevole, perfettamente a suo agio.

Segue un brano di grande effetto, grazie al fascinoso timbro di Carol Maritato. E’ “Locomotion” di Little Eva, reso ancor più gradevole dal coro femminile davvero squisito.

Torna Andrea Albieri, ed è ancora Elvis, con la famosissima “Jailhouse rock”. Il testimone passa quindi ad Arianna Giuliani, una voce elegante quanto ben controllata, in “By my baby” di The Ronettes, impreziosita da azzeccatissimi cori.

Giordano Mizzoni si ripropone con una trascinante versione de “La Bamba” di Ricthie Valens. A seguire un emozionato e divertente Massimo Maggi nella celebre “24000 baci”, colonna sonora degli anni ’60 Italiani portata al successo dal molleggiato Adriano Celentano.

Anna Maiorani diletta il pubblico con una versione davvero pregevole di “Will you still love tomorrow” di The Shirelles.

Liliana Valente è il classico esempio di un talento naturale che, da energia potenziale, si trasforma in cinetica grazie allo studio della tecnica. La sua interpretazione di “Shout” di Lulu va oltre il livello amatoriale.

Buona performance di Cinzia Berghella in “I’m a believer/Io sono bugiarda” di The Monkees/Caterina Caselli. La Berghella mostra notevole senso ritmico e un gran bel timbro.

Carol Maritato e coro regalano grazia e leggiadria in “Dadoo ron ron” di The Crystals.

Menzione speciale per Arianna Giuliani in “You cant’hurry love” di The Supremes. La Giuliani ha voce, sorriso, empatia con il pubblico.

Non si smentisce restando all’altezza della sua precedente performance Liliana Valente, nella sua divertita e divertente versione di “Geghegè” di Rita Pavone.

Non potevano certo mancare i baronetti della musica di quegli anni, i Beatles, e i ragazzi li omaggiano con un piacevole mini medley di “She loves you”.

A seguire un trascinante Massimo Maggi in un brano-manifesto del rock, “Satisfaction” dei Rolling Stones, onorati da Maggi con una T-shirt recante il loro logo, la famosa bocca con linguaccia. Presente anche Lucio Battisti con la sua “Dieci ragazze per me”, interpretato coralmente, cosi come la solare “California Dreamin’” dei Mamas and Papas. Chiude in stile Cinzia Berghella, circondata da tutti i suoi compagni, nella sua versione di “Proud Mary” di Creedence Clearwater.

Il pubblico esplode in uno scrosciante applauso, che non gratifica solo i talentuosi artisti, ma prima ancora la mente di questo spettacolo, curato nei dettagli, perfetto nella appropriatezza della scelta dei brani e della loro attribuzione, coinvolgente in modo totalizzante. Un “bravo!”, come si usa nei teatri sui cui palchi è avvezza a brillare, a Gabriella Aleo. A volte guardando indietro si sa essere più che mai moderni.

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