Di ‘crossover’ tra musica celtica e metal, il panorama musicale è pieno. Non fa quasi più notizia.
Meno abituati siamo all’unione tra tradizione mediterranea e rock o metal. In questo caso più punk direi. È il caso di Sangu, di Fabio Macagnino. La base è quella tradizionale mediterranea, calabra per la precisione, con tanto di strumenti locali come lira calabrese, mandola, pipita unita ad andamenti davvero punk, rock, rumorosissimi. Non ci si aspetti chitarre distorte modello Pantera, o terzine di cassa. Ci sono invece ritmi incalzanti, forsennati, trascinanti. La durata stessa dei brani è punk. Tutti di una durata poco superiore ai tre minuti. Il tutto tenuto assieme dal cantato vernacolare. Scelta azzeccata in quanto dona ancora più ritmo all’insieme. Per chi non è avvezzo al gergo dialettale non c’è nessun problema. L’emozione travalica l’ostacolo. Esasperando un esempio è potrebbe essere come ascoltare Jrock. Non si capisce proprio tutto, ma piace.
Ma non ci sono solo corse sfrenate a base di taranta e tarantella. Ci sono anche momenti più delicati, onirici.
Tirando le somme, questo di Macagnino è un disco sicuramente rock, diretto, ‘sporco’ che potrà da fastidio solo alle orecchie di chi non vuole uscire dalla propria comfort zone musicale. Il che è un vero peccato.