Uncle Watson's Widow

E anche sulla distanza, ossia il disco nella sua interezza, per gli Uncle Watson’s Widow, resta saldo il punto di vista: sole, sabbia, caldo e deserto. I nostri non si smentiscono in nessuna traccia. È in particolar modo la voce di Bekkah Moss a contribuire. Calda, avvolgente, sussurrata più che cantata, anche seni brani più duri. Le venature blues si moltiplicano di traccia in traccia sottolineando ancor di più il lato passionale della band. Allo stesso modo fanno la loro comparsa influenze country e di cantautorato a stelle e strisce.

Ogni canzone è una storia ambientata in unna domenica pomeriggio in un caldissimo paesino al confine col deserto. Non è certo la noia a dominare quanto il caldo, i racconti che animano le strade, la passionalità di chi li ha vissuti. Si mantiene abbastanza bene anche la produzione per la quale, tuttavia, si deve fare un appunto. In diverse canzoni gli a solo di chitarra restano troppo sotto, quasi soffocati, dalla base strumentale. Quasi si fa fatica a sentirli. Ed è un peccato. Sono a solo bluesaggianti con quel tocco di melodia alla Satriani che non guasta, anzi. Pure in questo caso, mei note sparate alla massima velocità. Sempre fraseggi circostanziati, animati da altri ‘artifici’ tecnici che non la rapidità di esecuzione. Banding, armonici e slide la fanno da padrone.

Un plauso va alla sezione ritmica che con semplicità ed efficacia riesce a formare dei tappeti notevoli. In particolare evidenza il basso. Molto azzeccata l’alternanza di voce maschile e femminile che in più di un’occasione duettano. Questo dona ancora più dinamicità all’intero lavoro che presenta, come in Nasty Dogs Funky Kings Precious Grace, inserti inattesi.

Molto ben studiati anche i soni acustici che fanno capolino qua e là. Riportano un po’ agli anni ’80 delle super ballate hard rock.

Tirando le somme. L’ascolto dell’intero disco non fa che confermare la prima impressione. Passione, calore, sole, deserto e moto. Un disco indicato per tutti coloro i quali sognano l’estate ma sono in pieno inverno, e meteorologico e personale. Un lavoro che scorre via senza un intoppo, capace di rimetter in equilibrio una giornata nata storta.

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