loyal cheaters

Reduci da un recente tour in territorio svizzero, i Loyal Cheaters sono portatori sani di potente hard rock contemporaneo con sfumature 80’s. Al loro attivo un album, Long run, all dead, i nostri si stanno prodigando per promuovere la loro proposta e spargere il germe del rock and roll. In questa intervista si raccontano. Narrano delle loro origini, di ciò che è avvenuto in tour, del loro concetto di underground e mille altre spunti. Una band da conoscere, ascoltare e, soprattutto, vedere dal vivo. Un’intervista tutta da leggere.

Una presentazione per chi non vi conosce

Ciao a tutti i lettori di Tempi Dispari! Siamo i The Loyal Cheaters, Turbo Rock N Roll band Italo-tedesca, ispirata e sedotta dal sound 70s di band come Runaways, Slade e l’action rock scandinavo. La band, capitanata dalla raspy voice di Lena McFrison, ha rilasciato a febbraio 2022 l’album di debutto “Long Run … All Dead!” pubblicato su Dead Beat Records (USA).

Partiamo dall’inizio: come è nata la band?

La band nasce al termine di una serata trascorsa ad una festa dove Richie (batterista) e Lena (cantante/chitarrista) dopo ore di chiacchiere e un po’ di amarezza per la situazione musicale in cui orbitavano in quel momento erano giunti alla conclusione che dovevano provare a fare un progetto nuovo.

Si conoscevano già da tempo e avevano già le idee chiare su quello che avrebbero voluto e dovuto fare, così si sono dati appuntamento in una sala prove e hanno iniziato a strimpellare pezzi che erano stati scritti anni prima, riesumati per l’occasione. Una volta constatato che c’era chimica, si sono concentrati sulla scrittura della prima parte del disco per poi arruolare Max (chitarrista) e Tommy (bassista) con cui è stato sfornato “Long Run…All Dead”.

Il genere che suonate, scelta, casualità o è semplicemente emerso da solo?

Il genere che suoniamo è praticamente emerso fuori da solo spontaneamente, ognuno di noi ha ispirazioni e modelli musicali differenti seppur il minimo comune denominatore rimane lo stesso, per cui è stato facile trovare armonia tra le varie idee durante la composizione.

Il vostro ultimo lavoro in studio ha dentro molta voglia di ribellione. È un sentimento che sentite comune nelle persone?

No non tanto, con l’avvento di tutta questa tecnologia le persone si sono un po’ ” impoltronite” perdendo la voglia di andare ai concerti e supportare la scena. Si pensava che dopo 2 anni di pandemia la necessità di riscattare i propri diritti fosse prioritaria invece il “faccio tutto con un click” ha avuto il sopravvento annullando definitivamente quella grinta e necessità di evadere che contraddistingue il rock n roll. Rockeggiamo, col telefonino…

I vostri testi da cosa sono ispirati?

I testi sono tutti ispirati a storie passate che abbiamo vissuto e che ci hanno segnato, sia in positivo che in negativo. Le canzoni racchiudono un po’la frenetica voglia di fare, di vivere il presente e soprattutto di libertá individuale. Allo stesso tempo, alcune riflettono la consapevolezza della propria strada da affrontare, una specie di epifania in cui il protagonista ha giá oltrepassato la fase di negazione ed è pronto a combattere i propri demoni. Non a caso, il titolo dell’album, è anche il motto dei Loyal Cheaters: tocca fare le cose (bene) ora, che ad aspettare mesi, anni, decenni, la vita scorre veloce e magari siamo giá sotto terra.

Come nasce una vostra canzone?

Le nostre canzoni nascono quasi sempre da un’idea, da un riff o una jam in sala prove, dopodiché cerchiamo di portarlo avanti nella maniera più spontanea possibile, stare al servizio del pezzo e fare quello che chiama, senza aggiungere elementi “giusto per”.

Qual è, secondo voi, il punto forte del rock?

Il punto forte è il potere d’ aggregazione che lega le persone ad esprimere insieme, senza limitazioni, quello che con sole parole non si riesce a dire. Soprattutto, il mondo underground del rock è piuttosto inclusivo e aperto a tutti, non è un club esclusivo. Sono tutti i benvenuti!

E il suo punto debole?

La debolezza è la facilità con cui persone sbagliate possono usarlo per concetti o filosofie inappropriate e superficiali.

Vivete di musica? Se non è così, vi piacerebbe?

No, al momento è il nostro secondo lavoro ma stiamo facendo di tutto per renderlo primo. 

Cosa manca in Italia perché il musicista sia considerato un lavoro e non un passatempo?

In Italia manca la serietà, ma soprattutto manca un pubblico aperto e curioso alle novitá, parlando ovviamente di grandi numeri. Non a caso, le principali radio italiane passano sempre i soliti artisti da decenni, o l’ultima trovata commerciale che è giá stata testata all’estero. Difficilmente nelle radio si prova a lanciare qualcosa di nuovo e meno conosciuto, manca la ricerca e la voglia di scoperta. Per chi porta musica propria live è ancora piú difficile, perché molto del pubblico italiano è abituato a sentirsi i tributi ed è meno attento alle novitá.

Il tour come è stato? Come ve lo sareste immaginato? Meglio? Peggio?

E’ stato proprio come immaginato (forse anche meglio delle aspettative)! Tantissimi chilometri, tantissime birre, un sacco di nuovi amici, problemi da risolvere “last minute”, tanta fatica, ma soprattutto adrenalina a mille ogni sera!

Siete appena stati in tour, un momento particolarmente ilare?

Un tour, una sitcom! Che parte da ogni risveglio al mattino fino al raggiungimento di un letto. Forse il momento che ci ha fatto piú ridere, e su cui abbiamo scherzato per tutto il resto del giro, è stata la scelta di un pranzo inusuale. Eravamo a Zurigo in pausa e ognuno è andato a comprarsi qualcosa per conto proprio con l’idea di rivederci al parcheggio. Chi ha preso hot dogs, chi panini, chi piatti etnici. E poi è tornato al furgone Max (chitarrista) con in mano solo dei pomodorini nella plastica – quelli del supermercato. Senza pane. Senza formaggio. Senza niente. Ha deciso che il suo pranzo sarebbero stati dei meri pomodorini Svizzeri.

Il vostro concetto di underground?

Abbiamo un’idea molto solida del termine “Underground”, come sicuramente tutte le altre band affini a noi in questo settore.

Probabilmente l’Underground è la parte più importante nella musica di ogni tipo, vedere band local in piccoli locali, organizzare serate insieme, imparare sempre qualcosa di nuovo da chi è da più tempo in giro.

Importante dire anche che nell’Underground non sempre ce la si passa bene, sia economicamente che soprattutto emotivamente; quindi, ascoltare un prodotto di una persona che ha realmente qualcosa da dire vale molto di più rispetto ad altri che sono mossi come marionette.

In particolare, in Italia abbiamo un panorama Underground che ha molto valore, sia nel Rock N Roll, che nel Prog o nel Metal.

La sua ‘malattia’ peggiore? La cura?

L’unico aspetto negativo che può avere questo movimento sta nelle persone, o meglio, nella sensibilità delle persone. Ciò vuol dire non per forza dover bollare altri generi musicali, o il mainstream, perché ovviamente c’è del buono dappertutto!

Questo problema purtroppo è dato dal fatto che chi merita veramente un posto in questo settore, spesso non ce l’ha e ciò fa scaturire nelle persone un sentimento di odio verso chi magari è riuscito (sia per merito o no) ad ottenerlo.

La cura? Dare visibilità a tutti e premiare chi merita veramente qualcosa, praticamente utopia…

Una band underground che consigliereste?

Ci sono tante band di cui abbiamo molta stima e che ci piacciono. Un gruppo delle nostre zone tra le colline romagnole che consigliamo sono assolutamente gli Small Jackets!

Una mainstream che ancora vi stupisce?

Abbiamo visto live gli Hives e sono stati fenomenali, attendiamo con ansia il loro prossimo disco che dovrebbe uscire a breve.

Ieri l’idea, oggi il disco, e domani…

Siamo in cantiere per un nuovo disco, entreremo in studio questa estate… Non abbiamo ancora una idea di quando uscirà ma speriamo di farvelo sentire presto!

Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta?

Avete mai litigato? E la risposta la daremo se mai ci verrà chiesto!

Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?

Che domandona! Beh ognuno di noi sicuramente potrebbe rispondere in maniera diversa, ribalterei la domanda però, piuttosto che un intervista sarebbe molto più intimo sedersi allo stesso tavolo condividendo una buona bottiglia di vino, ciò renderebbe tutto molto più divertente! Con chi? Beh varrebbe la pena fare due chiacchiere con i Led Zeppelin, a detta di molti coloro che hanno veramente scalato la montagna della musica e a detta di noi, il punto più alto che essa abbia mai raggiunto. Sarebbe bello chiedergli cosa provassero ad essere loro stessi in un momento in cui hanno dato voce ad una generazione che obiettivamente non ce l’aveva e che continuerà ad influenzare le generazioni future.

Sarebbe interessante anche chiedergli come facessero a creare quella magia sul palco, facendola sembrare quasi un rito Woodoo! Ci sono storie che peró non possono essere raccontare, perciò rimaniamo col mistero!

Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge

Grazie mille per il tempo dedicato a noi! Supportate le giovani band per non fare morire l’underground, andate ai concerti, divertitevi e rock’n’roll! 

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