hyndaco

A metà strada tra i primi Pink Floyd e il post rock. Qui si pongono gli Hyndaco con il loro album di esordio Starship Dubbies. Un sound che pesca a piene mani dai primi due dischi di Gilmour e soci portando il risultato in un contesto contemporaneo. Ossia attraversando il tempo, introitando ciò che di positivo ha rilasciato la psichedelia nel corso degli anni. Fino a sfociare nello space rock e nel post rock. Questo come coordinate stilistiche indicati.

E si, perché nelle tracce si possono trovare anche riferimenti più contemporanei come Oasis, il brith pop, echi funkyeggianti che richiamano la dance di fine anni ’70. La title track ne è un chiaro esempio. Il tutto a servizio della melodia. Davvero notevole la produzione. Ha saputo ottimamente porre i giusti accenti sui punti salienti del sound dei nostri lasciando il giusto margine di profondità. Operazione riuscita senza impastare i suoni. Un primo passo molto buono per i nostri. Ma essendo un primo passo porta con sé margini di miglioramento. Guai se non così non fosse. Vorrebbe dire per la band rischiare o di peggiorare o di riproporre per i prossimi 3 dischi la medesima formula. Ciò che c’è di migliorabile è la derivatività dei brani.

Un po’ come accadde con il primo disco dei Black Crowes. Un ottimo lavoro con il solo difetto di avere al proprio interno linee di riferimento troppo nette. Ciò nulla tolse alla band cher con il disco successivo, fece un grande passo avanti verso il proprio stile. Per gli Hyndaco credo sia la stessa cosa. Ci sono spunti, ottimi presagi, ma si dovrà aspettare il prossimo lavoro per poter dire qualcosa. Il songwriting risulta efficace e è di questo che si ta parlando. Si parla di personalità. Tra le 5 tracce quella più interessante risulta Lubber. Centrata sul basso, la canzone evolve molto bene su binari non scontati. L’utilizzo degli armonici per il tema portante è davvero azzeccato. Come azzeccata è l’apertura con la voce femminile che più che cantare, vocalizza. Il brano poi cresce ancora di intensità per sfociare in un finale elettrico coinvolgente.

Per tutto il cd una menzione va alla sezione ritmica, mai doma e sempre prolifera di soluzioni personali

In conclusione:

un disco decisamente interessante questo degli Hyndaco. Prima di poterlo apprezzare del tutto vanno fatti ripetuti ascolti. Non è un disco ‘statico’, non lo si può comprendere al primo ascolto. Non è un lavoro per chi cerca novità, attualmente. È però un full lenght per chi è alla ricerca di gruppi che le novità le potranno proporre nell’evolvere della carriera.

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