Molto probabilmente il modo migliore di ‘gustare’ questo ‘Movin’ degli Urban Fabula, è il contesto live. Ci sono ottime possibilità che dal vivo il disco, i brani prendano vita trasportando gli ascoltatori in terre tanto lontane quanto è profondo l’animo umano.

A sorreggere il viaggio di questo aereo che si perde al tramonto c’è il jazz. Ma non il jazz come lo si potrebbe comunemente intendere. È jazz in salsa mediterranea. Sarà la provenienza trinacride dei tre musicisti, ma la musica mediterranea domina il disco.

O, per meglio dire, fa da nocchiera nel mare nostrum delle note. La mediterraneità del progetto si evince soprattutto dai ritmi, prima che nelle armonie. È la sezione ritmica, intesa come lavoro ritmico di ogni singolo strumento e non come formata solo da batteria e contrabbasso, a colpire maggiormente.

Qui si insedia anche un discorso di fruibilità del disco, per molti ma non per tutti. I cambi di ritmo, di andamento, di atmosfere, a volte sono talmente repentini da lasciare disorientati. Anche là dove pare essere tutto lineare, ci si accorge, magari non al primo ascolto, che non è così.

Tempi dispari, tempi composti, contrappunti, opposizioni, cadenze evitate, sono solo alcuni degli ingredienti che il trio mette in campo. Tuttavia non è mai un mostrare fine a se stesso, un ostentare, quanto un naturale modo di esprimersi. Per questo i componimenti, probabilmente, renderanno meglio in fase live.

Sulla tecnica espressiva e concreta dei tre non si può dire nulla. Solo chi ha piena padronanza dello strumento può esprimersi come gli Urban Fabula. Solo chi sa esattamente cosa vuole dire, può sapere anche come dirlo. Pur nella coerenza stilistica, non esistono luoghi comuni in questo disco.

Dove ci dovrebbe essere una fine, c’è invece un nuovo inizio. Dove ci aspetterebbe un certo suono, ce n’è invece un altro. I chiaroscuro si susseguono con grande fluidità e maestria. Nessuno strumento dominante ma un perfetto equilibrio tra i tre.

I brani sono tutti strumentali, eccezion fatta per Yoro Ndao (voce narrante in Yoro) e il coro di bambini del C.E.S.M. (Centro Etneo Studi Musicali) di Aurora Leonardi (in Manu). Plauso anche alla produzione che è riuscita a dare il giusto corpo a tutti gli strumenti e a mantenere, per quanto possibile, una dimensione live.

In definita questo degli Urban Fabula, è un gran bel disco. Né per molti né per tutti. Adatto non ai palati fini nel senso di puristi, ma neppure agli amanti del crossover esplicito. Più che altro consigliato a chi ama la musica e vuole scoprire soluzioni inusuali.

A concludere la cavalcata verso i confini dell’animo e verso altre culture diverse e distanti da quella occidentale, ci ha pensato il vento con una magnifica cover di Englishman in New York di Sting.

TRACKLIST:
1. VALUE OF DUTY
2. CIRCLE
3. YORO
4. OPPORTUNITY THE ROVER
5. JET LAG
6. MANU
7. CUBANITO
8. ENGLISHMAN IN NEW YORK

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