weekend cigarettes

I Weekend Cigarettes confermano appieno le aspettative. Il loro The chosen one è un gran disco di punk rock. Come per i singoli che lo hanno preceduto, i riferimenti sono i grandi nomi del genere. E come per i singoli, la band non si è adagiata sul già sentito. Tutt’altro. Il cd è un mix di influenze che spaziano dal punk rock, appunto, transitando per l’hard rock e l’indie. Il tutto, perfettamente amalgamato. Si tratta di 10 tracce dirette, crude, per quanto riguarda i testi, tuttavia caratterizzate da una fortissima componente melodica. I ritornelli sono perfetti da essere eseguiti in sede live e per stamparsi in testa.

Easy listening ma non banali. Come non banale è la confermata capacità tecnica della band. I passaggi tipici del genere sono mutuati dalle influenze sopracitate che donano un sapore del tutto personale. Una menzione va alla voce. Perfettamente circostanziata, ottimamente messa in evidenza dalla produzione. Il che non significa che è ‘fuori’ dalla base strumentale. Anzi. Al contrario. È perfettamente inserita in essa fungendo da strumento in più. Il disco apre subito mettendo le cose in chiaro con la già conosciuta Your life in gettin over. La seconda And i, mantiene alto il ritmo ma presenta maggiori variazioni di tempo. Alternanza di frangenti più lenti, alcuni accompagnati da chitarre crunch, dà il giusto movimento al brano. In Over the lies viene evidenziato il basso per l’introduzione.

All’interno della canzone stop and go riportano la mente agli anni ’90. A farla da padrona resta sempre la capacità melodica dei nostri. Molto azzeccato il break del ‘solito’ basso a ¾ della canzone che poi vola verso il finale trascinata dal ritornello rafforzato dal controcanto. Arriva poi See the sundown. Uno dei brano più ‘metal’ del disco. Fa la sua comparsa una ritmica più serrata, meno aperta, con le due chitarre che si separano andando a formare un tappeto rimico davvero trascinante. Come back home rallenta un po’ il ritmo, almeno apparentemente. Infatti dopo in intro solo chitarra e voce, la canzone accelera per poi mantenersi su un mid tempo gradevole e azzeccato. Ottimo il lavoro di batteria, percussivo in diversi passaggi. Enfatizza nel migliore dei modi il testo e l’andamento narrativo.

Il testo è una denuncia della situazione dei migranti. È presente anche in questo brano quello che potremmo definire una sorta di firma dei nostri. Un rallentamento prima della chiusura del brano con il ritornello. Una tecnica che torna più volte all’interno del disco. È il momento della più diretta e hardcore Replace. Il brano parte sparato per poi rallentare sotto i colpi della ritmica delle chitarre. In questo brano le componenti più classiche del genere si fanno sentire maggiormente. Compreso lo special del baso prima del finale portato sempre a velocità sostenute.

La nuova April come again si tinge si nero. Il brano apre in modo più chiuso rispetto agli altri. Tutta le sezione ritmica, aiutata dalle chitarre, si fa pesante, lenta (non doom). Bravi i Weekend a sorprendere l’ascoltatore con un aumento di velocità inatteso. E il crescendo non si ferma fino alla fine, soprattutto a livello di intensità. La velocità cambia ancora prima del breve solo di chitarra. La seguente Mars mantiene le coordinate precedenti con l’aggiunta di un ritornello molto ben riuscito. Il basso torna presente in Box of milk, penultimo brano del disco. Punk rock allo stato puro. Chitarre caratterizzate da accordi aperti, lunghi, melodici, fanno da sottofondo ad un’ottima resa della voce. Giunge così l’ultima Walking Away. Il brano su cui si può più pogare. Ritmiche serrate, alternarsi di lento veloce, voce incalzante, melodia a tonnellate. In sede live deve essere molto trascinante.

Concludendo: i Weekend Cigarettes hanno mantenuto le promesse. Anzi, hanno fatto anche meglio. Punk rock diretto e sincero. Da saltare si, ma non dai testi così leggeri. Ballare per pensare diceva qualcuno. I Weekend Cigarettes hanno fatto tesoro di questo detto applicandolo ad una grande seziona strumentale. Un disco adatto a tutti ma in particolar modo a chi non vuole solo festeggiare.

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