Intervista di Andrej Surace

Se la competizione si giocasse solo sulla qualità, sarebbe uno sprone per tutti

I New Disorder raccontano i cambi di line up, il nuovo disco, la loro strategia di marketing e i loro suggerimenti per ottimizzare la scena live romana

New Disorder è energia.  Questo è il primo aggettivo che viene in mente di fronte al loro ultimo lavoro “Straight to the pain” fresco di uscita per l’etichetta Agoge Records. Ma ad un ascolto attento emergono anche pulizia di suoni, tecnica e cura degli arrangiamenti propri di bands di caratura internazionale. Francesco Lattes, frontman di una delle band più attive dell’underground romano, racconta come il sound dei New disorder si sia evoluto nel tempo e come la band si sta muovendo per promuovere il nuovo album.

1 – L’uscita di “Straight to the pain” porta i New disorder verso un generale indurimento di suoni  e una maggior complessità nella struttura dei brani rispetto al precedente lavoro “Dissociety“. Ritieni che sia una naturale evoluzione del vostro sound oppure è una scelta voluta a tavolino?

FL: L’una e l’altra.  “Dissociety” era un album in cui si percepivano 2 anime nettamente distinte: la prima fondata su stilemi prettamente alternative/rock, l’altra (più evidente negli arrangiamenti ed in alcuni passaggi più “estremi” presenti in alcuni brani) vicina al metal contemporaneo. Il cambio di line-up avvenuto dopo l’estate 2013, con l’inserimento di elementi che hanno dato un contributo importante alla stesura del nuovo materiale, sia in termini compositivi che di arrangiamento, ha amplificato ulteriormente la matrice metal del progetto, definendo in maniera del tutto naturale il nuovo sound dei New Disorder.

2 – Siete passati dalla Revalve Records alla Agoge Records. La scelta di cambiare etichetta per il nuovo disco ha contribuito a modificare il sound dei New Disorder?

FL: Assolutamente sì, anche perché tutte le fasi di registrazione, editing, mix e mastering dell’album hanno avuto luogo negli studi della label, sotto la guida del produttore Gianmarco Bellumori con il quale abbiamo lavorato a stretto contatto, definendo di comune accordo le scelte che hanno portato al risultato finale, di cui siamo pienamente soddisfatti.

3 – Com’è nato “Straight to the pain” e quando avete sentito il bisogno di registrarlo.

FL: I brani hanno avuto una gestazione di circa un anno o poco più. Praticamente già dopo l’uscita di “Dissociety” era nata (con la precedente formazione) la necessità di produrre nuovo materiale. Con il cambio di line-up l’esigenza è stata ovviamente ancora più forte, anche perché volevamo dimostrare al pubblico che, oltre che sul fronte live, eravamo vivi, vegeti, produttivi ed evoluti anche dal punto di vista compositivo.

4 – Quali sono le vostre influenze musicali e come le gestite in fase compositiva.

FL: Ognuno di noi ha le sue personali influenze e relative preferenze in termini di ascolti, anche molto differenti tra loro. Tuttavia siamo consapevoli di far parte di un progetto che deve necessariamente avere un suo “inquadramento”, sia pure con i dovuti personalismi. Fino ad oggi abbiamo cercato di trarre il meglio, in termini di ispirazione, dalle passioni musicali che abbiamo in comune, che, tradotte in nomi illustri, rispondono a : System Of A Down, Killswitch Engage”, Trivium, Dream Theater, Faith No More, Alter Bridge. Poi ovviamente ognuno inserisce la propria personalità, frutto delle proprie preferenze, all’interno di questo telaio comune.

5- Come la dipartita del chitarrista Alex Trotto dopo l’uscita dell’album ha impattato sulla band. Parlaci del sostituto Alessandro Cavalli.

FL: Alex ha dato molto alla band, sia in ambito live che in fase di composizione, arrangiamento e registrazione del nuovo album. Abbiamo passato momenti splendidi in tour durante tutto lo scorso anno, macinando migliaia di km e condividendo moltissimo, anche oltre la musica. Purtroppo ha dovuto lasciare la band per problemi di natura personale e logistica a causa dei quali non avrebbe potuto garantire completa disponibilità durante le date italiane ed estere. Fortunatamente ci siamo imbattuti in Alessandro Cavalli, chitarrista mancino di grande talento e duttilità che in tempi rapidissimi si è perfettamente integrato nel gruppo. Abbiamo già avuto il piacere di averlo con noi nelle ultime 5 date del tour italiano 2015 ed è stato praticamente perfetto! Oltretutto è di una simpatia travolgente, una di quelle persone dotate di grande senso dell’humor e di una risata contagiosa, tanto che anche i nostri fans lo hanno accolto alla grande da subito. Si aggira spesso per i live club capitolini a fare divertentissime recensioni semiserie delle esibizioni degli artisti raccontando con stile irriverente situazioni ed aneddoti che si verificano durante le serate. Siete avvisati!

6 – Pensi che il concerto possa ancora servire come trampolino di lancio per una band nell’epoca di internet oppure si suona live principalmente per appagamento personale?

FL: Il live è il momento in cui il musicista si misura direttamente con il pubblico e può verificare l’appeal che ha su di esso. Per una band emergente, a meno di non avere milioni da investire in pubblicità massiva e costosissime campagne radio-televisive, non c’è altra via se non quella di entusiasmare il pubblico durante le proprie esibizioni live. In questo modo la band ha la possibilità di farsi ricordare, di accrescere la propria schiera di followers, di far sì che qualcuno acquisti il CD o scarichi l’album dalle varie piattaforme digitali. Una band emergente che ha qualcosa da proporre non può certamente limitarsi a rilasciare un disco e poi promuoverlo con il classico “spam” sui soliti noti social. Anche perché sarebbe impossibile differenziarsi da tutte le altre band che fanno esattamente la stessa cosa, dimenticando che l’ascoltatore medio, subissato da tanta nuova musica da ascoltare e non avendo materialmente la possibilità di prestare attenzione a tutto, non avrà mai la possibilità di discernere con criterio ciò che vale da ciò che non vale il proprio tempo.

7 – L’underground musicale romano è molto prolifico e genera una sorta di competizione senza mezze misure. Trovi  sia positivo oppure no l’atteggiamento di “mors tua, vita mea” di molte bands romane?

FL: Ben venga la competizione, se questa si giocasse esclusivamente sulla qualità. In tal caso sarebbe uno sprone a lavorare proficuamente su sé stessi per offrire al pubblico un’esperienza di livello sempre più elevato durante gli show. Ciò che trovo deprimente, invece, è il fatto che se nella nostra città si organizza per tempo un evento di rilievo in una determinata location, dopo pochi giorni spuntano come funghi altri eventi simili al solo scopo di “drenare” pubblico. Questa politica danneggia non solo le band, ma anche i locali e, soprattutto, il pubblico che si trova a dover scegliere, rinunciando magari a partecipare ad un evento interessante perché, magari, da un’altra parte si esibisce la band di amici. Capita spesso di vedere week-end in cui il venerdì sono in programma 4-5 eventi molto simili tra loro ed il sabato nulla, o viceversa. Con un po’ di collaborazione ed un minimo di rispetto in più per tutti, forse si potrebbe arrivare ad una programmazione più proficua per tutti, consentendo un palinsesto globale degno di una città e di una scena piena di qualità come quella romana.

8 – Chi ascolta metal è ormai condizionato dai generi e dalle etichette e tende ad evitare di ascoltare nuove sonorità. Molte bands preferiscono adeguarsi al sistema piuttosto che sperimentare. Cosa ne pensate a proposito?

FL: Noi facciamo esattamente l’opposto, con il rischio (o, forse, certezza) di essere “schifati” dagli amanti del “true” metal. Il nostro stile vive di contaminazioni e amiamo molto la commistione tra generi e la sperimentazione, mentre amiamo poco le etichette. Il nostro pubblico non è costituito prettamente da gente che ascolta metal : riceviamo consensi soprattutto da ascoltatori del metal nelle sue forme più moderne e meno estreme, ma anche dagli amanti del Rock in generale.

9 – Cosa  pensi del “pay to play” che ormai è diventata pratica comune per poter fare da supporto a grossi nomi?

FL:  Noi non abbiamo mai fatto da supporto a grossi nomi, almeno per ora. Ed uno dei motivi è la volontà di proseguire con un progetto di “sostenibilità economica” in cui crediamo fortemente, così come crediamo nella politica dei “piccoli passi”. Fino ad oggi abbiamo girato Italia ed Europa, pubblicato 2 album, realizzato videoclip ecc, senza dare fondo a risorse economiche che non provenissero dall’attività live della band e/o dalla vendita di merch o CD. Per la registrazione dell’album “Straight To The Pain”, tra l’altro, è stata attivata una campagna di crowdfunding che ha avuto il successo sperato e ci ha permesso di realizzare quanto necessario per pagare lo studio, grazie all’aiuto dei nostri fans, che non finiremo mai di ringraziare. Va da sé che, finché sarà possibile, perseguiremo l’obiettivo di mantenerci “sostenibili” da un punto di vista economico, compatibilmente con gli obiettivi di crescita della band.

10 – Prossimi progetti e novità.

FL: A breve verrà realizzato un nuovo videoclip per uno dei brani contenuti in “Straight To The Pain”, mentre nel prossimo mese di maggio riprenderemo l’attività live in giro per la penisola. In autunno sarà il momento di un nuovo tour europeo, anche se date e paesi sono ancora in via di definizione. Invitiamo tutti a seguirci sulle nostre pagine ufficiali, Facebook in particolare, per rimanere aggiornati su ogni novità!

Per info: Newdisorderband

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *