roberto pagnacco

Una longeva carriera caratterizzata da numerosi dischi, collaborazioni importanti, concerti di rilievo. In questa intervista Sergio Pagnacco si racconta, ma, soprattutto, racconta cosa è la musica per lui. Dà il proprio punto di vista sulle condizioni della settima arte ai giorni nostri con franchezza e lucidità. Un’intervista non solo da leggere ma da meditare.

Una presentazione per chi non ti dovesse, ancora, conoscere.
Sergio Pagnacco è un bassista e compositore italiano, particolarmente noto per essere uno dei membri fondatori della leggendaria band metal italiana Vanexa, il cui album di debutto è considerato il primo album di metal italiano. Inoltre, ha fatto parte della band power prog Labyrinth dal 2009 al 2016.

Nel corso della sua carriera musicale, ha condiviso il palco con illustri nomi in eventi di prestigio, tra cui il Gods Of Metal, dove ha suonato al fianco di band come Motorhead e Saxon. È stato anche supporter di icone del calibro di Ozzy Osbourne e Iron Maiden. Al Pistoia Blues Festival, ha condiviso il palco con band del calibro di Hammerfall, Gamma Ray e Queensryche. Ha partecipato a tour con band come Megadeth e Sonata Arctica, e ha contribuito all’evento ProgPower USA XII.


La prima domanda viene un po’ da sé. Data la tua esperienza, c’è speranza per la musica di qualità?
La speranza è una forza resistente, e personalmente credo che con questa mescolanza di culture sia quasi inevitabile che qualcosa di innovativo possa emergere. Una fertile contaminazione può condurre a idee sorprendenti e interessanti.

Qual è la maggiore differenza tra lo scrivere musica oggi e scriverla quando hai iniziato?
Oggi le cose sono notevolmente semplificate grazie alla tecnologia. In passato, senza la possibilità di riunirsi fisicamente con tutta la band in una sala prove, le opportunità creative erano limitate. Ora, con la condivisione di file e l’accesso a risorse online, è possibile produrre comodamente da casa, in qualsiasi momento. Questa comodità ha rivoluzionato il panorama musicale, e se tornassimo indietro agli anni ’80, è probabile che il 90% delle band attuali non sarebbero mai nate.

Il tuo ultimo disco ha infinite influenze. Quali sono i tuoi ascolti?
Ascolto frequentemente generi musicali come il mathcore, il nu metal, il metalcore, il progressive e la musica black. Tuttavia, le mie influenze provengono sia da fonti dirette, ossia la musica che scelgo di ascoltare, sia da fonti indirette, ossia le sonorità che permeano la nostra vita sociale quotidiana. Pertanto, è inevitabile che ci siano contaminazioni dovute alle esperienze della vita che affrontiamo ogni giorno.

Perché hai scelto questo genere?
Quello che più mi rappresenta, angosciante, cupo, violento, claustrofobico con qualche atmosfera urbana e surreale. Sono i miei pensieri, paure e speranze.

Come mai hai deciso di affrontare un tema così delicato come i disturbi mentali?
Ritengo che questo tema sia estremamente rilevante nella società cosmopolita di oggi. Vi sono individui costretti a cambiare radicalmente il loro stile di vita, le regole e i comportamenti in brevissimo tempo, a causa della politica del terrore, con conseguenze destabilizzanti a livello mentale. Anche individui precedentemente sani possono sviluppare disturbi mentali in queste circostanze.

Qual è il peggior pregiudizio verso questo genere di disturbo, dal tuo punto di vista?
Spesso ci illudiamo di essere superiori e di pensare che certe patologie non possano mai riguardarci. In realtà, queste condizioni possono trovarsi in agguato, pronte a colpirci quando ci troviamo in uno stato di vulnerabilità.

Perché la malattia mentale fa più paura di altre patologie?
La patologia è imprevedibile sia per la persona stessa che per gli altri. Rimane invisibile e talvolta inattiva, emergendo in modo aggressivo nei momenti più delicati della vita.
9.Descrivere lo stato d’animo di un malato non è facile. Come sono nati i testi?
Gli argomenti sono stati i primi ad essere creati poi la musica e infine i testi. Ogni canzone cerca di rispecchiare il testo, nulla è stato concepito a caso..

Sono nate prima le parole o la musica?
Prima il tema/argomento, poi la musica e infine il testo.

Nel tuo gruppo ci sono molti musicisti giovani, sono fondamentali per il vostro sound?
Nel mio processo creativo, ritengo fondamentali le diverse prospettive, influenzate dall’origine, dalla cultura e dal contesto geografico. La presenza di background diversi può dare vita a qualcosa di autenticamente unico e innovativo.

Da sempre esiste un dibattito sulle band storiche. Chi dice che dovrebbero smettere e chi invece che fanno a continuare. Tu da che parte stai?
Sfortunatamente, molte band storiche continuano a esistere principalmente per motivi finanziari, invece che per la creazione di opere innovative o l’esplorazione di nuovi territori musicali. Spesso, non possono permettersi di modificare il loro stile, poiché ciò potrebbe mettere a rischio la loro base di fan e persino aprirsi alla possibilità di essere rimpiazzati da altre band. In molti casi, questa è semplicemente un’operazione commerciale, e smettere significherebbe mettere a repentaglio un indotto che coinvolge molte persone.

Una band per cui ti piacerebbe aprire?
Sliptknot, Tesseract, Erra, Marilyn Manson sono tutte band di un panorama che potrebbero avere fans a cui noi potremmo piacere. Non perchè le stimi in modo particolarmente.

Una che vorresti aprisse per voi?
Slaughter To Prevail

Il tuo concetto di underground?
L’underground musicale dovrebbe rappresentare l’espressione artistica pura, creata per il piacere di creare. Dovrebbe essere qualcosa di spontaneo, privo di restrizioni, studi di concept, grafiche elaborate o persino convenzioni sonore e strutture musicali predefinite. Il creatore dovrebbe liberamente dar vita alla sua visione, suonare la propria musica e, se qualcuno la apprezza, va bene, ma non dovrebbe lasciarsi influenzare dal mainstream. Essere parte dell’underground è un motivo d’orgoglio, una scelta che solo pochi possono permettersi in un mondo social che spesso favorisce l’apparenza più dell’autenticità.

La sua ‘malattia’ peggiore? La cura?
La malattia che si insinua nella società è l’ipocrisia, un pericoloso cancro che divide e aggrava ulteriormente la nostra comunità già minata da finti moralisti. Non esiste una cura definitiva; invece, tutti dovremmo riflettere su noi stessi e apportare cambiamenti. Purtroppo, il processo è già in corso.

Una band underground che consiglieresti?
Erra

Una mainstream che ancora ti stupisce?
Nessuno

Ieri l’idea, oggi il disco, e domani…
Ho un idea particolarmente innovativa che uscirà con il mio prossimo singolo, per ora non desidero parlarne.

Una domanda che non ti hanno mai posto ma ti piacerebbe ti fosse rivolta?
Nessuna

Una domanda che avresti sempre voluto rivolgere?
Si, vorrei sapere come certe band riescono a sopravvivere senza avere delle entrate economiche.

Se fossi tu ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervisteresti e cosa gli chiederesti?
Mi piacerebbe intervistare Jimi Hendrix e Robert Johnson

Un saluto e una raccomandazione a chi ti legge
Attualmente, la creazione musicale può essere un processo accessibile, ma sviluppare idee originali rappresenta una sfida significativa. Questa situazione porta all’emergere di numerose band mediocri che minano il riconoscimento delle band talentuose. È essenziale ascoltare con attenzione e dedizione, poiché la musica non è per tutti, e dovreste considerarvi fortunati a possedere il dono di una passione che vi accompagnerà per tutta la vita, anche nei momenti più difficili.

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