graal

Diverse sono le qualità da riconoscere a band comei Graal. In primo luogo, la passione smodata per la musica. Poi la costanza e l’abnegazione nel proseguire il proprio cammino al di là di tutto e tutti. Fatta questa doverosa premessa, passiamo al loro ultimo lavoro, Regenerate. E iniziamo dalla fine. Ossia che siamo di fronte ad grande disco rock/hard rock con sfumature prog. I motivi per cui è un davvero un ottimo prodotto sono molti. Tuttavia quello che salta più all’orecchio è la freschezza.

E si, la genuinità dei brani. Questo aspetto non è mai scontato. Men che meno lo è per band di lungo corso come i Graal. Eppure i nostri sono riusciti a tirar fuori 12 tracce assolutamente genuine, frizzanti, contemporanee. Il territorio di partenza è l’hard rock degli anni d’oro ma questo non caratterizza il disco. Ne dà lo spunto. Ciò che emerge con forza è il fatto che la band non voglia dimostrare nulla nessuno.

La sensazione netta è che il gruppo si sia divertito a creare a poi a registrare le tracce. Senza pensieri particolari di dover piacere, di dover dimostrare qualcosa. Soprattutto senza la paura di mostrarsi per quello che il gruppo è adesso. Non ci sono inseguimenti alle mode contemporanee. C’è solo il rock di oggi inteso dai Graal. A caratterizzare ancora meglio il cd c’è la grande performance di tutti i musicisti.

Anche qui, nessuna ostentazione, ma una grande consapevolezza. E dei propri mezzi e di come utilizzarli al meglio. Ogni solo, ogni sfumatura, ogni passaggio è stato realizzato tenendo ben presenti queste caratteristiche. I Graal spingono forte sull’acceleratore, sull’adrenalina, sul coinvolgimento dell’ascoltatore. E lo fanno attraverso riff potenti, ritmiche incalzanti, a solo taglienti. Il tutto mai eccessivo.

La compattezza della band emerge da ogni solco. L’affiatamento si sente, così come viene fuori la libertà che ogni strumento ha avuto di potersi esprimere al meglio. Non c’è nulla che sia fuori posto. Sono stati poi inseriti anche elementi più contemporanei. Nell’intro, ad esempio, abbiamo suoni elettronici. Poi è una tutta una corsa a perdifiato tra le strade del rock più sanguigno.

Quindi via a Waitin’ for you, Fuck you all, Turn the page. Tutte macchine lanciate a tutta velocità. All’interno, come i Graal hanno abituato, non mancano i cambi. E spesso sono sorprendenti. Di magnifica fattura la prima ballata, Goodnight dal sapore folk e completamente acustica. Il retrogusto è un mix tra gli anni 60 e il folklore nordico.

Dai confini più marcatamente progressivi Don’t stop the run, sia per la struttura che per l’incedere. Sad of lies è una power ballad che unisce echi queensirichiani a richiami alla PFM. Davvero ben azzeccato il duetto con voce femminile nella seconda parte. Ritmi incalzanti si susseguono fino alla conclusiva Land of fog, una strumentale solo pianoforte dai forti connotati classici.

Concludendo. Come in apertura, Regenerate è davvero un bel disco. Ha tutto dalla sua per vedere i Graal salire qualche ulteriore scalino di notorietà. È un lavoro coinvolgente, diretto, perfettamente suonato e prodotto. I suoni sono azzeccatissimi, così come lo è l’utilizzo della voce. Questa, come gli strumenti, mai ostenta o cerca di andare sopra le righe. Rimane magistralmente assorbita dall’amalgama dei brani.

È un cd che se riuscisse ad uscire dai confini dell’underverso, potrebbe davvero portare il gruppo in giro per il mondo. Manca del tutto l’italianità in questo prodotto, seppur rimangano richiami alla tradizione prog questa è solo una sfumatura. Il che, in questo caso, è solo un bene. Dodici tracce dal sapore internazionale, quindi.

Disco consigliato a tutti. A chi è già adulto per rimanere sorpreso di come il rock storico possa evolvere. Ai più giovani, per avvicinarsi a sonorità più decise attraverso una band fresca e contemporanea.

Un pensiero su “Graal: un ottimo disco rock dei giorni nostri”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *