dirty blade

Prima di entrare nel vivo della recensione, un ringraziamento ai Dirty Blade. Grazie per avermi fatto fare un salto nel passato e, soprattutto, per aver riportato la presentazione di un disco alla sua essenza. Detto ciò, arriva il difficile. Il disco può essere considerato in due modi che portano a due risultati differenti. Da una parte può essere considerato un demo (ecco il riportare all’essenza la presentazione di un disco). Dall’altra un disco in piena regola, il che pone il risultato sotto gli standard. A meno che la band non lo abbia fatto di proposito, è un prodotto che rischia di essere sottovalutato. Quindi? Io considererei la prima possibilità. Ossia un demo. I nostri propongono un heavy metal tendente al thrash old school. Le capacità ci sono tutte, manca un po’ di esperienza per metterle bene in luce.

Al momento è inutile fare un track by track. All’interno di ogni brano ci sono sprazzi ottimamente realizzati affiancati a tentativi di raggiungere qualcosa che ancora non c’è. Vuoi per limiti di perizia tecnica o di songwriting vuoi per inesperienza. Sono presenti le basi di ciò che sicuramente sarà ma ancora non è. Il medesimo discorso può essere applicato alla produzione. Buona ma non ottimale. Presenta diverse momenti poco controllati all’interno dei quali emerge un wall of sound troppo caotico per essere efficace. Va ribadito che le capacità non mancano, ma vanno assolutamente affinate.

La strada giusta è intrapresa ma prima di poter correre si deve riuscire a stare ben saldi sulle gambe. Piuttosto che un disco sarebbe stato meglio un ep di 4 pezzi. Il resto sarebbe dovuto rimanere ancora in sala prove per essere potenziato al punto giusto. Una cosa è certa. Per la prossima pubblicazione la band non mancherà di stupire, soprattutto quando avrà abbandonato le proprie guide a favore di un voce propria.

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