acacia

Una lunghissima carriera alle spalle costellata di vicissitudini complesse quella dei palermitani Acacia. Avvenimenti che non hanno fermato nè intaccato la necessità e la voglia di esprimersi. Le lunghe pause tra un disco e l’altro sono servite per ottimizzare le modalità espressive, soprattutto considerando l’ambito prescelto, che è quello progressive. In questa intervista Martino Lo Cascio racconta la nascita, l’evoluzione, la realizzazione dell’ultimo lavoro della band. Soprattutto parla di sogni, della tenacia che serve per tenerli vivi e realizzarli. Tutta da leggere.

Una presentazione per chi non vi conosce

Ciao a tutti, sono Martino Lo Cascio, chitarrista e songwriter degli ACACIA.
Gli ACACIA nascono a Palermo nel 1990 dal mio desiderio di condividere la stessa
passione con un gruppo di amici con l’intento, fin da subito, di dedicarci alla scrittura
e alla pubblicazione di canzoni inedite. Dopo la pubblicazione di 4 demo e la
partecipazione con le più interessanti band metal italiane di quel periodo alla
compilation pubblicata dalla label Underground Symphony nel 1994, la band firma con
la medesima etichetta per la realizzazione del suo primo album “Deeper Secrets”.
Pubblicato nel 1996, “Deeper Secrets” riceve ottime recensioni da tutti i metal
magazines e la band viene considerata dalla critica specializzata una delle band più
intriganti della scena progressive metal italiana. Ma, a causa di differenti punti di vista
musicali tra i componenti, la band interrompe la propria attività nel 1998. Negli anni
successivi ho continuato a comporre e scrivere canzoni con la speranza e la voglia di
ripartire di nuovo e, finalmente, sono riuscito a rimettere su il progetto con nuovi
membri e a pubblicare nel 2019, 23 anni dopo il primo disco, sempre per la label
Underground Symphony, il secondo album “Resurrection” che ha ottenuto, dovunque,
un ottimo consenso da parte della critica e dei fans.

Domanda inevitabile: perché tornare dopo 23 anni?

Dopo lo stop della band alla fine degli anni ’90 le strade tra i vari componenti, purtroppo,
si erano divise, ma io, animato dal forte desiderio di rimettere di nuovo tutto in gioco,
ho sempre continuato a scrivere e comporre con il sogno di riuscire a ripartire e a non
disperdere quanto di buono avevamo fatto. Purtroppo per varie vicissitudini e scelte di
vita non sono riuscito a realizzarlo subito, ma per fortuna non ho mai perso la speranza
e la voglia di ritornare poiché ne sentivo profondamente l’esigenza… E così, mentre nel
frattempo avevo attivato nuove collaborazioni e mi ero occupato di altri lavori sia in
campo musicale che teatrale, finalmente sono riuscito a produrre interamente il nuovo
album e a ripartire.

Qual è stato l’aspetto che maggiormente ha influito sulla decisione?

La mia fortissima voglia di ripartire da dove avevamo interrotto! In tutta onestà penso
che se gli ACACIA avessero continuato il loro percorso in modo regolare, ai primi del
2000 avrebbero potuto raggiungere un buon livello di popolarità, perché avevano tanto
da dire… Ma, purtroppo, la vita non va sempre come si desidera…

Il tempo è trascorso, da che cosa ve ne siete accorti? Ossia, quale cambiamento
del mondo musicale vi ha colpito di più?

Ci sono state trasformazioni epocali! Trasformazioni a livello tecnico nella produzione
dei lavori, trasformazione nel modo di promuoverli, ma soprattutto, in generale,
trasformazioni nel modo di fruizione della musica da parte degli ascoltatori. Ti faccio un
esempio… Quando incidevamo i nostri demo questi erano rigorosamente in cassetta,
poi iniziò la registrazione digitale e poi l’home recording… Quando io contattavo le
etichette e tutti i miei contatti per promuovere la nostra musica, inviamo delle lettere
che scrivevo a mano o con la macchina da scrivere… sembra passato davvero un secolo!
E poi, soprattutto, è cambiato totalmente il modo di fruire la musica. Io vivevo l’ascolto
di un lavoro di una band in modo sacro, non avrei mai potuto concepire la conoscenza
di un solo brano di un loro album senza ascoltare il lavoro intero o senza leggere i testi
sfogliando il libretto. Oggi è tutto più immediato e frammentario… Le nuove generazioni
selezionano solo brani estrapolati perdendo la visione d’insieme di un lavoro, e poi
ascoltano la musica dai cellulari, accontentatosi e non avendo alcuna cura per la resa
sonora, perdendosi le sfumature e la bellezza di una canzone. Per poi non parlare
dell’acquisto dei cd, che ormai non compra più nessuno anche perché sono scomparsi
i lettori cd…

Una band contemporanea che vi ha stupito e che seguite (anche mainstream)?

Penso che chi suona e, soprattutto, chi compone ha la necessità e il dovere di ascoltare
qualunque genere di musica. Per fortuna io ascolto di tutto e se una cosa mi emoziona
sono felice. Per quanto riguarda l’ambito metal, mi piacciono molto alcune nuove leve
del Progressive metal come i Leprous e i Soen.

La Sicilia è una fucina di band, com’è la scena nella vostra città? È cambiata?
Come?

Purtroppo, sebbene non frequenti più assiduamente i locali, non posso che notare che
nella mia città non c’è più quel fermento creativo che aveva portato anche noi a formarci,
poiché le band metal sembrano essere sparite e le altre si dedicano esclusivamente alle
cover per riuscire a suonare nei locali… Negli anni ’90 la scena era molto attiva e le band
metal per lo più suonavano inedito, c’erano diverse situazioni anche di festival o contest
che rendevano la scena molto stimolante. Adesso faccio fatica a trovare componenti
della mia città, la maggior parte di musicisti non ha voglia di gettarsi in un’avventura di
inedito dove conta più la passione che il guadagno e, cosa secondo me poco piacevole,
è aumentato a dismisura il livello tecnico, ma è calato profondamente il livello creativo.

Parliamo del vostro disco. È molto eterogeneo, con influenze diversificate. Radici
nel prog dei Queenryche ma testa nel 2023. Caso o avete avuto in mente delle
sonorità, dei riferimenti stilistici precisi? Se si, quali?

Avendo composto tutte le musiche e scritto tutti i testi dell’album posso risponderti con
assoluta certezza che la mia ispirazione principale sono stati sempre i primi
Queensryche (fino alla presenza di Chris DeGarmo) e i Fates Warning, ovvero un prog
metal più interessato alla ricerca melodica e non alla tecnica fine a se stessa.
“Resurrection” ha l’identità da concept album, pur non essendolo tecnicamente in
senso stretto, perché ho cercato di mantenere lo stesso feeling emotivo tra i vari brani
parlando di ciò che, nelle varie sfaccettature della vita, può rappresentare la
resurrezione di ogni uomo, la continua ricerca di sé stesso nel percorso quotidiano dal
buio alla luce…

Scrivere un dico così articolato non deve essere stato facile. Come siete riusciti a
mantenere viva la tecnica, il songwriting?

Il disco rispecchia perfettamente quello che ho vissuto negli anni in cui la band era
ferma e io sentivo fortemente l’esigenza di ripartire… la tensione emotiva, la rabbia, la
disillusione, ma anche la speranza e la voglia di farcela sono tutte emozioni che puoi
sentire in ogni traccia dell’album. Lì dentro sento di avere messo tutte le sfumature delle
emozioni che provavo che poi, grazie al lavoro di ogni componente della band che ha
maturato i propri arrangiamenti, hanno assunto il loro colore definitivo.

Il risultato che avete ottenuto rispecchia le aspettative o va oltre?

Avendo seguito il lavoro in ogni sua fase anche da produttore sono molto soddisfatto del
prodotto. Ogni aspetto della produzione è stato ampiamente maturato e mi sono preso
il tempo necessario (forse anche troppo…) per arrivare a un risultato che potesse, da
ogni punto di vista, soddisfarmi completamente. Volevo che il ritorno degli ACACIA
venisse accolto con il giusto rispetto e che il nuovo album potesse essere giudicato
positivamente per le sue scelte di qualità. Per fortuna la mia determinazione è stata
premiata, con grande gioia ho constatato che tutte le recensioni della critica
specializzata sono state molto positive e che il ritorno della band è stato salutato con
grande entusiasmo anche dal pubblico.

Com’è il vostro iter compositivo?

Come dicevo prima, io mi occupo della composizione di tutte le musiche e della scrittura
dei testi. Una volta che ho chiara la struttura armonica, melodica e delle parti del brano,
registro dei provini che poi faccio ascoltare alla band, in maniera che ognuno possa
colorare col proprio arrangiamento le canzoni.

Come siete riusciti a conciliare questa grande passione per la musica con la vostra
vita privata?

Purtroppo non siamo riusciti a lavorare con la musica, la band è solo una grande
passione che cerchiamo di portare avanti col desiderio di condividere tra noi e con chi
ci ascolta delle belle emozioni… alla fine ciò che rimane, in fondo, è solo quello. È una
splendida valvola di sfogo che ci permettere di esprimere noi stessi e ogni piccola cosa
che realizziamo e ogni piccolo live che facciamo sono soltanto un guadagno di emozioni…
Ognuno di noi svolge altri lavori, io ad esempio sono un insegnante di Italiano e Storia
presso una scuola superiore della mia città.

Qualcuno di voi vive di musica o gli piacerebbe farlo?

Piacerebbe a tutti… ma al momento nessuno vive di musica.

Oggi il mondo ha bisogno di rock?

Più che mai, oggi il mondo ha bisogno di esprimere le proprie emozioni attraverso l’arte
principalmente… e il rock ha una forte componente di esplosione e delicatezza
fondamentale. Peccato che nelle nuove generazioni (lo vedo anche tra i miei alunni) a
causa della loro fruizione frammentaria e superficiale della musica non ci sia una
matura consapevolezza musicale, una voglia di approfondire gli ascolti, di conoscere
interamente i lavori della band… si ascoltano solo alcuni brani, si conosce
superficialmente qualche gruppo e, inevitabilmente, si ha un appiattimento della scelta.

Come è cambiato il pubblico in sede live?

Come scelta suoniamo soltanto in contesti come festival o live dove il pubblico è già
educato ad ascoltare un certo tipo di musica e, quindi, sa già cosa lo aspetta. Non
suoniamo musica di intrattenimento, chi fa inedito ha bisogno di un pubblico che sia
motivato a confrontarsi con qualcosa di nuovo. Quello che ho sicuramente constatato è
che ai concerti metal e, naturalmente anche ai nostri, è diminuito il pubblico giovanile
e l’età media degli ascoltatori si è fortemente innalzata.

Ieri l’idea, oggi il disco, e domani…

Siamo in un momento di pausa, che spero non duri altri venti anni… io ho comunque
composto il nuovo materiale per il prossimo disco e spero ci siano le condizioni per
produrre, quanto prima, un nuovo lavoro.

Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta?

Non ci ho mai pensato, ma forse mi piacerebbe che mi ponessero una domanda
spiazzante del tipo… “Perché continuate a voler produrre dischi in un mondo che è
diventato parecchio indifferente e poco incline verso band fuori dal mainstream?” Penso
che risponderei: “Soltanto perché siamo dei folli…”

Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una
macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste?

Mi piacciono molto le storie di chi ha raggiunto altissimi livelli di popolarità e poi è
sparito dalla scena al culmine della propria carriera… mi sembra una scelta
profondamente poetica di chi è sempre alla ricerca di sé stesso. Mi piacerebbe
intervistare Chris DeGarmo, il chitarrista anima dei Queensryche che ho amato (e amo)
profondamente per il suo songwriting delicato e potente, che all’apice del successo è
uscito elegantemente di scena, lasciando un vuoto, per me, incolmabile… ma ho sempre
rispettato la sua scelta vedendola come un suo ulteriore percorso verso la via della
consapevolezza.

Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge

Mi piacerebbe davvero che si avvicinerà al nostro ultimo lavoro “Resurrection” lo faccia
con la voglia di entrare dentro ogni traccia scoprendo il senso oltre la superficie. La cosa
strana che mi è capitata è che attraverso i commenti degli ascoltatori io abbia trovato in
esso parti di me che non pensavo fossero venute fuori… Il sogno di ogni artista è proprio
quello di creare un prodotto senza tempo, un prodotto da scoprire e riscoprire
continuamente, capace di suscitare ad ogni ascolto nuove emozioni… Grazie davvero a
tutti per l’attenzione e grazie a voi per la disponibilità e l’opportunità che ci avete
concesso.

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