Ovvero come ancora oggi si ascolta un disco di 34 anni insuperato
Oggi compie 34 anni Master of puppets, uno dei dischi più influenti nella storia del rock. Questa ricorrenza dà l’opportunità per qualche riflessione. In primo luogo come dopo il quarto disco dei Metallica non siano più state pubblicate opere di tale portata.
Certo è difficile creare un master piece del genere, ma in tutto il mondo rock nessuno ci è più riuscito. Master of puppets si trova tra le influenze di innumerevoli band molte delle quali insospettabili per distanza stilistica. Eppure sono state segnate da quell’uscita. Senza contare chi dichiara esplicita ‘dipendenza’.
I Dream Theater ad esempio hanno sempre dichiarato che senza quel disco loro come band non sarebbero mai nati, per non parlare di Pantera o Fear Factory. Gli effluvi puppettiane (si passi l’inesistente neologismo) si sono poi spinti praticamente in qualsiasi altro genere.
Considerando ciò la domanda resta: possibile che in 34 anni nessuno sia riuscito ad eguagliare, anche senza superare, un’opera del genere? Davvero l’ispirazione nel rock è arrivata ad un punto così morto? Guardandosi in giro e vedendo la marea di cover che vengono riproposte e di band spiccatamente derivative, la risposta parrebbe essere solo positiva, ossia nessuno ci è riuscito.
Questo porta ad altre due considerazioni. La prima: Oggi si ascolta musica decisamente più vecchi rispetto a quella che si poteva ascoltare all’epoca dell’uscita di Master of puppets. Nel 1986 ben pochi, quasi nessuno tra gli adolescenti, si sarebbe mai sognato di ascoltare un disco ‘vecchio’ di 34 anni. Avrebbe voluto dire andarsi a sentire artisti attivi negli anni ’40.
Oggi non si ascoltano solo i Metallica di 30 anni fa, ma si continuano pure a sentire Led Zeppelin, primo disco datato 1969, Pink Floyd, primo disco 1967, Eagles, primo omonimo disco 1972, e via elencando. Si tratta di musica che ha più di 50nni. Vero è che sono i così detti classici. Ma perché sono divenuti classici? Perché nessuno è riuscito a fare di meglio e se si vuole un capolavoro nel genere proposto, a queste band ci si deve rivolgere.
Ancora. Fortunatamente molti dei gruppi fortemente influenzati sia dai classici sia da Master of puppets, per non dire dai Metallica, sono riusciti a far propria la lezione e, in seguito, a personalizzarla. Si pensi ai Pantera, ai Fear Factory, ai Dream Theater. La base è comune ma le direzioni differenti. Da questi poi sono scaturiti altri gruppi che hanno fatto ancora ulteriori passi avanti fino ad un collo di bottiglia che pare aver paralizzato l’evoluzione. Eppure di cose da dire ce ne sono ancora molte.
A molte nuove leve questo non sembra interessare. Allo stesso modo non importa neppure a molti ascoltatori che si accontentano di sentire i soliti giri ripetuti all’infinito, suonati ora più veloci ora più lenti. Ma strade percorribili, pur rimanendo in ambiti conosciuti, ce ne sono.
Si pensi ai Volbeat. Sono i Metallica se avessero continuato ad evolvere metal invece di inseguire le mode e cercare di piacere a tutti i costi alle nuove generazioni. La band di Michael Poulsen è riuscita a fare quello che hanno fatto i gruppi metal precedentemente citati. Innegabile l’influenza Metallica ma altrettanto l’originalità della proposta.
Ergo, pare non essere così difficile prendere una via personale. Discorso diverso per i Greta van Fleet per i quali si deve aspettare il prossimo disco per poter dire qualcosa. Una cosa è certa, sono stati bravissimi a far parlare di sé. Tra ammiratori e detrattori, tutti li conoscono.
In conclusione, auguri per i 34 anni dell’insuperato Master of Puppets e la speranza che da qualche parte, qualcuno, stia mettendo in cantiere un disco altrettanto epocale in barba a mode e tendenze.