‘In questi giorni, è possibile apprendere da diversi siti internet della prossima presentazione di un film documentario dal titolo “Dons of Disco”, che intende riproporre una stantia polemica – ampiamente discussa e, per quanto mi riguarda, da tempo superata – sollevata da uno dei miei vecchi collaboratori professionali, individuo purtroppo da ormai oltre 30 anni patologicamente ossessionato dalla mia persona.

 
E’ dunque mio dovere informarvi che tale documentario non ha ricevuto l’approvazione del sottoscritto, e dunque l’autorizzazione all’utilizzo del mio brand artistico, ovvero “Den Harrow”, di cui sono il legittimo ed unico proprietario. 
La vicenda ha avuto inizio quando, circa due anni fa, fui contattato dal regista del film, tale Jonathan Sutak, che mi chiese la liberatoria per inserirmi in quella che mi fu presentato come una panoramica sul fenomeno della dance italiana degli anni ’80, chiedendomi un’intervista che ne avrebbe fatto parte insieme a quelle di altri artisti dell’epoca.


Invece, soltanto da pochi giorni fa ho appreso il vero contenuto del documentario in oggetto, ovvero la storiaccia di cui sopra ma nonostante ciò, armato di buona volontà, ho chiesto più volte al regista che lo ha realizzato, il Sutak, di concedermi la possibilità di visionarlo prima della proiezione al pubblico, ricevendo ogni volta come risposta un rifiuto.


E così, dopo due anni di silenzio, ho scoperto che la proiezione di “Dons of Disco” è stata programmata in occasione del Roma Film Festival e negli USA, nel mese di ottobre, come già detto senza la mia autorizzazione, a causa del cambiamento del soggetto; infatti, non avrei mai permesso la realizzazione di un documentario che parlasse esclusivamente di me senza poter supervisionare lo stesso.
Del tema che si è voluto affrontare, c’è poco da dire, ed ormai tutti sanno come è andata: fui scelto dall’allora Baby Records grazie al mio aspetto fisico e talento scenico, ma la produzione optò per sostituire la mia voce con quella di un altro cantante in forza alla stessa casa discografica, non perchè non sapessi cantare ma per il fatto che il mercenario (poichè questi veniva regolarmente stipendiato) poteva contare sulla pronuncia madrelingua statunitense, a quei tempi preferita in un decennio dove ciò che contava era un creare un prodotto confezionato vincente, che facesse sognare.
Ed è proprio ciò che accadde.


I risultati furono stratosferici, ma non riuscirono a placare la mia ribellione verso questo imbroglio, e non passava giorno che protestassi per poter finalmente interpretare i brani, la mia figura, il mio personaggio.
Per anni fui in testa alle classifiche europee, e l’intera organizzazione guadagnò oltre 100 miliardi delle vecchie lire, cifre che solo i grandissimi nomi d’oltremare potevano vantare.


Io ebbi soltanto le briciole, nonostante fossi il “sole copernicano” intorno a cui ruotavano questi famelici “pianeti”.


Successivamente, la parte più nota della storia, quei video diffamanti da parte del “pentito” che, in quattro lingue e con il ridicolo utilizzo di flash finti, raccontava al mondo di come – secondo lui – campassi sulla sua voce, ma se ciò fosse stato vero, avrebbe guadagnato lui miliardi, con i suoi brani, ed invece non fu così: avrebbe dovuto chiedersi il perché, invece di cercare in me la ragione del suo fallimento personale.


Finita l’epoca, ho inciso i miei album con la mia voce, e continuo a lavorare con successo mentre gli altri sono quasi o totalmente scomparsi nell’oblio, e da allora gestisco la mia carriera e verifico tutto ciò che riguarda la mia immagine, impedendone l’abuso, e così sarà anche stavolta, dove, a quanto pare, è stata persa una grande occasione per raccontare uno dei periodi più belli per continuare ad alimentare una storiaccia che non interessa veramente a nessuno, se non agli invidiosi.

 
Pertanto, voglio rendere noto a tutti che darò mandato ai miei legali per intraprendere ogni iniziativa legale, tutelando la mia persona e vita professionale, contro il regista Sutak, diffidandolo a diffondere il suddetto documentario, per truffa e violazione della legge sul copyright del mio brand artistico “Den Harrrow”, come lo farò con chiunque altro pensa di usare, sfruttare, danneggiare ciò che ho costruito onestamente e faticosamente per anni.


Infine, colgo l’occasione per annunciare l’uscita prossima della mia autobiografia dal titolo “Den Harrow il bimbo da 6 milioni di $” dove potrete leggere la mia vera storia della mia vita, e non le fantasiose mistificazioni altrui’.

3 pensiero su “Le dichiarazioni di Den Harrow sul docufilm “Dons of disco””
  1. Grande Den.. Sei un uomo guerriero dal cuore buono e a volte bisogna lottare tanto per i propri diritti. L’invidia è una brutta bestia e purtroppo è in mezzo agli umani, come un virus. La gente inconclude sono persone invidiose che vedendo il sole di altri, si rosicano! Tu sei forte, carico, costruttivo, sta lontano da queste piccole persone senza senso! Complimenti per tutto. Linda Mazzanti di Polvere di stelle… Un abbraccio enorme. Ti aspettiamo a Bologna..

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