Recensione a cura di Carmine Rubicco

Partiamo da un presupposto: scrivere un disco strumentale non è cosa banale, tanto più se si decide di farlo con un solo strumento. Già questo porta Stars ad dawn di Angelone quasi alla sufficienza. Quasi, però.

E si, perché se non è facile, quando si decide di farlo si deve avere ben chiaro che cosa si vuole trasmettere e, soprattutto, che pubblicare un disco vuol dire mettere a disposizione di tutti la propria musica. Ergo, si dovrebbe tenere presente anche l’ascoltatore.

Strumentalmente parlando Stars at dawn è un buon disco. Il nostro possiede una discreta tecnica chitarristica (discreta per quel che si sente nel disco. In altri contesti probabilmente la tecnica sarà eccelsa).

Ma la tecnica non basta. Così come non basta solo una chitarra acustica… non in questo caso almeno. Quello che si nota su diverse tracce è una certa disomogeneità, cambi troppo repentini e improvvisi. Il che potrebbe andare in un contesto prog, ma non qui. Invece di non annoiare l’ascoltatore, lo disorientano. Anche dopo infiniti ascolti non si capisce il perché di certe scelte. Una delle ipotesi potrebbe essere, perlappunto, il timore di annoiare. Purtroppo il tentativo fallisce andando a cadere nell’estremo opposto.

Molto buone alcune ‘intuizioni’ come l’utilizzo di armonici naturali nelle ritmiche o alcuni passaggi più ‘corali’. Purtroppo non c’è molto altro. Il disco scivola via con leggerezza, non quella che ti fa canticchiare i riff a fine ascolto. No. Quella leggerezza che arrivati in fondo alle tracce non si riesce più a ricordare la penultima canzone.

Diversi brani, se inseriti in contesti più ampi, si legga assieme ad altri strumenti, sarebbero stati ottime canzoni, così come certi altri sarebbero stati delle buone intro. Ma non si può costruire un disco su intro, una manciata di idee e un paio di buone cover.

In conclusione: questo disco di Angelone è consigliabile a tutti. Si ascolta con semplicità e senza pretese (cosa che potrebbe essere stata la leva che ha mosso il nostro a registrare). Non è consigliabile invece a chi si aspetta un cd chitarristico, il che non vuole per forza di cose dire funambolico o virtuosistico o di fingerstyle.

Non resta che attendere la prossima prova del giovane musicista e augurarsi che abbia trovato, nel frattempo, la strada più consona per esprimersi al meglio.

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