Intervista a cura di Benedetta Lattanzi
Che la musica abbia effetti terapeutici è cosa risaputa, ma Mirta, la cantautrice sciamana di cui il 31 Marzo è uscito il disco di debutto, ha saputo cogliere tutti gli aspetti della cosa traendone una vera e propria esperienza spirituale. In Trovo Te esprime la sua filosofia che la vede sempre in trasformazione e le fa cogliere al volo qualsiasi opportunità le si pari davanti. In questa intervista approfondisce le tematiche della sua opera e del suo progetto “Voce Autentica”.

Arrivi al tuo album di debutto dopo una serie di esperienze diverse, sia professionali sia nella vita privata. Avresti mai pensato che avresti inciso un album tutto tuo quando hai iniziato la tua carriera?

È sempre stato un mio sogno, non lo pensavo però ho sempre voluto farlo. Più che incidere un disco tutto mio, il mio sogno era che queste canzoni venissero ascoltate da quante più persone possibili.

“Trovo Te” è un album “meditativo e libero”, ha molti spunti di riflessione e sembra essere guidato da un’unica filosofia: quella di vivere la vita in libertà, seguendo quello che ci fa sentire bene. La tua vita l’hai sempre vissuta così, oppure c’è stato un momento in cui hai pensato che forse era il caso di cambiare rotta?

Diciamo che nella vita le scelte che ho fatto sono state mosse da quello che in quel momento era meglio per me o che mi sentivo di fare, e la libertà è sempre stata un fattore rilevante. Certamente la vita non mi ha risparmiato le prove, quindi nei momenti di difficoltà mi sono detta “Cavolo..ma perché sono così!” (ride). Ogni tanto vorrei essere un po’ più “inquadrata”, avere un po’ più di certezze, ma è normale nei momenti di debolezza e difficoltà. Però non rimpiango niente, sono così. La libertà di cui parlo ha a che vedere con l’autenticità, l’amore, la condivisione.

Parli di un unico destino che ci unisce tutti e di un’anima senza la quale la vita non avrebbe senso. Un approccio spirituale che sembra un po’ tornare alle origini della musica, quando si componeva per un bisogno più mistico che di intrattenimento.

Sì, le mie canzoni sono frutto di un bisogno esistenziale, come una necessità di scrivere. Sicuramente ho una componente spirituale molto forte sin da bambina, e credo in una esistenza che va oltre quello che tocchiamo: lo sperimento tutti i giorni, quindi per me è una cosa normale avere a che fare con altre dimensioni dell’esistenza. Perciò sì, c’è una spiritualità che si riflette nelle canzoni e nei testi che scrivo.

In “Arianna”, scritta insieme a tua sorella Selena, ti rivolgi a una bambina incoraggiandola a coltivare le proprie ambizioni potendo contare sul sostegno di chi la ama. Mirta invece su chi ha potuto contare per tutto questo tempo?

Per certi versi ho contato molto sulle mie forze e sul mio carattere ottimista che crede sempre in qualcosa che non si vede, quindi questa fiducia nell’esistenza è stata una risorsa per me molto grande. Nel mio percorso ho ricevuto tanti aiuti anche nelle figure musicali di riferimento che ho avuto, nei cantautori classici con cui sono cresciuta. La musica mi ha aiutata molto così come gli amici e la mia famiglia per certi versi, però nelle grandi prove della vita ho dovuto tirare fuori le mie risorse.

Beh, comunque fa piacere ricevere aiuto, però c’è una soddisfazione maggiore a sapere che nel raggiungimento di un obiettivo si è potuto contare essenzialmente sulle proprie forze.

Sì, sicuramente è una soddisfazione perché cresci e ti misuri con te stesso, però è bello anche vedere che quando siamo in difficoltà se ci apriamo e chiediamo aiuto, questi aiuti arrivano. Non siamo soli, sebbene io per grossa parte della vita mi sia percepita in un certo senso sola, poi ho scoperto che ci sono aiuti anche “invisibili” che arrivano e sui quali possiamo contare.

Nella titletrack parli della fine di una relazione che ti porta alla scoperta dell’amore. Cosa è per te l’amore?

Per il momento ho sperimentato due tipi di amore: uno più umano, legato all’altra persona, che può essere bellissimo ma incerto poiché mettere insieme due persone non è sempre facile; l’altro tipo di amore, o piuttosto una vibrazione universale, è come una forza trainante che non è solo l’amore per qualcuno ma è come una sorgente, una risorsa che riscopriamo ad esempio quando finisce una relazione, quando ti ritrovi solo con te stesso o con il dolore della sofferenza. Però magari pulendo un po’, scopri che hai tu una sorgente di amore dentro. Forse in questa fase di vita per me l’amore è la forza trainante che mi spinge a vivere, ed è anche un incontro: quando ci si riesce a incontrare nel profondo è molto bello.

Da un paio di anni ti dividi tra Milano e Recife, in Brasile. Come mai hai scelto proprio Recife? C’è qualcosa in particolare che ti ha spinto lì?

Molto tempo fa ho fatto un lungo viaggio tra Argentina, Bolivia e Brasile e ho sempre avuto grande attrazione per quei luoghi, mi piace moltissimo il Sudamerica e viaggiare. La motivazione che mi ha spinto a tornare è stata un corso di meditazione a Recife con i miei maestri, poi ho conosciuto una persona speciale e questo mi ha fatto decidere di muovermi. Infine si sono aggiunti il lavoro e la musica, visto che ho approfittato per tradurre il mio album in portoghese, che uscirà in futuro per il mercato brasiliano. Sicuramente lì la musica è molto diversa, ma quando ho fatto sentire l’album ne sono rimasti entusiasti.

Hai completato la formazione per diventare coach, e attualmente lavori per il progetto Voce Autentica. Potresti spiegare esattamente di cosa si tratta?

Come coach aiuto le persone a superare difficoltà, raggiungere obiettivi, a stare meglio. Da un paio di anni ho fatto una sintesi di tutte le tecniche apprese, anche nell’ambito olistico, e ho chiamato il mio progetto Voce Autentica, perché utilizzo anche la voce in forma libera, che di per sé è terapeutica. Attraverso sessioni individuali, corsi e meditazioni cantate, le persone possono scoprire la propria voce profonda, il proprio canto dell’anima. È molto efficace per sciogliere blocchi sia a livello emotivo che psicologico che fisico. Nelle sessioni individuali e nei corsi le persone usano la propria voce, mentre nelle meditazioni cantate sono io che canto, accompagnando il gruppo in un viaggio: è un canto improvvisato in uno stato meditativo di trance in cui viene fuori un linguaggio ancestrale e antico, come dei mantra.

A Recife lavoro per una clinica, mentre in Italia sono andata in giro tra Biella, Milano, Messina e Reggio Calabria e sono disponibile agli spostamenti per chiunque voglia organizzare qualcosa nella propria città. È un progetto itinerante, non ha una sede fissa per il momento, anche se la maggior parte delle attività in Italia le svolgo a Milano.

Sei stata protagonista a teatro dello spettacolo Superguru il miracolo perfetto. Se dovessi scegliere tra attrice di teatro e cantautrice, cosa sceglieresti e perché?

Adesso sceglierei cantautrice: nei live mi esprimo al massimo e mi piace tantissimo. Forse anni fa ti avrei detto teatro perché lo sentivo più affine e ho iniziato da lì. Scelgo la musica, ma sono aperta a tutto, di fatto scrivo canzoni, mi piace condividerle e cantarle. Non ti so dire perché, forse perché posso esprimere quello che voglio nel senso che le canzoni sono le mie, a meno che non mi venga in mente di scrivere un’opera teatrale (ride).

Domanda Tempi-Dispari: Se ti venisse offerta l’occasione di intervistare qualcuno, chi sceglieresti e cosa domanderesti?

Mi vengono in mente due figure completamente all’opposto. Una è la cantautrice LP perché nel panorama musicale non mi capitava da tempo di trovare qualcuno in grado di emozionarmi, però sinceramente gli esseri umani che in questo momento mi suscitano più curiosità e che avevo davvero intenzione di intervistare sono i venditori ambulanti della spiaggia di Recife, sono un campionario umano variegatissimo. Passano la loro vita sulla spiaggia a vendere le cose più strane e disparate, con le loro facce vissute, e mi incuriosiscono tanto da fotografarli spesso. Donne con delle pentole in testa da cui escono gamberoni, oppure uomini con il carretto che ti fanno il formaggio alla griglia o il brodo di fagioli bollente, con 30 gradi. Chiederei loro come è la loro vita, quali sono le loro aspirazioni e come si trovano nel loro lavoro. Magari lo farò, la prossima volta che torno gliela faccio l’intervista! (ride)

 

Per maggiori informazioni: www.mirtajacober.com

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