Un disco interamente strumentale è già difficile da concepire, ma ancora più difficile è riuscire a produrre qualcosa che non stanchi, che non faccia sentire la mancanza della voce. I Neeskens di Cremona, con il loro The Architects Of Football, ci sono riusciti molto molto bene. Come riferimenti stilistici in primo piano i Tool. Il debito verso la band di Kenaan è innegabile, come anche quello con i Pink Floyd e Jimi Hendrix. Nomi assolutamente altisonanti ma non ci sono altri termini di paragone.
Tecnica, pulizia del suono (è un disco autoprodotto), emozione, trasporto, songwriting maturo, sono tutte caratteristiche ben presenti in questo disco. Nei 7 brani presenti non c’è un calo, nessuna pecca. I suoni sono stati ben scelti. Il basso è molto presente intersecandosi ora con la chitarra ora con la batteria per dare vita a vero viaggi musicali.
La pesantezza dei brani, tutti mid tempo cui si alternano passaggi ancor più lenti, pachidermici, anche questa scelta azzeccata avendo così la possibilità di sfruttare appieno il lato tecnico di tutti i musicisti, richiama lo stoner dei primordi, quello dei Fu Manchu o Kyuss. Polvere, potenza e sudore. Una musica energica in tutti i sensi. Non è un disco easy listening. Per poter arrivare in fondo è necessaria una certa forma mentis e anche il giusto mood, ma ne vale assolutamente la pena.
Sarebbero da vedere in versione live per rendersi conto della tenuta dei brani anche dal vivo. Una cosa è certa, come primo passo è decisamente più che buono.