Recensione a cura di Carmine Rubicco

Si immaginino una voce calda, toccante, sinuosa, melliflua e non ascrivibile ad un solo genere musicale. Si immagini la sostanza del soul, l’anima trasformata e codificata in note. Si immagini una notte d’estate e la luna che canta. Mettendo assieme tutto questo si può avere un’idea del primo disco solista di Rose, all’anagrafe Rosa Mussin, intitolato Moving Spheres. Un disco che è arrivato, grazie alla Toks Records, dopo un percorso artistico che l’ha portata a sperimentare diversi generi e collaborazioni. Questo mini, 6 brani, dimostra come sia possibile cantare jazz/soul/rnb senza cadere nei soliti schemi, nei soliti tecnicismi o dimostrazioni di avere un’anima da esprimere. Rose si destreggia completamente a proprio agio in atmosfere differenti dove la voce la fa si da padrona ma gli strumenti non sono semplici appendici. Così si passa dalla cremè del rnb anni 90, Relation, per passare subito dopo ad un brano sperimentale che mischia un pizzico di sadcore con elettronica e jazz per un cantato narrato più che melodico, la title track del cd. Via via vengono sciorinate le altre trame sonore che come unica caratteristica comune hanno l’urban sound e la voce della protagonista. Ottimi gli arrangiamenti, mai eccessivi, barocchi o inutilmente tecnici. Stesso linea anche per la produzione che è riuscita a mantenere il feeling della sezione strumentale e ad enfatizzare il calore, il colore, e le dinamiche della vocalist.

Un disco che non deluderà nessuno, adatto per chi segua già il genere e che troppo spesso si ritrova dinnanzi alla solita musica, e per chi invece crede che il jazz sia un genere per ‘estimatori’ e iniziati portatori di musicali verità assolute.

Tracklist:

  1. Relation
  2. Moving spere
  3. Same Thing
  4. Amused
  5. Stupid
  6. Ups and downs

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