Testo a cura di Carmine Rubicco

Dopo la pasta col tonno di Bello Figo sono arrivate le Focaccine dell’esselunga di OEL. Fermo restando che non si vuole fare un confronto, il progetto di Bello Figo era in ogni caso ben preciso e ha raggiunto lo scopo. La domanda è come sia possibile per questa tipologia di brani essere in testa alla classifica di Spotify. Pur tralasciando ogni punto di vista ‘tecnico’ riguardante la qualità musicale la domanda resta ancora senza risposta.

Sono gli OEL ad essere insulsi o piuttosto non è il pubblico che li ha portati in cima alla hit ad essere indescrivibile? Probabilmente la seconda. Se da una parte, per fortuna, ognuno può esprimere se stesso come meglio crede, dall’altra non per questo arriverà sicuramente alla ribalta della cronaca. Non si tratta di una formula: scrivo sciocchezze quindi sarò famoso. A far si che il ‘sogno’ diventi realtà serve un’entità esterna definita ‘ascoltatore’. Ma se è il pubblico il fautore reale di cotanto abbassamento qualitativo, vale davvero la pena per molte, moltissime band, e infiniti artisti in genere, voler arrivare così in alto?

Cioè, se chi mi ascolta non capisce e non vuole capire fondamentalmente nulla di musica nel senso più ampio possibile. Tenendo da parte i gusti personali, mi sentirei davvero così tanto soddisfatto ad essere messo alla pari di chi ha scritto un testo sulle focaccine? Varrebbe davvero la pena cercare di raggiungere il più alto numero di persone possibile se poi quello che cerco di esprimere con la mia arte, intesa in senso lato, viene del tutto trascurato in favore del vuoto cosmico?

Varrebbe davvero la pena esibirsi di fronte ad 80mila persone per poi dover interrompere uno dei brani più emozionanti del repertorio per dire loro di non fare video con i cellulari ma di godersi il concerto? Non sarebbe forse meglio suonare per meno gente che per tutto il live al telefono non pensa minimamente e, soprattutto, è lì solo per ascoltare me e non per raccontare di essere stato al concerto x?

Non sarebbe più appagante vedere visi coinvolti, focolai di pogo, quando suono invece che facce su schermi ed esibirmi per il retro degli smartphone? La scelta sta alla base della carriera che ho deciso di intraprendere. Se voglio fare soldi attraverso la musica, mi metterò a scrivere un testo sulle carote di Nonna Papera. Se invece decido che la musica è una via per esprimere me stesso attraverso la quale non avrò mai un transatlantico ma camperò dignitosamente, allora scriverò pezzi miei che spero possano piacere e, soprattutto, essere capiti.

Seguendo questa seconda via non mi lamenterò se alla testa della classifica c’è OEL, a Modena Vasco raccoglie 220mila persone e in tv ci sono sempre i soliti. Potrei lamentarmi se mi trovassi in una società che premia il più bravo o chi ha qualcosa da dire, ma siccome siamo in un contesto in cui avere qualcosa da dire è preso per snobbismo intellettualoide, meglio tenersi quei pochi ma buoni e lasciare a chi ha ‘altri gusti’ certe perle.

Cercare di far ragionare determinati soggetti e far loro capire che può esistere altro oltre la superficie, sarebbe tempo sprecato. Se lo avessero voluto capire lo avrebbero fatto da soli e non avrebbero ascoltato OEL. O, meglio, lo avrebbero ascoltato per poi decidere di evitarlo. Per poter esprimere un punto di vista, in ogni caso, si deve conoscere l’argomento, nel bene e  nel male.

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