Intervista raccolta da Carmine Rubicco

Reduci dalla pubblicazione del loro nuovo album, Metamorfosi, i milanesi Mataleòn fanno il punto sulla strada fin qui percorsa “in una città nella quale ci sono moltissime realtà musicali e nella quale ci si può confrontare“. Quattro personalità differenti per provenienza, vissuti personali e influenze che sono riuscite a creare un amalgama e uno stile personale riconoscibile.   

1 – Domanda classica, presentazione della band per chi non vi conosce.

Ciao, siamo i Mataleòn: nello specifico Tommaso Di Blasi (voce/chitarra), Andrea Giuliani (chitarra), Manuel Schiavone (basso) e Daniele Bocola (batteria), band Alternative Rock di Sesto San Giovanni (MI).

2 – Iniziamo dalla fine, ossia dal vostro Metamorfosi: siete riusciti là dove molti si fermano, ossia creare qualcosa di efficace in italiano. Come ce l’avete fatta? Un dono o frutto di svariati tentativi?

C’è da fare una premessa per rispondere a questa domanda: in passato avevamo dato vita ad un progetto con cantato in inglese ma, anche pur avendo registrato un buon disco, ci siamo resi conto che eravamo un pesce in un oceano immenso. Da qui è nata la voglia di scrivere in italiano pur mantenendo il nostro sound abbastanza corposo. Nel 2012 abbiamo deciso di scrivere e registrare il primo singolo dei Mataleòn con la collaborazione artistica di Olly Riva. E’ stata una bella soddisfazione sentire con le nostre orecchie che la nostra parte sonora poteva essere integrata splendidamente con i testi in italiano. Nei mesi successivi abbiamo iniziato a scrivere i brani per il nostro primo EP “Prospettiva di un’idea”. Purtroppo abbiamo dovuto aspettare un po’ di più del previsto per registrare a causa del cambio di line up. L’EP è stato accolto davvero molto bene e il nostro lavoro ci ha permesso di poter prendere parte a importanti festival: nel 2015 al Brianza Rock Festival in apertura dei Bluvertigo ed Eugenio Finardi e nel 2016 all’I-Days Festival nella giornata dei Biffy Clyro e Suede. La scrittura di “Metamorfosi” è stata molto impegnativa ma è stato un viaggio necessario. Volevamo davvero che il risultato finale fosse un racconto di chi siamo veramente. I nostri caratteri sono diametralmente opposti ma hanno trovato un punto d’incontro in questo disco. Forti anche delle esperienze personali che sono accadute durante il periodo di scrittura del disco, abbiamo voluto raccontare appunto alcune sfumature dell’essere umano. Partendo dall’omonima traccia d’apertura del disco, la voce profonda di Mario Zucca vuole appunto iniziare il racconto spiegando gli intenti di questo racconto musicale.  

3 – Avete ottenuto un ottimo mix di rock italiano e straniero. Quali sono i vostri riferimenti per l’uno e per l’altro?

Come dicevamo prima, abbiamo quattro personalità diverse e questo aspetto si rispecchia anche nella musica che ascoltiamo. Tommaso ama il rock italiano dei Timoria, Litfiba, Movida, Ritmo Tribale e Deasonika e il grunge degli Alice in Chains, Pearl Jam, Nirvana e Soundgarden. Daniele è un amante del prog dei Genesis, Deep Purple e del sound del metal moderno di band come Lamb of God, Meshuggah, Tesseract e ultimamente per ragioni di studio si è avvicinato al Jazz. Andrea è un amante della musica a 360°, in particolare di Michael Jackson e del blues di Miles Davis. Manuel ama i grandi classici del Rock e del metal: Led Zeppelin, Deep Purple, Metallica e Pantera.

4 – I testi sono piuttosto intimi, da dove nascono, da vissuti o da ciò che vedete intorno a voi?

La scrittura dei testi è affidata a Tommaso. Solitamente prende spunto dalle sue passioni verso l’arte o il cinema. In questi ultimi anni si è appassionato di serie TV e ha trovato che alcuni dei personaggi erano perfetti per raccontare alcune delle tematiche delle canzoni di “Metamorfosi”. Ad esempio come il singolo “Carrie” che è la protagonista della serie TV “Homeland” utile per raccontare la storia di questa ragazza affetta da disturbo bipolare. “Elliot” è il protagonista di Mr. Robot che è stato fondamentale per raccontare lo stato d’animo della paranoia, c’è “John Lock” di “Lost” con la sua costante contrapposizione tra fede e scienza, infine c’è “Castello di carte” che vede in Frank Underwood, protagonista della serie, un personaggio cinico e feroce.

Ci sono poi canzoni come “Blue” e “Lady in Rock” che sono due brani carichi di amore, amore struggente: “Blue” è il racconto carico di emozioni che vuole spiegare l’amore di un padre verso il proprio figlio, mentre “Lady in Rock” è la visione di un amore raccontato con delle metafore legate all’acqua. “Milano e dintori” è una canzone nella quale si parla di nostalgia e abbiamo affiancato questo stato d’animo alla nostra città. C’è infine “Downtown” che musicalmente nelle strofe ricorda un tango. Da qui la voglia di raccontare la storia di una persona che non si fida più degli altri e grazie ad un ballo “metaforico” con se stesso si riavvicina alla fiducia. 

5 – Che cosa non vi piace della scena attuale e cosa invece pensate sia un bene che ci sia?

Non ci piace la politica di alcuni locali ma questa è ormai un argomento trito e ritrito. Ci piacerebbe che ci sia più spazio per band che hanno qualcosa da dire con la propria musica. Ci sono davvero molte band meritevoli di attenzione in Italia che non riescono a trovare spazio. Ma il tempo ci darà ragione.

Troviamo invece molto positivo poter promuovere la propria musica, ma la propria arte in generale sui social. Se usati correttamente danno modo di farsi conoscere molto bene.

6 – Arrivate dalla cintura milanese, se così possiamo dire, come questo ha influenzato le vostre scelte musicali. Molti hanno preferito il rap al rock ad esempio. 

Come spesso accade a tutti c’è una persona che ti “inizia”, un’amico, lo zio, il papà, il cugino. Per noi è stato lo stesso. Milano è sempre stata una città nella quale si può trovare qualsiasi influenza musicale. Per alcuni generi magari l’estero è più un rifermento, come per il rap ad esempio. Il Rock negli anni passati è stato davvero presente a Milano e poter aver visto band come i Ritmo Tribale, Movida e Deasonika nel fiore dei loro anni è stato davvero di grande ispirazione. Milano ci ha dato anche la possibilità di poter vedere in casa i nostri beniamini. Diciamo che abbiamo avuto la fortuna di abitare in una città nella quale ci sono moltissime realtà musicali e nella quale ci si può confrontare.

7 – Il momento più bello e quello più duro durante la composizione di questo album.

Beh il momento più bello è stato quello quando abbiamo chiuso il master di “Metamorfosi”. Eravamo in macchina di ritorno dallo studio di Andrea De Bernardi (Eleven Master Studio) e stavamo riascoltando il disco. Beh l’emozione è stata davvero tanta. Per la prima volta stavamo ascoltando le canzoni senza la preoccupazione di dover finire il lavoro. Probabilmente è stata la prima volta che abbiamo sentito le canzoni da “spettatori” godendoci anche le fantastiche Guest che avevamo nel disco.

Ci teniamo sempre a sottolineare che siamo una band totalmente autoprodotta e tutti i traguardi che abbiamo raggiunto sono merito della nostra tenacia. In questi anni ci siamo circondanti di persone valide e talentuose che stanno credendo in noi mettendo la loro professionalità al nostro servizio.

Il momento più duro? Sono stati tanti a dire il vero ma fa parte del lavoro. Siamo quattro personalità differenti e ci sono momenti dove andare nella stessa direzione non è semplice ma la nostra forza è questa: superare gli ostacoli.

8 – I suoni che avete scelto sono decisamente molto heavy rispetto alle classiche band rock, nostrane e non. Pensate che il metal sia morto e, come genere, vi ha influenzato? Con quali gruppi?

Pensiamo che non sia morto il metal. Siamo consapevoli del fatto che in Italia, avere il nostro tipo di suoni con dei testi in italiano, sia davvero difficile essere credibili. Ci piace però ascoltare anche altro oltre al metal ovviamente. Come dicevamo in una precedente risposta abbiamo i nostri reference musicali ma non ci piace chiuderci in un genere solo. Pensiamo che sia una prerogativa fondamentale per poter scrivere qualcosa di nuovo.

9 – Qual è la forza dei Mataleòn? La coesione? E cosa conta secondo voi in una band, oltre alla condivisione del progetto.

Noi proviamo molto. Le nostre canzoni nascono dalle jam in sala prove. Abbiamo l’abitudine di registrare ogni prova in modo da poter riascoltare tutto ed estrapolare le parti migliori sul quale lavorare. Durante gli ascolti, ognuno di noi può farsi le proprie idee su un determinato riff in modo da arrivare in sala prove con una chiave di lettura diversa e lavorare su più fronti. La coesione è fondamentale secondo noi. Siamo consapevoli del fatto che per trasmettere delle emozioni con la propria musica vuol dire abbandonarsi ad essa. Noi in “Metamorfosi” ci abbiamo messo un bel pezzo delle nostre vite e il risultato è stato davvero appagante. E quando riesci ad arrivare all’ascoltatore beh, penso che si vinca su tutto.

10 – Domanda Tempi Dispari: avete a disposizione una macchina del tempo chi vi piacerebbe incontrare e cosa gli chiedereste?

Solo una persona? Troppo difficile rispondere a questa domanda! Penso che ci piacerebbe tornare indietro negli anni ‘60… poter vivere quell’epoca musicale meravigliosa che si respirava tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra. Poter vedere con i nostri occhi e ascoltare con le nostre orecchie quei gruppi e quegli artisti che oggi sono le nostre icone.

11 – Una domanda che vi siete sempre chiesti: ma perché nelle interviste non chiedono mai…

Cosa ne pensi dei talent? No dai scherziamo ovviamente. Magari ci piacerebbe rispondere alla domanda: “Perché una persona dovrebbe ascoltarci?”. Pensiamo di poter rispondere molto sinceramente dicendo che nella nostra musica c’è passione. Passione per quello che facciamo. Non ci facciamo portavoce di nessun messaggio se non quello per il quale facciamo musica. Raccontiamo delle immagini che ognuno può interpretare. 

12 – Un messaggio per chi vi legge

Ci piacerebbe inviarvi sulle nostre pagine social per scoprire un po’ più di noi e della nostra musica.

Vi aspettiamo numerosi!

Vi ringraziamo di cuore per questa bella intervista e speriamo di aver trasmesso la nostra passione per la musica.

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