Intervista raccolta da Carmine Rubicco

Si distinguono per una proposta musicale che è un mix di diversi generi con un cantato in italiano che si discosta dalla tradizione del cantautorato tradizionale ma senza sfociare nel rock nostrano. In questa intervista a Tempi Dispari i Triciclo Musical svelano un po’ la loro anima e la strada intrapresa. 

Iniziamo questa intervista con un “classico”, perché avete deciso di cantare in italiano?

Per ora canto in italiano perché il nostro progetto lo prevede. Mi piace troppo la lingua italiana. Anche per una persona di cultura semplice come la mia rappresenta un mondo e un fascino, un gioco inesauribile. Proprio come penso sia tutta la nostra cultura italiana.

Il vostro stile di discosta dal ‘cantautorato’ classico anche se sembra le radici siano quelle. Da dove nasce e chi sono i vostri riferimenti?

Si hai ragione. Le radici sono quelle. Ho una formazione musicale amatoriale. Fatta di tante contaminazioni musicali obiettivamente molto diverse. Per anni ho ascoltato musica giorno e notte passando da Jovanotti, Vinicius De Moraes agli Agnostic Front. “Una figata”.

Da dove è nato l’inserimento dell’”ukulele”?

L'”ukelele” in realtà se osservi attentamente è una piccola gioia fatta di mogano. Chitarra 3/4  Taylor. Molto comoda in contesti live. Collaborando con degli amici e professionisti come avvenuto per Rock For Life come Umberto Cesarano, Roberto Barcellini o come “Super” Alberto Viganò, la chitarra la uso per accompagnarmi mentre canto. L’ orchestra la lascio fare a loro.

Come scrivete i brani?

Come precedentemente spiegato in una maniera molto spontanea. Inseguimento a volte maniacale di una pulsione profonda. Qualcosa dentro di te cerca qualcosa. Qualcosa da dentro di te vuole uscire. Inizia un gioco che in termini sportivi si definisce ” procedere ad esaurimento”.

La vostra idea di musica, ossia: la musica è…

La musica rappresenta ne più ne meno una fetta della torta. E’ sostanzialmente una proiezione della vita. A livello emotivo. A livello umano. E’ contaminazione. Inclusione.

Che cosa vi piace di più e cosa meno del contesto/panorama musicale

Forse che si fa un po’ fatica a trovare ambienti nei quali sia facile contaminarsi suonando insieme. Per esempio Rock For Life da la possibilità in un giorno di vedersi, ascoltarsi, connettersi tra musicultori. Sarebbe interessante poterlo fare più frequentemente. In condizioni ambientali diverse. Con tempi di connessione più lunghi. Ognuno coltiva il proprio orticello come meglio può. Probabile che la maggiore condivisione offrirebbe altre opportunità. Lo si constata per esempio frequentando alcune serate Jam.

Quanto di ‘non musica’ c’è nei vostri testi e nel vostro modo di preparare un brano. Ossia come e quanto influisce, se lo fa, la cultura in generale sulla scrittura di una canzone?

I testi di Triciclo Musical sono impastati con la vita vissuta. Anche i sogni i desideri lo sono. Quindi cultura. Se invece la domanda si riferisce a termini tecnici o all’approccio sostanziale. Raramente scrivo un brano partendo da un tema specifico scelto a priori. Mi è successo ad esempio quando ho visto il film “Il miglio verde”. Ne è uscito un brano intitolato : ” Le ali della libertà”. Mai cantato in pubblico. Ritengo i fondamentali in termini di scrittura : le relazioni con qualsiasi creatura vivente, di riflesso il rapporto con la natura. La natura è sempre presente nei testi scritti da me. La vivo intensamente dall’infanzia.

La musica spesso è considerato semplicemente come svago. Al si là di essere musicista per mestiere, la musica è comunque una scelta di vita? Ossia l’appassionato sente e sente la realtà in modo diverso?

Ovviamente anche la musica come tutto si vive in maniera soggettiva. Prima di essere una scelta di vita penso che sia una pulsione che apre degli spazi interiori. Corrispondentemente a questi spazi ognuno si pone con una propria personale disponibilità. Stranamente sulla questione sensibilità dei musicisti (artisti)  considero il tema in maniera molto pragmatica. Discorso lungo. Credo che per una serie di questioni anche contingenti si tenti di far passare l’argomento come se fosse elitario. Personalmente considero la musica e la vivo ne piu’ ne meno come tanti altri aspetti e generi della vita meno evidenti o eclatanti.

Cosa vi piace di più e cosa meno della dimensione live?

La dimensione live può contenere valori esclusivi imperdibili. E’ una finestra aperta sulla realtà. Da quando entri nel locale a quando chiudi la portiera della macchina per ritornartene a casa.

Progetti nel cassetto?

Progetti ce ne sono tanti. Il più importante “vivere” fino in fondo.

Un saluto a chi vi legge

Dal brano : Triciclo Musical che da ovviamente il nome alla nostra Band ( un nostro abbraccio e un nostro saluto) a tutti Voi. “La mia banda viene e va’. Prima o poi arriverà col Triciclo Musical. Noi cantiamo dappertutto nei locali e cinema’. Non chiediamo mica molto Signorina ce la dà? …La sua mano tra una vodka e un whisky american ci scrutiamo con le lingue sprofondando tra i sofà… ”

 

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