Intervista raccolta da Benedetta Lattanzi

A partire da martedì 23 Febbraio a Cinisello Balsamo avrà il via Allegro 2016, uno degli spettacoli organizzati da Musicamorfosi, una associazione musicale ben radicata nel territorio brianzolo, che vede nella musica una grande opportunità di vita e di cambiamento. Tempi-Dispari ha raggiunto il direttore creativo di Musicamorfosi, Saul Beretta, che ci ha spiegato esattamente la sua visione della musica.

Puoi spiegare cosa è Musicamorfosi e quale sarà il programma di Allegro 2016?

Musicamorfosi ha messo nel nome due parole: l’amore e il cambiamento. La manifestazione che partirà da martedì 23 Febbraio si chiama Allegro, è a Cinisello Balsamo da 5 anni e nasce per ricordare una persona che amava pensare che la musica in particolare avesse una funzione molto forte dal punto di vista educativo e non solo ricreativo come spesso viene pensata dalle istituzioni. Questa piccola stagione è stata pensata per rinforzare il pensiero che la funzione più importante della musica sia quella educativa, e quindi cerchiamo di creare un ponte immaginario con la scuola e la città tramite l’Istituto Costa e Il Pertini, non a caso chiamato anche La Piazza dei Saperi poiché è una biblioteca, centro multimediale, auditorium e spazio giochi per i piccoli. Questa settimana si aprirà con la musica di The Rad Trads, una meravigliosa band americana di giovanissimi, 23 anni di media, e si concluderà musicalmente sabato con la presentazione di un disco stupendo di Roberto Zanisi dal titolo “Bradipus Tridactilus”, un viaggio intorno alle musiche del mondo con due strumenti molto strani: il cumbus turco e il bouzuki greco, suonati in maniera eterodossa. Nel mezzo ci saranno attività didattiche o semididattiche come un seminario aperto di Arsene Duevi, lo sciamano che fa cantare anche le pietre, che giovedì aprirà a tutti le sue lezioni per cantare con lui in un gruppo corale, perché cantare in un coro è una bellissima metafora sociale ed educativa del saper vivere insieme. Infine abbiamo degli spettacoli per i bambini: una fiaba, “Gianbabbeo”, di Mariangela Martino e Roberto Zanisi; un concerto di una scuola popolare nata 4 anni fa a Cinisello Balsamo che si chiama VI.BE e nasce traendo spunto dal metodo Abreu, ovvero insegnare musica a bambini o ragazzi che abitano nelle periferie e non possono permettersi lo studio di uno strumento, sarà una specie di saggio per gli oltre 100 ragazzi che studiano in questa scuola. E poi abbiamo una piattaforma molto bella che si chiama Play!, un gioco portatile che riempirà la Sala Piccoli e che ha la peculiarità di funzionare solo collaborando con gli altri: i bambini per giocare devono essere almeno in due per produrre qualcosa, ed è una bella metafora dello stare insieme che è un po’ il filo conduttore di questa piccola stagione che ricordo si apre il 23 Febbraio e si chiude domenica 28 a Cinisello Balsamo.

Musicamorfosi viene descritta come un’opportunità di cambiamento, ma effettivamente cosa c’è da cambiare?

Il cambiamento parte sempre da se stessi. Per quanto riguarda il cambiamento secondo Musicamorfosi il pensiero è che la musica possa essere un fattore di cambiamento positivo per la nostra società. Quando parliamo di opportunità del cambiamento pensiamo che il ruolo sociale possa cambiare perché la musica è uno strumento di cambiamento di se stessi: insegna la disciplina, insegna ad ascoltare ed esprimere se stessi e quindi si candida ad essere uno degli strumenti principi dell’educazione. Il fatto che non lo sia nel curriculum scolastico dei nostri giovani è un grave problema istituzionale e culturale, e quindi l’opportunità di cambiamento per chi fa Musicamorfosi è a partire da questa presa di consapevolezza che la musica è una grande materia di cambiamento, e noi lo vediamo accadere in maniera dirompente: saper ascoltare, guadagnare degli altri territori dove l’orecchio va a posarsi è come conquistare delle tappe di scoperta del mondo. Venti anni fa quando è nata Musicamorfosi, la formula associativa era il pensiero che potessimo fare della nostra passione anche il nostro lavoro. Questa visione così stretta che vede la musica circoscritta all’insegnamento a ripetizione è solo una visione parziale dell’insegnamento della musica. Una parzialità che la confina in un territorio così marginale da non incidere nemmeno più socialmente.

Le attività di Musicamorfosi si svolgono solo nel territorio della Brianza?

Principalmente è radicata nel nord di Milano perché lì cresceva intorno a noi un pubblico che aveva voglia di scoprire e di seguire un certo percorso. Questo non toglie che i nostri format e spettacoli possano viaggiare in giro per l’Italia: da due anni abbiamo un piccolo festival che gestiamo e che si svolge tra Umbria e Marche, infatti la settimana prossima saremo al Teatro Rossini di Pesaro, dove saremo semplicemente ospiti, però un pezzo della nostra sperimentazione nata nel territorio della Brianza gira.

La vostra associazione si propone di ottenere il massimo spendendo poco. È sempre facile arrivare a questo risultato?

È difficilissimo. Il denaro non può comprare tutto. L’economia che abbiamo in mente è quella che sicuramente viaggia con i soldi, quindi spendere poco significa che in un passato, presente e futuro potremo permetterci di fare cose che altri potrebbero fare solo spendendo tantissimi soldi. Ci sono momenti in cui non sei l’unico, il nostro gruppo non è certamente l’unico che ha un metodo per perseguire una cosa e quindi può trovare dei partner che in quel momento possono essere più o meno famosi ma che credono in te per portare avanti una scommessa. È come giocare una partita, qualche volta può andare bene e qualche volta male, ma è una partita di cambiamento: stai facendo una cosa che non esiste e magari non sei l’unico che pensa che debba esistere, e sul piano delle idee non il denaro che fa il significante per questo si può spendere poco.

Avete cominciato con la musica classica contemporanea e in seguito vi siete aperti ad altri tipi di musica come il jazz, il folk e le canzoni d’autore. C’è possibilità che in futuro vi occupiate di altri generi musicali?

Credo che ci manchi molto poco per essere inclusive. Da un punto di vista dell’inclusione, siamo usciti dai confini della musica classica intesa come musica “colta” e “borghese”. Lo facciamo e lo abbiamo fatto sempre nel rispetto della qualità di quello che proponiamo, perché la musica di qualità non è sempre quella colta e quindi anche nell’approcciare altri generi, come l’hip-hop, forse il genere che abbiamo ospitato di meno, credo che quello sia il discrimine che ci dice “vogliamo stare dentro lì” o “vogliamo starne fuori”. Se penso all’hip-hop penso ai contenuti di quello che viene detto, in termini di qualità, quindi il discrimine è essere forte in termini di intellettualità e di emotività che viene generata, e il modo in cui viene trasmesso di più è dal vivo. Non abbiamo nessuna barriera, ma la qualità è il punto focale che ci fa dire sì o no ad una cosa, al di là del genere.

Svolgi questo lavoro da molto tempo, hai anche collaborato alla realizzazione di alcuni programmi televisivi. Secondo te ci sono stati dei cambiamenti nel modo di organizzare e gestire gli eventi?

Sì tantissimo. Ho avuto l’opportunità di fare delle sperimentazioni in luoghi di culto della musica classica: la Società del Quartetto e l’Orchestra Verdi. Quindici anni fa proposi lo “svecchiamento” del pubblico e l’avvicinamento dei giovani, e allora era una roba che quasi può essere paragonata all’atterraggio di un UFO, mentre ora il Quartetto programma queste attività collaterali come essenziali per la loro politica culturale. Quindi devo dire che in quindici anni è cambiato tutto. Ho visto l’abbattimento dei confini di genere nella musica, un cosa che predicavamo già quindici anni fa. C’è un innalzamento generale della qualità che ancora non si è trasformato in un ampiamento del pubblico o della cultura di un pubblico che viene e ascolta e frequenta, che credo e mi auguro sarà il prossimo passaggio alla diffusione di massa.

Quali sono i prossimi progetti di Musicamorfosi?

Musicamorfosi ha una stagione invernale che non è partita, Lampi, rimandata a Novembre; inoltre stiamo lavorando al cartellone di Mostra Visionaria che partirà nell’ultima settimana di Maggio e confermerà un altro festival storico che raggiunge i 13 anni quest’anno, Notturni, che avrà luogo a Villa Reale a Monza. Poi stiamo lavorando a Suoni Mobili, un festival itinerante che si sposterà tra la Brianza monzese e lecchese ed al quale hanno contribuito oltre 25 Enti, e poi abbiamo annunciato da pochi giorni la nuova edizione di Scheggiacustica, piccola scheggia impazzita tra Umbria e Marche, un format di valorizzazione dei luoghi, tra l’altro luoghi incredibili come abbazie immerse nel verde, non raggiunte nemmeno dalla rete 3G o 4G, ottimi posti dove tentare l’avventura dell’ascolto, purificati anche dai fastidi dei cellulari.

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