Intervista raccolta da Carmine Rubicco

Ricerca, attenzione ai dettagli e alle modalità espressive per conferire il giusto peso ai concetti espressi.
Questo e molto altro nel primo disco di Marazzita che in questa intervista a Tempi Dispari racconta di retroscena, di passione e futuro.

Presenta Marazzita a chi non lo conosce

Marazzita analizza, scava e si interroga per la sola necessità di farlo. Il bisogno di esprimersi, la  voglia di osservare ed osservarsi, la ricerca linguistica e musicale sono il leitmotiv delle idee che poi si trasformano in canzoni.

Quali sono le formule cui si riferisce il titolo del disco?

Sono alla ricerca di un algoritmo per vivere un’esistenza felice, ma con scarsi risultati. La matematica non è in grado di prevedere e controllare molte cose, questo mi sembra divertente ed allo stesso tempo mi fa riflettere molto. Le relazioni umane e con noi stessi sono aleatorie e influenzate da moltissimi fattori e le formule che inventiamo e cerchiamo di seguire nel corso della nostra vita spesso si rivelano non realizzabili perché tutto può cambiare in un istante, come quando cammini per strada spensierato e di colpo pesti una merda.

Il testo per te più significativo?

Ogni testo ha grande valore per me, è come una fotografia che ritrae il momento in cui è stato scritto. Ivic è l’ultimo brano dell’album che ho scritto ed è ispirato a “L’età della ragione”, un bellissimo romanzo di Sartre che consiglio a tutti coloro che hanno superato i 30 anni.

Che cosa spinge una persona a fare il cantautore, un’esigenza interiore, la volontà di esprimersi, condividere il proprio mondo interiore o cosa?

La necessità di esprimersi, di creare ed indagare su se stessi e sul mondo in cui viviamo è ciò che
contraddistingue l’essere umano, penso siano questi i fattori che ci portano a scrivere, dipingere e fare arte in generale.

Quando hai scritto il disco hai pensato ad una precisa tipologia di ascoltatore?

No

Il tuo disco per certi versi può essere considerato un po’ acerbo. I richiami diretti sono
decisamente forti. Una precisa scelta stilistica?

Non credo sia un disco acerbo, forse non è da primo ascolto e ovviamente c’è sempre da migliorare e crescere artisticamente. C’è una ricerca linguistica ed ogni frase ci ha messo del tempo per posizionarsi in quel punto specifico della canzone. Ho aspettato il momento giusto anche per inserire una sola parola. La costruzione dell’arrangiamento vede la collaborazione di musicisti di diversa provenienza artistica, jazz, gypsy, indie rock e cantautorato. Manca un po’ di elettronica, che comparirà sicuramente nei prossimi lavori. Non vedo richiami netti, cerco di essere me stesso in tutto ciò che faccio.

In che modo hai scelto i musicisti per questo progetto? Persone che conoscevi già?

Sono musicisti che apprezzo molto sia a livello artistico che umano.

In un paese come il nostro dove la libera iniziativa e il mondo creativo in genere sono ostacolati in mille modi, quanto coraggio e quanta incoscienza servono per decidere di perseguire la carriera artistica?

Quando c’è la passione non c’è spazio per la coscienza.

Una cosa che ci tieni a dire durante un’intervista

Prendete mezz’ora del vostro tempo per ascoltare “Formule”

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