Testo di Francesca Di Ventura

20 Marzo 2015

Il Pentatonic è un localino in zona Laurentina che vuoto somiglia alla versione zippata di un pub dell’Hertfordshire inglese il giovedì pomeriggio. Ma quando quelle 4 decine di persone lo colmano, si accende di una vita scintillante, si colora di voci e bicchieri di birra e hot dog al piatto consumati copiosamente vista anche l’esiguità dei prezzi. Il palco è contenuto ma sormontato da uno schermo sul quale le band possono proiettare i propri loghi o altro materiale. L’acustica è decisamente superiore alle aspettative generate al sound check, complice il riverbero naturale dovuto alla presenza del pubblico cui si somma il calore emotivo.

Dancing Crap

Esordio live post espatrio e cambi di line up per i Dancing Crap, dotatisi di graziosa donzella alle pelli e cresciuti in numero nella sezione ritmica con l’introduzione di ulteriore chitarra.

Ci ha visto lungo Gianmarco Bellumori accaparrandosi questa band nel roster della sua Agoge Records: di fatto, di band grunge/punk ammiccanti al rock alternative non ce ne sono tante a Roma. E i Dancing Crap si sono evoluti notevolmente, sia in termini di contenuti proposti che di immagine. Pur mantenendo caratteristiche punk, soprattutto i fondatori della band, il bassista Bobby Gaz e il leader Ronnie Abeille, sono lontani i tempi dei polli di plastica e i siparietti di scambio strumenti a inizio show. Gilet di pelliccia, cappello e curatissime basette altezza zigomo, Ronnie è carisma, eleganza anticonformista e comunicatività, cui fa eco l’eclettico Bobby, con il quale c’è feeling, quello che racconta delle tante rocambolesche avventure trascorse insieme.

Christian Caruso (Killed by an angel) ha uno stile molto personale, e del vero talento alla chitarra. Pur nella sua giovane età, il ragazzo ha un dono e sa tenere la scena. Decisamente il più rockettaro del gruppo.

La new entry alla chitarra Eugenio “The Joker” Pavolini è ben integrato, forse un po’ timido ma è alla sua prima serata con questa compagine e se la cava egregiamente, e a dispetto della sua eccentrica capigliatura, è un educato ragazzotto.

La concentrata Antonella Angelini tiene le fila brano per brano con un tocco grintoso e pulito, e lo show si sviluppa tra l’entusiasmo del pubblico e la crescente confidenza della band. Si parte con “Broken record player”, amarcord dei Dancing Crap prima versione, insieme a “Chandra”, con cui la band saluta e lascia il palco, in un cerchio che si chiude e si quadra. Dentro ad esso, il nuovo mondo della band: “Sociopahtic Circus”, una denuncia sull’effimera lotta tra simili che caratterizza la società odierna,  “Burned down city soul”, in cui Ronnie si esprime al meglio, le neonate “Acid” (in stile Warrior Soul de “Space Age Playboys”) e “Morbid Mary”, tributo alla “Maria” già celebrata dagli Articolo 31. E dentro il cerchio ci sono 3 pezzi su cui trova fondamento il desiderio di esplorazione e contaminazione del gruppo, “The sick ones”, “Spotlight” con il suo ritornello che non ti molla, ed “Obscure”, con le sue dissonanze esotiche. Una band che si inquadra in una panorama indie forse più caro a certa altra parte del mondo che al nostro Bel Paese.

dancing crap 2015

I Dancin Crap sono:

Ronnie Abeille – voce

Christian Caruso – chitarra

Eugenio Pavolini – chitarra

Antonella Angelini – batteria

Bobby Gaz – basso

https://www.facebook.com/DANCINGCRAP

 

 

Ashi

Che i musicisti iper tecnici siano attratti inesorabilmente dal progressive è una di quelle, che, come molte leggende metropolitane, sono di fatto mezze verità.

L’affermazione che solo veri prodigi possano in 3 generare il muro di suono di un tipico quintetto è un dogma.

Gli Ashi si presentano con la proiezione, sul citato schermo che sovrasta il palco, del loro primo video, “La vita è breve”, brano che proporranno live a metà scaletta a riprova delle loro abilità. E’ un prodotto del Kick Recording studio, quello dei Kutso, inconfondibile firma di qualità, cura di suono e mastering gonfio e travolgente.

Hanno le idee chiare Marco Piceno (voce, chitarra), Emiliano Baccini (basso) e Fabio Mancinelli (batteria). Hanno alle spalle anni di studio e di esperienze, anche estere (Baccini come basso degli Heretic’s Dream nei loro anni di permanenza in UK). Ed hanno la consapevolezza di suonare il genere giusto, qui ed ora. Il risultato della nominata band di Matteo Gabbianelli a Sanremo lo ha dimostrato: bisogna cavalcare l’onda del rock/trash italiano di denuncia, al pubblico piace, e gli Ashi sono competenti, attenti ma anche simpatici, con quel minimo di spensieratezza necessaria a smorzare i toni serrati dei loro pezzi. Fabio Mancinelli macina precisione e potenza, tra colpi di doppio pedale e tempi dispari, in totale simbiosi con Baccini, bassista solido qui alle prese con un 4 corde, benché amante del 5 e ancor più del 6 corde.

La chitarra di Marco Piceno è scura il tanto che basta per strizzare l’occhio al metal, sua grande passione, ma tenendo sempre ben chiaro l’obiettivo, ossia abbracciare il largo pubblico, divertirsi a suonare senza rischiare di non essere compresi. Piceno ha una voce calda e con un vibrato equilibrato, decisamente ideale per il progetto. Non si può non essere trascinati da “Frequenze normali”, “La luce nel buio”, e le divertentissime “Re sisto” e “Irresistibile voglia di sciopping”, che riporta al capolavoro “La follia della donna” di Elio e Le Storie Tese.

La versione live di “La vita è breve” non fa rimpiangere quella in studio, “Sospeso” è un tripudio di virtuosismi, “Wtr” è un omaggio al mito di Walker Texas Ranger, per il quale la band si dota di cappello e occhiale. “Bambolina” è una denuncia verso la vuota ricerca della bellezza estetica, “Correre il rischio”, “Nolenti” e “Corto circuito” toccano temi sociali con testi curati e molto evocativi. Gli Ashi sono lottatori, e non si arrendono alle difficoltà della vita, alle convenzioni sociali, denigrano l’omologazione e cantano la bellezza del sapersi stupire.

Lo show degli Ashi si chiude con un pezzo che nel nostro Stivale potrebbe suonare blasfemo, pur essendo una pratica tipica di molte altre culture: considerare la dipartita da questo mondo di una persona come un momento per ricordare il suo valore, da colmare non di lacrime ma di serenità e speranza. E il titolo del brano, seppur senza alcuna connessione, potrebbe essere una descrizione che si attaglia anche al progetto musicale di questa band: un “Fuoco bellissimo”.

 ashy

Gli Ashi sono:

Marco Piceno – voce, chitarra

Fabio Mancinelli – batteria

Emiliano Baccini – basso, backing vocals

https://www.facebook.com/AshiBand

 

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