welcome coffee

Intervista raccolta da Carmine Rubicco

Molti hanno cercato di unire sfumature progressive italiane con venature straniere. Molti ci hanno provato ma pochi ci sono riusciti come i Welcome Cofee. I Welcome Coffee sono un gruppo rock-alternative formatosi a Trieste nel 2012. Il progetto nasce nel luglio 2011, per volontà di Alessandro Pollicardi  (chitarra e voce) e Stefano Ferrara (basso). Per mesi Alessandro e Stefano suonano con vari musicisti emergenti della scena triestina senza però riuscire a trovare la persona giusta per il sound che stanno cercando. Finché, nel dicembre 2011, s’imbattono in Matteo Mastropasqua (batteria). Basterà l’ascolto di un demo, per convincere Matteo ad entrare a far parte del gruppo. Una volta completa la formazione, dal gennaio 2012, il trio si barrica in sala prove a comporre nuovo materiale. Le precedenti idee acustiche di Alessandro traggono nuova linfa e nuove sonorità nei arrangiamenti dei tre; contemporaneamente vengono composte canzoni nuove di zecca, capaci di spaziare tra i generi più disparati. In questa intervista a Tempi Dispari Alessandro Pollicardi fa il punto della situazione.

Domanda di rito: presentatevi a chi non vi conosce

Welcome Coffee molto semplicemente è un gruppo di quattro ragazzi che hanno cercato di creare un unico sound mescolando i generi musicali più classici. La ricerca di un buon groove abbinato a strutture un po’ più complesse è di base l’ingrediente principale di questo progetto.

Avete scelto un genere non canonico e anche piuttosto difficile. Scelta ponderata o “è andata così e basta”?

Come già ti accennavo (nella prima domanda), il voler suonare brani non canonici è stato uno degli obbiettivi che ci siamo imposti. Non volevamo fare qualcosa di “sentito e risentito” e certamente non volevamo neanche fare qualcosa che non si potesse sentire, tipo alcuni pezzi ricchi di virtuosismo che a volte son troppo difficili da ascoltare. La sfida è stata proprio questa : facciamo musica per tutti ma mettiamoci dentro particolarità che possono essere apprezzate da pochi.

Ci sono moltissime influenze nella vostra musica, risultato di percorsi musicali differenti di ognuno?

Certamente, come già hai potuto notare ancora prima che te lo dicessi, ognuno di noi ha dei percorsi musicali molto diversi. Io son stato molto influenzato  dal pop, funky e perché no, dal rock italiano; gli altri hanno un background un po’ più rock/metal. Di certo avendo una gestione “aperta” dei brani (arrangiamo sempre tutti e quattro insieme), le varie influenze si fanno sentire molto.

Vi siete trovati o vi siete cercati come musicisti?

Il progetto nasce per caso. Io e Stefano (basso) ci siamo trovati ad una festa e scambiando due chiacchiere abbiamo provato a metter su la band. Dopo vari tentativi (e mesi di lavoro) con altri ragazzi, alla fine siamo andati a “cercare” Andrea (Sinth/Moog) e Miki (batteria/percussioni) perché sapevamo che erano molto bravi.

Da un certo punto di visto rappresentate una contraddizione. Ossia, da una parte avete un sound poco italiano, anche se alcuni brani sono cantati lingua madre, dall’altra richiamate il prog nostrano dei tempi d’oro con produzione contemporanea. Quali le band di riferimento, italiane e non?

Questa domanda mi riempie di gioia. Perché vuol dire che ascoltando qualcosa di nostro si riesce un po’ ad “intravedere” l’idea del progetto. Se parliamo di band italiane non possiamo non citare gruppi come la Pfm, Area, Osanna, Goblin … Tra le influenze internazionali sicuramente ci sono i Faith No More, Dream Theater, Dave Matthews Band, Depeche Mode, Red Hot Chili Peppers.

Come è nato il vostro ep?

L’EP  è stato registrato per far conoscere la diversità dei generi che volevamo proporre. Non avevamo mai suonato dal vivo ed allora l’unico modo per rispondere alla domanda “che genere suonate?” era quella di far ascoltare l’EP.

I testi chi li scrive?

Più che risponderti alla domanda “chi scrive i testi”, ti spiego brevemente come strutturiamo il lavoro (forse mi riesce meglio): partiamo da un’idea di base, tipo quattro accordi orecchiabili messi là e poi piano piano modelliamo il tutto durante le sessioni di prove. Ognuno propone , si aggiunge, si toglie e si modifica. Quando “la cosa” inizia a suonare allora io canticchio frasi senza senso. Facciamo una registrazione molto sporca e poi a casa chi se la sente scrive un testo. Quello che rende di più si tiene (che sia in inglese o che sia in italiano).

Oggi un ep, domani?!?!

Ora abbiamo ultimato la stesura di 3 brani nuovi, per un totale di ben 15 canzoni. Dopo i live ci chiudiamo in studio per registrare il primo album WELCOME COFFEE.

Vi sentireste di dare un consiglio ai giovani musicisti?

Beh, non ci sentiamo così importanti da poter dar consigli. Possiamo dare dei suggerimenti al massimo. Oggi come oggi non basta suonare bene, sapersi muovere sia in ambito promozionale che gestionale può far la differenza.

Domanda tempi-dispari: se foste voi ad intervistare, chi intervistereste e cosa gli chiedereste

Intervisteremmo volentieri qualche manager italiano importante. La domanda che sicuramente non potremmo no fare è questa : vista la situazione musicale attuale, esiste ancora una remota possibilità di successo per un gruppo nuovo totalmente indipendente ? Si può ancora farsi conoscere a livello nazionale senza per forza passare per le TV nazionali?

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